MILANO – Una donna selvaggia, libera da ogni schema, larger than life: ripercorrendo la sua figura oggi, appare evidente Ingrid Bergman ha sempre scelto di interpretare questo preciso ruolo tanto nella vita, quanto nel cinema. Per il centenario dalla nascita, Stig Björkman ha proposto ad Isabella Rossellini, figlia dell’attrice, di girare un documentario. La Bergman coltivava infatti un profondo amore per l’obiettivo fotografico, che curò non solo a livello professionale: amava immortalare parole ed immagini per puro amore della realtà, della vita. Io sono Ingrid – che potete recuperare su Prime Video ed Apple Tv+ – ha così il pregio di essere costruito soprattutto sui piccoli grandi reperti della sua personale cinepresa, rendendo così l’attrice non solo protagonista ma anche autrice stessa della pellicola.
Il risultato? Un curioso viaggio inedito dietro le quinte di una vita, dentro un collage pieno di memorie, un documentario che – molto delicatamente – affronta anche i problemi che hanno segnato l’attrice, dalle difficoltà del gestire la notorietà alle critiche pungenti, bigotte, a volte feroci, che non l’hanno mai abbandonata. Ingrid Bergman ha fatto del suo successo, della sua stessa vita una sfida, contro Hollywood e lo show business prima, contro la sua famiglia poi, persino contro le sue stesse passioni.
Minuto dopo minuto in Io sono Ingrid la venerazione del regista per la Bergman diventa tangibile, riuscendo però a lasciare allo spettatore una preziosa riflessione sulla società, senza mai giudicarla, ma entrando in empatia con quello che succede. «Terrò stretto questo diario e lo nasconderò per sempre», dice Ingrid a 14 anni, e tra le immagini in bianco e nero, i ricordi e i film, ecco emergere l’esempio di una donna simbolo di ribellione sociale, fuori dal tempo e dallo spazio, e per questo sempre attuale. E per sempre libera.
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