ROMA – Roma, Marocco e Ostia. Daphne, Nader e i ragazzi del Rione Sanità. Luoghi e personaggi, il mondo e tutto il suo contrario. Dieci anni dopo La casa sulle nuvole, il viaggio di Claudio Giovannesi continua a prendere forma, un percorso unico e totalmente irregolare all’interno del cinema italiano, un fiume di immagini che può prendere come titolo Alì ha gli occhi azzurri oppure l’ultimo La paranza dei bambini, Orso d’argento a Berlino per la migliore sceneggiatura, ma mantiene sempre la sua matrice riconoscibile. Questa volta abbiamo voluto sottoporre a Giovannesi il nostro questionario di Io e il cinema per capirne visioni e riferimenti.

IL MIO FILM PREFERITO – «Tra i tanti film visti, in questo caso la difficoltà è sceglierne uno. Se devo scegliere, allora dico I 400 colpi di François Truffaut, un film sull’innocenza, sul desiderio di libertà e sul bisogno d’amore che ha poi influenzato molto i miei lavori».
IL PRIMO FILM CHE TI HA FOLGORATO – «Avevo sedici anni: era il 1994. Con la mia fidanzata del liceo abbiamo visto in VHS Amore Tossico di Claudio Caligari. Quella notte non sono riuscito a dormire. Ero sconvolto dalla verità del film, che non sembrava messo in scena…».
IL MIO REGISTA PREFERITO – «Ovviamente non ne ho uno solo, cambia di periodo in periodo, a seconda di quello che sto vedendo e studiando. Ma un autore che mi ha insegnato molto sul cinema, sull’arte e sull’etica, rimane senza dubbio Pier Paolo Pasolini…».
LA SCENA CHE TI EMOZIONA OGNI VOLTA CHE LA VEDI – «La scena dell’adorazione dei magi del Il Vangelo secondo Matteo, ancora Pasolini. Maria è una bambina e il suo volto è ingenuo, intenso e meraviglioso. Pasolini mette in sottofondo un blues tradizionale, cantato da una voce femminile, quella di Odetta: “Sometimes I feel like a motherless child”. Un brano che abbiamo poi riarrangiato, strumentale, per Fiore».
IL FILM CHE CONSIGLI AI LETTORI DI HOT CORN – «Fuocoammare di Gianfranco Rosi. Gianfranco è un amico e un maestro. Fuocammare è un film che mostra la bellezza degli esseri umani. Accosta la quotidianità quieta e semplice degli abitanti di un’isola con l’arrivo dei migranti, con l’epica del viaggio e della sopravvivenza».
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