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John Belushi, l’unicità dell’uomo e quelle pagine capaci di raccontare un mito

La biografia scritta da Judith Belushi Pisano? Un testo imperdibile per chi continua ad amare Bluto

John Belushi
John Adam Belushi. Morì a Los Angeles il 5 marzo del 1982.

MILANO – A dimostrazione che il talento è una forza dirompente che travolge tutte le barriere che trova, ci fu un tempo – molto prima di Internet, dei social e dei fenomeni virali – in cui un giovane attore figlio di immigrati albanesi, John Adam Belushi, divenne una star del cinema, nonché il cantante e il personaggio del piccolo schermo più famoso e amato d’America. Tutto nello stesso momento, esattamente. È una storia che arriva alla fine degli anni Settanta, e lui era John Belushi, che si misurò nel giro di pochi anni con le principali arti espressive popolari, facendo cadere ai suoi piedi folle oceaniche di fans. No, non era bello, no, non cantava nemmeno troppo bene e non era uscito dalle grandi scuole di recitazione. Ma era semplicemente lui.

La copertina di John Belushi. La biografia definitiva, edito da Sagoma.

Qualunque cosa facesse emanava una luce folgorante a cui nessuno poteva resistere. Con un gruppo di amici e colleghi geniali come Dan Aykroyd e Chevy Chase riuscirono, da outsider, a imporre nuovi standard dell’intrattenimento televisivo e cinematografico. Con Aykroyd fecero anche una consapevole e meritoria opera di recupero e della storia delle radici musicali americane grazie ai Blues Brothers, che furono prima un’intuizione, poi una live band formidabile, grazie al supporto dei migliori session men della Stax Records e infine un cult totale (ve ne avevamo parlato qui) che aveva l’obiettivo di tornare a far splendere le stelle del rythm’n’blues, ormai sul viale del tramonto e destinate all’oblio.

John Belushi in una scena di Animal House.

Il libro dell’ex moglie Judith Belushi Pisano, John Belushi. La biografia definitiva (Sagoma Editore), racconta con storie e immagini eccezionali provenienti dall’archivio privato la parabola luminosa ed inevitabilmente distruttiva di uno dei più grandi talenti espressivi del XX Secolo. Il libro, uscito nel 2006, poi scomparso e ora riproposto in una nuova versione da Sagoma è davvero un libro speciale, per chi lo ha amato ma anche per chi vuole conoscere la storia di un artista che fu anche un fenomeno irripetibile per l’enorme e istintivo carisma che lo accompagnava. Ci sono un paio di aneddoti che aiutano a capire quanto speciali furono lui e quegli anni.

John Belushi, mito inarrivabile
John Belushi, mito inarrivabile

John Belushi per lunghi periodi lavorò tantissimo. Una volta, durante le riprese, sparì dal set, lo cercarono a lungo, finché il giorno dopo una persona che abitava nei dintorni avvisò che si trovava a casa sua. John era così famoso da citofonare a caso con la certezza di essere riconosciuto. Una volta entrato apriva il frigorifero, si accomodava sul divano e chiacchierava fino ad addormentarsi. Perché per lui ogni posto era casa e ogni americano era un amico. Mentre giravano un film a New York, John Belushi e Dan Aykroyd, che erano anche i fratelli Jack ed Elwood Blues dei Blues Brothers, aprirono anche un locale temporaneo privato per fare festa con gli amici, chiamato House of Blues.

In Chiamami Aquila, film troppo sottovalutato.

Apriva a notte fonda, si entrava solo su invito e non si pagava da bere. Aprire quella porta di un vicolo malfamato di New York voleva dire trovare un bancone affollato delle più grandi star del cinema e della musica, unite dalla voglia di fare festa con loro, i due fratelli in missione per conto di Dio. La House of Blues divenne successivamente una catena di locali di musica dal vivo, voluta da Dan Aykroyd. Ancora oggi, ben visibile dietro il bancone a New Orleans si legge: “In Loving Memory of Jack Blues”, senza cui nulla di tutto questo sarebbe potuto accadere. Il libro di Judith Belushi Pisano racconta magnificamente quanto speciale fu la storia di questo uomo così pieno di talento da travolgere ogni cosa, fino a travolgere se stesso.

 

 

 

 

 

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