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Finalmente l’alba | Rebecca Antonaci, Lily James e il viaggio nella notte di Saverio Costanzo

La storia, il cinema, Joe Keery, Willem Dafoe e quell’omaggio a Fellini. In sala dal 14 febbraio

Lily James, Rebecca Antonaci, Joe Keery e il cuore di Finalmente l'alba di Saverio Costanzo, al cinema dal 14 febbraio
Lily James, Rebecca Antonaci, Joe Keery e il cuore di Finalmente l'alba di Saverio Costanzo, al cinema dal 14 febbraio

ROMA – Roma, 1953. La notte prima dell’omicidio di Wilma Montesi, diverse persone legate a un peplum ambientato nell’antico Egitto in lavorazione a Cinecittà si ritrovano a condividere momenti importanti: Mimosa (Rebecca Antonaci), una ragazza semplice che prestò convolerà a nozze, che del film è una figurante speciale, Iris (Sofia Panizzi), sorella di Mimosa, scelta dal casting director come comparsa, Josephine Esperanto (Lily James), la stella di Hollywood, minacciata dalla nuova generazione di attori rappresentata da Sean Lockwood (Joe Keery) e Nan Roth (Rachel Sennott). E poi c’è Rufus Priori (Willem Dafoe), un gallerista americano amico di Josephine che condurrà l’improbabile gruppo nel loro viaggio attraverso la notte. Parte da qui Finalmente l’alba, il ritorno al cinema di Saverio Costanzo a nove anni da Hungry Hearts, al cinema dal 14 febbraio per 01 Distribution.

Lily James in un momento di Finalmente l'alba
Lily James in un momento di Finalmente l’alba

Una pellicola dalle premesse ambiziose Finalmente l’alba. L’inizio della narrazione si colloca, infatti, in un momento preciso della storia d’Italia: l’8 aprile 1953, la vigilia della morte dell’aspirante attrice Wilma Montesi avvenuta in circostanze tutt’oggi misteriose. Una scelta giustificata così da Costanzo: «La lunga notte che viene raccontata nel film si svolge poco prima dell’uccisione di Wilma Montesi. È stato il primo caso di femminicidio di grande risonanza mediatica in Italia. Ha rappresentato una purezza che l’Italia ha successivamente perso. Il punto di partenza quando ho iniziato a scrivere il film, è un suo elemento costitutivo» tanto che inizialmente il concept del racconto si sarebbe dovuto concentrare unicamente sugli ultimi giorni di vita della Montesi. La differenza l’ha fatta il processo creativo e le sue evoluzioni, che hanno spinto infine Costanzo a prendere un’altra direzione.

Al debutto sul grande schermo Rebecca Antonaci si rivela una splendida sorpresa
Al debutto sul grande schermo Rebecca Antonaci si rivela una splendida sorpresa

Da qui l’intuizione di porre in parallelo spirituale la notte e l’alba di Mimosa con quella della Montesi, tra passato storico e presente narrativo, realtà e finzione cinematografica, morte e vita, o forse rinascita. Percorsi dai destini opposti quelli di Mimosa e della Montesi, eppure fatti entrambi di sogni, ambizioni e del cinema come motore vitale: «Come accade spesso scrivendo, l’idea iniziale è cambiata e piuttosto che far morire l’innocente ne ho cercato il riscatto. Ci sono molti film all’interno di questo film, è come una scatola cinese, è un film sul mondo dello spettacolo, un film di ambizioni, vanità, ma mi piace pensare che Finalmente l’alba sia soprattutto un film sul riscatto dei semplici, degli ingenui, di chi è ancora capace di guardare il mondo con stupore». In essa nasce, cresce ed evolve la Mimosa della debuttante – ma già veterana per intensità scenica – Antonaci.

