in

The Escape | Gemma Arterton, la Grande Depressione e quel piccolo film da recuperare

Una fuga quasi involontaria tra Londra e Parigi per un’opera scomparsa. Da riscoprire e amare

MILANO – In tempi di eccesso di offerta, la verità è che nulla diventa più inedito e nuovo di qualcosa che, in realtà, è già uscito. Pare un paradosso, invece non lo è affatto. Qualcuno ha visto Lola Pater con Fanny Ardant? No. Qualcun altro è riuscito a vedere in sala Thelma di Trier? Difficile. Uguale destino ha avuto The Escape, film inglese uscito un paio d’anni fa (lo trovate su CHILI oggi) e che, pur con una coppia di ottimi (e fascinosi, quindi in teoria vendibili) attori, Gemma Arterton e Dominic Cooper, è stato completamente snobbato. Eppure la sorpresa è grande nel trovarsi davanti ad un dramma moderno, complesso, centrato su una figura femminile, Tara (una sublime Arterton), giovane madre depressa che, nonostante due bambini piccoli e un marito premuroso, Mark (Cooper), non riesce più ad essere felice.

Gemma Arterton e Dominic Cooper in The Escape. Foto di Joss Barratt.

La tristezza diventerà disagio, il disagio porterà Tara a una fuga quasi improvvisata, via da Londra, via da tutto, veloce su un Eurostar diretto a Parigi, ossessionata da una serie di arazzi, La dama e l’unicorno, scovati dentro un libro, alla ricerca di una vita non più segnata da orari, doveri e responsabilità. Una volta in Francia incontrerà Philippe (Jalil Lespert), vedrà gli arazzi al Museo Nazionale del Medioevo, assaporerà il profumo di una nuova vita, ma – e questo è il grande merito di The Escape – non basta una fuga a risolvere tutto, non si può fingere di dimenticare se non si riesce a dimenticare. Mark tornerà a cercare Tara, in bilico tra passato e futuro.

Cooper e Arterton nei panni di Mark e Tara.

Non c’è nulla di confortante nel film di Dominic Savage (per chi lo ricorda, era il regista di Love + Hate) non c’è nemmeno nulla di rassicurante e nemmeno un lieto fine per dormire poi sereni, perché nell’universo di Tara non c’è un cattivo, non c’è qualcosa di orribile da cui fuggire, ma solo il proprio personale mondo che crolla, pezzo dopo pezzo. Dentro un’onda che diventa sempre più grigia e ammanta tutto. «La nostra grande guerra è quella spirituale. La nostra grande depressione è la nostra vita». Lo aveva scritto Palahniuk in Fight Club venticinque anni fa, ma quella che sembrava una riuscita frase a effetto, oggi è diventata quasi un comandamento dell’essere umano contemporaneo, tra alienazione da smartphone, relazioni frettolose e illusioni di felicità. Un film doloroso quanto necessario.

  • HOT CORN TV | Gemma Arterton si racconta a Hot Corn
  • VIDEO | Qui per il trailer di The Escape: 

Lascia un Commento

Una scena di Il maestro che promise il mare, un film di Patricia Font, dal 19 settembre al cinema con Officine Ubu

VIDEO | Enric Auquer, Patricia Font e le prime immagini di Il maestro che promise il mare

Isabella Briganti racconta a Hot Corn il suo ultimo film: Holy Shoes, opera prima di Luigi di Capua, dal 4 luglio al cinema con Academy Two

Isabella Briganti: «La mia Agnese, il ruolo delle scarpe e la rivoluzione di Holy Shoes»