MILANO – Un narratore inaffidabile e una storia divisa tra passato e presente. Julian Barnes nel 2011 vinse il Man Brooker Prize con il suo Il senso di una fine, romanzo poi portato sul grande schermo da Ritesh Batra con il titolo L’altra metà della storia. Diviso in due parti, il romanzo racconta prima la formazione di un gruppo di amici nella swinging London e l’amore di Tony Webster – il narratore inaffidabile – per la sua compagna di studi Veronica, e solo dopo il senso di tutta quella storia, incompresa dai suoi stessi protagonisti.
Tony ha il volto di Jim Broadbent, un uomo divorziato e in pensione che conduce una vita tranquilla. Un giorno viene a sapere tramite un atto notarile che la madre della ragazza con cui stava ai tempi dell’università, Veronica (Charlotte Rampling), gli ha lasciato, nelle sue volontà testamentarie, una piccola somma di denaro e il diario di Adrian, migliore amico morto suicida ai tempi universitari che si era messo con Veronica dopo che lei e Tony si erano lasciati. Il tentativo di recuperare il diario, ora nelle mani della donna, lo costringe a rivisitare i suoi lacunosi ricordi degli anni giovanili. Un viaggio indietro nel tempo tra primi amore, cuori infranti, rimpianti e sensi di colpa.
Un romanzo sulla memoria e la sua natura fallace che Batra traduce in immagini muovendosi tra
due periodi storici diversi attraverso i ricordi soggettivi e incompleti del suo protagonista, inconsapevole di essere l’artefice del ritmo del racconto e delle sue omissioni. Quella lettera inaspettata sarà il motore che lo porterà ad intraprendere un viaggio alla scoperta di se stesso per
trovare il coraggio di affrontare la verità e di assumersi la responsabilità delle conseguenze di una lettera al vetriolo indirizzata a Veronica e Adrian anni prima.
Un passato che aveva scelto di dimenticare che torna a presentagli in conto nel finale de L’altra metà della storia quando tutti i nodi irrisolti attorno al suicidio di Adrian e a quella strana eredità sotto forma di diario vengono sciolti. Nella lettera indirizzata anni prima agli amici amanti, Tony aveva augurato loro di avere un figlio che pagasse per i loro peccati. Si convince che il ragazzo con disturbi mentali visto al fianco di Veronica in un bar sia il frutto di quell’amore maledetto. Ma, come la memoria, anche gli occhi possono ingannare. Quel ragazzo era sì figlio di Adrian ma lo aveva concepito con la madre di Veronica.
Schiacciato dal peso di non poter vivere il suo vero amore in libertà con una donna sposata, spaventato dall’idea di avere un figlio o stanco di mentire a chiunque a causa di quella relazione, il ragazzo aveva scelto la morte. Il senso della fine di Adrian rimane per Toby un mistero, un cumulo di possibilità e rivela quanto i ricordi possano essere traditori, quanto la nostra mente scelga di vedere e immagazzinare come ricordi immagini, frasi o gesti a discapito di altri o della verità stessa. Un film (e un romanzo) sul passato e su come il suo ricordo possa influenzare il presente.
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