Lily James, Rebecca Antonaci e Joe Keery in una scena di Finalmente l'alba
Lily James, Rebecca Antonaci e Joe Keery in una scena di Finalmente l’alba

Da ragazza indecisa e intimorita dal mondo e dalla società patriarcale dell’epoca, a donna armata di coraggio e spalle larghe che sa prendersi in mano il suo destino, Mimosa cresce nelle scelte in un’inerzia vitale che da passivo-assertiva diventa attiva-combattiva. Un’evoluzione caratteriale descritta così da Costanzo: «La protagonista Mimosa è un foglio bianco su cui ognuno dei personaggi in cui s’imbatte scrive la sua storia, senza paura di essere giudicato. È una ragazza semplice, una giovanissima comparsa di Cinecittà che nella Roma degli anni Cinquanta accetta l’invito mondano di un gruppo di attori americani e con loro trascorre una notte infinita. Ne uscirà diversa, all’alba, scoprendo che il coraggio non serve a ripagare le aspettative degli altri, ma a scoprire chi siamo». Nel caso di Mimosa del proprio Io creativo. Quella Sandy poetessa svedese nata dall’intuizione affettuosa della fragile e complessa diva Josephine di una magnetica e machiavellica James.

Willem Dafoe in un momento di Finalmente l'alba
Willem Dafoe in un momento del film

In quei panni tanto diversi quanto familiari, Mimosa si (ri)scopre in possesso di una sensibilità particolare, un talento, o più semplicemente di un dono che fino a quel punto non sapeva nemmeno come chiamare. Lo stesso che al cinema riesce a farle capire le più piccole sfumature dei frammenti filmici in pellicola e che la fa dialogare alla pari con una stella emergente hollywoodiana come lo Sean di un irresistibile e pieno di dubbi Keery. Lo stesso che, anche dinanzi al crollo dei miti cinematografici perché anch’essi fatti della stessa sostanza della gente comune – aspettative, desideri, incertezze e nevrosi – le permette di avere la forza necessaria di saper andare oltre. È la creatività. La capacità di saper gestire i propri sogni e desideri fino a renderli realtà e con essa la necessità di rimescolare la propria emotività all’occorrenza, senza per questo rinunciare al proprio essere unici.

«S'aprirà quella strada, le pietre canteranno, il cuore batterà sussultando come l'acqua nelle fontane, sarà questa la voce che salirà le tue scale...» (Passerò per Piazza di Spagna, Cesare Pavese)
«S’aprirà quella strada, le pietre canteranno, il cuore batterà sussultando come l’acqua nelle fontane, sarà questa la voce che salirà le tue scale…» (Passerò per Piazza di Spagna, Cesare Pavese)

Un viaggio, quello custodito dalla narrazione di Finalmente l’alba, raccontato da Costanzo con sensibilità, affetto (in particolare verso Alba Rohrwacher a cui affida le vesti e l’essenza di Alida Valli in un cameo memorabile), intelligenza e intuizione, come nella scelta di affidare ai versi di Passerò per Piazza di Spagna di Cesare Pavese il climax del racconto – «S’aprirà quella strada, le pietre canteranno, il cuore batterà sussultando come l’acqua nelle fontane, sarà questa la voce che salirà le tue scale…» recitano alcuni versi della poesia – e amore, verso la vita (il film è dedicato al compianto padre Maurizio nda) e verso il cinema come esperienza collettiva e soprattutto come arte tra la cornice meta-linguistica e le dichiarate suggestioni Felliniane che vivono nel racconto (Lo sceicco bianco e La Dolce Vita).

Rebecca Antonaci e Sofia Panizzi in un momento del film
Rebecca Antonaci e Sofia Panizzi in un momento del film

E stanno tutte lì in Finalmente l’alba, galleggiano, si compenetrano e mescolano fino a formare un corpus unico che cresce nelle forme di un racconto di formazione sognato e immaginifico nella sua essenza, straniante e perfino incoerente in certi punti come solo nelle fiabe. Nostalgico verso quel tipo e quel modo di fare cinema – omaggiato anche nelle costruzioni d’immagine ad hoc – ma non verso quell’epoca e i valori promossi da quella società, e infine avvolto nel tempo sospeso di una lunga notte che non sembra mai finire ma che quando lo fa, lo vede accolto dal sole di un tempo nuovo e magnifico, più luminoso che mai…

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  • VIDEO | Qui per il trailer del film

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