in

Fantasmi del passato, orrori del presente? The Terror: Infamy e la storia che si ripete

La serie di Prime Video è tornata e racconta una delle pagine più oscure della storia americana

MILANO – L’inquadratura finale del secondo episodio di The Terror: Infamy mostra un gruppo persone varcare la soglia, sotto lo sguardo dei militari, di una Colonias de Oro, un centro di trasferimento di guerra, mentre una bandiera americana svetta sulle loro teste distesa dal vento. Si tratta della comunità di nippo-americani che, all’indomani di Pearl Harbor, venne internata in campi di prigionia perché considerata nemica dallo stesso Paese in cui viveva e, in molti casi, era nata. Un’altra pagina di Storia da cui prende spunto la seconda stagione della serie antologica ideata da David Kajganich e disponibile su Prime Video.

The Terror: Infamy: una scena della serie di Amazon Prime Video
Un’immagine della scena conclusiva del secondo episodio

Se la prima stagione, ispirata al romanzo di Dan Simmons, raccontava della spedizione sperduta di Franklin del 1846 in cui due navi di esplorazione della Royal Navy scomparvero nel Mar Glaciale Artico per inserire elementi horror e metafore sull’attualità, con Infamy il processo si ripete. Ma questa volta il parallelo con il presente è ancora più forte mentre, allo stesso tempo, la componente horror – affidata questa volta alla presenza di uno yurei, fantasma della tradizione giapponese – perde la potenza che aveva caratterizzato il primo capitolo.

The Terror: Infamy: una scena della serie di Amazon Prime Video
Derek Mio è Chester Nakayama

I primi due episodi, diretti da Josef Kubota Wladyka – Narcos, Fear The Walkind Dead -, introducono i protagonisti della vicenda: un gruppo di famiglie di pescatori giapponesi, tra cui spicca Chester Nakayama (Derek Mio), giovane ragazzo che aspira a diventare fotografo per LIFE magazine. Un futuro interrotto dalla deportazione voluta dal Governo statunitense e dalla serie di episodi di misteriosa violenza scatenati da quello che gli anziani membri della comunità credano sia uno spirito maligno.

The Terror: Infamy: una scena della serie di Amazon Prime Video
Una scena di The Terror: Infamy

Se la prima stagione di The Terror rappresentava una novità assoluta nel modo di concepire una produzione pensata per il piccolo schermo, con una scrittura ridotta all’essenziale, il sonoro come elemento narrativo fondante e il ritmo del racconto dilatato, con Infamy tutti questi elementi sembrano diluirsi così come la sua componete sovrannaturale. Quello che, invece, rende il lavoro di Alexander Woo e Max Borenstein importante è la capacità di rappresentare il passato raccontando il presente dell’America.

The Terror: Infamy: una scena della serie di Amazon Prime Video
Un gruppo di nippo-americani deportati in un campo di detenzione

Le deportazioni dei nippo-americani, dagli anziani agli orfani, fanno da eco alle immagini dei trasferimenti di massa che l’amministrazione Trump ha condotto nei confronti della comunità latino-americana prima di chiudere il mandato. Come già mostrato più esplicitamente nell’ultima stagione di Orange is the new black, Infamy, scegliendo di raccontare la deportazioni di intere famiglie durante la Seconda Guerra Mondiale, ci ricorda come la Storia si ripieghi su se stessa e come il razzismo in America (così come nel resto del mondo) sia la vera infamia da estirpare.

  • Tra horror e attualità: il nostro viaggio sul set di The Terror: Infamy 
  • Derek Mio: «The Terror? Una serie che racconta la paura del diverso»

Qui potete vedere il trailer di The Terror: Infamy

Lascia un Commento

Sam Riley

Io & il cinema | Sam Riley: «Wim Wenders, 007 e i ricordi de L’uomo dei sogni»

Dopo Loving Vincent, ritorna la magia della pittura con The Peasants