in

Il complotto contro l’America, il libro di Philip Roth e l’altra faccia della storia

Lindbergh, il nazismo, la biografia e John Turturro: perché la serie è in bilico tra passato e presente

John Turturro in una scena de Il complotto contro l'America.

ROMA – Prima della serie ci fu il libro, Il complotto contro l’America, ma forse in pochi oggi ricordano che proprio quando uscì il romanzo – era il settembre del 2004 – Philip Roth fu molto determinato nel respingere fermamente la tesi avanzata da tanti (molti) che vedeva il libro proprio come un’allegoria della situazione politica americana. Quell’anno c’era George Bush Jr. seduto alla Casa Bianca, riconfermato (nonostante tutto) tra le polemiche per un secondo mandato dopo l’attentato alle Torri Gemelle del 2001 e l’inizio di quella che sarebbe stata soprannominata la lunga guerra. Oltre quindici anni dopo, due autori come David Simon e Ed Burns – ricordate quel capolavoro di  The Wire? – hanno preso le pagine di Roth e le hanno trasformate in una serie HBO che – anche oggi – mantiene ancora più di un parallelo con l’attualità americana.

Un’altra storia: come sarebbe cambiata l’America?

Perché? Per chi non lo ha letto, il romanzo era raccontato attraverso gli occhi di un bambino di dieci anni, Philip Levin (Azhy Robertson), nella Newark del 1940. Newark, come sempre in Roth, quindi un’opera dai contorni autobiografici perché quel bambino altri non è che l’autore stesso, protagonista di un racconto che immagina cosa sarebbe potuto succedere in America se a vincere le elezioni contro Franklin Delano Roosevelt fosse stato l’aviatore antisemita ed eroe nazionale Charles Lindbergh. Cosa sarebbe accaduto? Come sarebbero cambiate le cose? Una storia americana alternativa insomma, in cui il nuovo Presidente stringeva poi un patto con Germania e Giappone proclamando il Paese neutrale durante la Seconda Guerra Mondiale.

Azhy Robertson, Zoe Kazan, Morgan Spector, Winona Ryder. Foto di Michele K. Short

Come già è stato fatto in serie differenti, prima e dopo (citiamo The Man in the High Castle, The Terror: InfamyHunters) anche David Simon e Ed Burns nella serie hanno deciso di usare Il complotto contro l’America per modificare la Storia e parlare del presente e di un altro futuro. In questo caso provano a farlo attraverso i Levins, una famiglia ebrea della classe operaia del New Jersey che vive sulla loro pelle la conseguenza dell’elezione di Lindbergh. I due showrunner costruiscono una narrazione ad orologeria, mostrando la quotidianità della famiglia e le sue dinamiche per inserire lentamente un crescendo di paura e insicurezza. Quel «non potrebbe mai accadere qui» viene smentito e l’ondata di odio e populismo invade il Paese e le loro vite al grido di «America First».

il complotto contro l'america
Winona Ryder e John Turturro in una scena de Il complotto contro l’America

Come dichiarato dagli stessi Simon e Burns, Il complotto contro l’America è (anche) l’allegoria dei nostri giorni, quella dell’amministrazione Trump (la serie è del 2019) che faceva leva sulle paure e la disinformazione dei cittadini, che alzava muri ai confini e deportava i latinoamericani irregolari, quella che amplificava la divisione di classe e rimaneva indifferente davanti ai crimini d’odio. Per metterla in scena Simon e Burns hanno scelto un cast non scontato, da Winona Ryder a Anthony Boyle, da Zoe Kazan a John Turturro, grazie a cui mostrano le diverse reazioni dei loro personaggi chiamati a confrontarsi con l’ombra dell’antisemitismo, tra negazione e orrore.

il complotto contro l'america
Una scena della serie

A fare da coordinate storiche? Le trasmissioni radiofoniche e i cinegiornali che punteggiano una serie che si prende i suoi tempi (350 minuti di durata), dilatando bene il racconto iniziale nelle dinamiche quotidiane dei Levins, per poi colpire a fondo e ampliare il suo sguardo dal microcosmo di una famiglia al macrocosmo di un Paese, un’altra America. Un’oppressione graduale messa in scena con lucida precisione grazie ad una scrittura costruita attorno ad un climax fatto di intolleranza e semplice, spaventoso, egoismo. «Sulla porta della camera da letto, prima di uscire per andare al mercato, Monty si voltò indietro per ricapitolare. I prepotenti amano ricapitolare. La ricapitolazione, ammonitrice e ridondante, che ha qualcosa in comune solo con l’antica fustigazione…».

  • STORIE | Philip Roth e quei libri diventati cinema
  • NEWSLETTER | Iscrivetevi qui alla newsletter di Hot Corn!
  • VIDEO | I titoli di testa de Il complotto contro l’America.

 

Lascia un Commento

landscapers

Tra meraviglia e mistero | Landscapers: Olivia Colman e una serie da vedere

Rita Hayworth

Rita Hayworth, la ragazza atomica e quella fine (troppo) lontana da Hollywood