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Philippe Garrel: «Il Grande Carro, il set con i miei figli e la tradizione dei burattini…»

Il padre Maurice, i figli, Gaston Baty e le parole di Godard: il regista racconta il suo nuovo film

Il grande carro
Philippe Garrel, classe 1948, sul set de Il grande carro.

PARIGI – Il cinema e i burattini. Il ricordo di papà Maurice e i tre figli. Quella costellazione e il futuro. A settantacinque anni compiuti e dopo l’Orso d’argento vinto alla regia a Berlino, Philippe Garrel ritorna con Il grande carro – ora in esclusiva su in esclusiva su Rarovideo Channel (che trovate sia su Prime Video che su The Film Club) –  un grande affresco familiare in cui riunisce i tre figli (avuti da Brigitte Sy dopo la lunga relazione con Nico) e li mette in un teatro di marionette, in un’altra famiglia, questa volta non di registi e attori, ma di burattinai. E allora ecco così il più famoso Louis – che presto sarà Antoine de Saint-Exupéry in Saint-Ex – a fianco di Esther e Léna. Nel film però i tre fratelli dovranno superare la morte di ictus del padre. Come faranno? Ecco cos’ha raccontato il regista riguardo la genesi e il percorso del suo nuovo film che arriva a quasi quattro anni da Il sale delle lacrime.

IL FILM – «Che dire? Volevo fare un film con i miei tre figli, Louis, Esther e Lena, che in questi ultimi anni, uno dopo l’altro sono diventati attori, ma sempre diretti da altri registi. Mi rendo conto che raffigurare la propria famiglia è un piacere solitamente riservato ai pittori, non ai registi. Dato però che i miei figli hanno un’età compresa tra i 32 e i 40 anni, ho dovuto trovare un motivo specifico per portarli insieme in scena alle loro rispettive età. Ecco, per questo deciso di rappresentare una famiglia di burattinai, una specie forse in via di estinzione ma che esiste ancora oggi…».

Il grande carro
Louis Garrel e la nuova generazione ne Il grande carro.

I BURATTINAI – «Quando sono nato, prima che diventasse attore, mio ​​padre Maurice (grande attore francese, già con Chabrol e Rivette, nda) era un burattinaio nella compagnia di Gaston Baty (regista teatrale e commediografo, nda). Il mio padrino, Alain Recoing, si esibiva nella compagnia. Così ho scritto la sceneggiatura con Jean-Claude Carrière, Arlette Langmann e Caroline Deruas Peano partendo da lì, ogni sabato provavamo le scene del film e dello spettacolo di marionette. Baty ha scritto le scene di repertorio che si vedono con Eloi Recoing, uno dei figli di Alain Recoing. Baty era un membro del cartello dei quattro, insieme a Louis Jouvet, Charles Dullin e Georges Pitoëff, e ha sempre scritto e messo in scena per il suo teatro di marionette…».

Il grande carro
L’ultimo saluto al padre burattinaio.

LE PAROLE DI GODARD – «Quando ero ragazzo, i burattinai erano molto poveri, eppure nonostante questo io li consideravo dei re, per me erano così. Con Il grande carro volevo quindi girare un film che, sebbene fosse nato dalla mia immaginazione, somigliasse anche a un documentario su questo mestiere, qualcosa di vicino alla verità. Jean-Luc Godard una volta ha detto che un buon film di finzione deve anche essere un documentario su qualcosa. Ecco, allora io nella disgregazione di questa compagnia di artisti, ci vedo anche la metafora di un mondo dove le tradizioni stanno morendo…».

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