in

Guerra | Davide Merola, la vita, gli imprevisti e il viaggio (da scoprire) di Gianmaria

Su Bookabook gli ultimi giorni di un crowdfunding tutto da seguire. Ma di che si tratta?

MILANO – Gianmaria è un giovane in cerca di sé stesso: il suo viaggio verso l’Università inizia su un treno mentre guarda fuori il paesaggio dal finestrino, come Holden nel (quasi) omonimo romanzo di Salinger. La vita universitaria cambierà Gianmaria e ogni suo passo si trasformerà in un’occasione di riscatto nei confronti di una realtà provinciale opprimente. La città di Pisa sarà il palcoscenico della sua trasformazione accanto a Enrico, un amico d’infanzia ora suo coinquilino, ed Elena, la prima cotta da “fuorisede”. L’amicizia tra i tre diventa un capitolo dell’esperienza di Gianmaria come in How I Met Your Mother, ma la vita nasconde sempre degli imprevisti. Sotto il peso di aspettative irreali, Gianmaria si sforzerà di adattarsi e sfuggire alle proprie insicurezze, imparando a sue spese che nella vita universitaria i rapporti sono fragili, come se Murakami avesse scritto Skam Italia. Infine, l’arrivo improvviso di una persona riaccenderà in lui la speranza di un riscatto fino a quel momento soltanto sognato.

Guerra, un romanzo di formazione di Davide Merola
Guerra, un romanzo di formazione di Davide Merola

Questa è la storia di Guerra, un romanzo di formazione a cui il nostro collaboratore Davide Merola ha lavorato con cura nell’ultimo anno e mezzo ed è pronto a prendere vita anche grazie al sostengo di voi lettori. Potete acquistare il libro sul sito della casa editrice Bookabook, tramite crowdfunding: la campagna per far sì che abbia successo deve raggiungere i 200 preordini, ma senza questo obiettivo il romanzo rischia di non arrivare nelle librerie. La campagna vendita è a oltre la metà e il traguardo si avvicina, ma restano pochi giorni per assicurarsi una copia. Se non l’avete ancora fatto, ordinate Guerra a questo link e potrete avere già accesso alla bozza completa: nel frattempo vi lasciamo qui in calce un breve estratto da leggere:

Una suggestione di Guerra
Una suggestione

«Mia madre aveva gli occhi tristi quando mi vide partire per Pisa. Era lo stesso sguardo che le si piantava in volto quando avevo la faccia tosta di schifare i regali che mi faceva insieme a papà.

Ora la guardavo fuori dal finestrino, sulla banchina con le braccia conserte. Papà non c’era, perché a lavoro quella mattina. Mi aspettava un lungo viaggio, forse il primo dopo tanto tempo. Più di sei ore da solo in treno che mi separavano dall’Università. Guardai fuori dal finestrino per tutto il tempo per non farmi travolgere dalla paura. Fissavo il paesaggio scorrere fuori dai vagoni. Era una cosa che facevo spesso quando ero inquieto: cercare un fermo immagine nella rapidità che scorgevo fuori; era la stessa rapidità che sentivo tribolare dentro di me e per questo cercavo stabilità. La cercavo al di fuori per non chiudermi in me stesso, per non attivare quel meccanismo di difesa che mi proteggeva dalle ansie e dalle paranoie. Guardavo fuori e pensavo.

Quel giorno il paesaggio non mi permetteva di farlo più di tanto. Mi lasciavo alle spalle una provincia fatta di gallerie decrepite, boschi non curati, sterpaglie e passaggi a livello sperduti nelle contrade di qualche paese deserto. Solo alla fine del viaggio la strada sarebbe diventata bella. E più aspettavo quel paesaggio rigoglioso e più la paura dentro di me diventava l’unico fermo immagine. Cercavo distrazioni e motivi per pensare ad altro. Provai a chiamare al telefono mia madre. Cercavo di farmi rassicurare sul fatto che non avessi dimenticato nulla di importante a casa, ma era la decima chiamata in un giorno e io volevo solo sentire una voce che mi avrebbe calmato. Ma quell’ennesima volta al telefono, dall’altro lato, c’era mia nonna: quella mattina mi aveva già telefonato per augurarmi buon viaggio. Avevo selezionato il suo numero per sbaglio nella fretta di scorrere l’elenco chiamate. Lei, sentendo di nuovo la mia voce, si era un po’ preoccupata.

Io non telefono quasi mai a nessuno, ecco perché si era preoccupata: le voci elettroniche dall’altro capo mi disturbano; non sopporto i “tuu tuu” dei numeri occupati e detesto le perdite di segnale quando sono al telefono con una persona a cui voglio bene. Con loro preferisco parlare dal vivo. Come con mia nonna, anche se lei preferirebbe che la chiamassi più spesso di quanto non faccia. Eppure, quando vado a trovarla, stiamo praticamente tutto il tempo in silenzio. Lei a guardare i programmi tv dove ristrutturano le ville di campagna, io a mangiare la ciambella che mi fa trovare sempre quando vado a casa sua. Mi indica lo schermo e sorride quando c’è un’inquadratura che le piace. Che sa che potrebbe piacere anche a me. Io ricambio il sorriso mentre la ciambella si sbriciola tutta sul tovagliolo e faccio attenzione a non farla cadere sul divano. Lei se la ride e mi domanda se è buona anche stavolta, ma già conosce la risposta.

Lei era riuscita ad inquadrarmi. Sapeva che con gli occhi ambivo a luoghi lontani, quelli al di là delle gallerie. E l’ennesima, che attraverso in treno, disturba la nostra telefonata. Nonna si concentrava spesso sui miei occhi: Sono sempre bellissimi – mi diceva – Sono solo marroni, le rispondevo io. E sento che, mentre il segnale va e viene, me lo ripete anche questa volta per telefono. Lo aveva detto per tranquillizzarmi, perché sapeva che due chiamate in un giorno non erano da me. Quando la linea cade giù, per la prima volta non detesto una telefonata, e in me rimane una certa tranquillità per tutto il resto del viaggio.»

Il viaggio di Gianmaria non è ancora iniziato, ma tu ne puoi già fare parte.

  • Qui per accedere al link con cui partecipare al crowdfunding di Guerra
  • NEWSLETTER | Iscrivetevi qui alla newsletter di Hot Corn!

Lascia un Commento

Gabriella Pession in visita all'Hot Corner di Roma per parlare di La seconda chance, ma non solo...

VIDEO | Gabriella Pession: «La Seconda Chance, il percorso, il futuro»

Strade perdute | Bill Pullman, Patricia Arquette e il folle viaggio di David Lynch