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Gattaca | Ethan Hawke, la libertà del futuro e quella profezia di Andrew Niccol

Il futuro, la libertà, la scienza e Uma Thurman: ma com’è il film rivisto ventisette anni dopo?

Gattaca
Ethan Hawke è Vincent Freeman in Gattaca. Il film uscì il 24 ottobre del 1997.

ROMA – Succederà in un futuro non troppo distante. Gli uomini verranno selezionati biologicamente. I geni degli esseri umani verranno disposti artificialmente a tavolino e così se ne determinerà intelligenza, attitudine, capacità intellettive, sportive e riproduttive. Quelli che verranno così assemblati prenderanno il nome di Validi, mentre i pochi figli naturali che rimarranno saranno, ça va sans dire, i Non Validi. Che vuol dire esattamente ciò che sembra: reietti. Ed era proprio questa l’inquietante (e moderna) premessa narrativa di Gattaca – La porta dell’universo, opera di fantascienza uscita nel 1997, scritta e diretta da un esordiente Andrew Niccol – la trovate in streaming a noleggio su Prime Video, AppleTV+ e Rakuten – un film dove anche il titolo venne composto assemblando una ad una le iniziali delle quattro basi azotate che compongono il DNA: G, A, T e C, che stanno per guanina, adenina, timina e citosina.

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Ethan Hawke in una scena di Gattaca.

Ma andiamo con ordine: il protagonista Vincent Freeman (Ethan Hawke), figlio naturale, un Non Valido, viene escluso dai prestigiosi percorsi di carriera che sognava fin da bambino e che sono adesso riservati agli esemplari umani più qualificati. La sua ambizione è delle più classiche, quella di diventare astronauta, ma per riuscirci è costretto a mimetizzare la sua identità genetica. L’occasione arriverà presto e avrà il volto di Jerome Eugene Morrow (Jude Law), un ex nuotatore olimpionico paraplegico che ha le carte in regola per diventare ciò che Vincent ha sempre sognato. Ora può rifiutare le carte che la sorte gli ha dato in mano e chiederne di nuove. Perché se è vero che non esiste un gene per il destino, è altrettanto vero che il carattere dell’uomo è il suo destino. Inizia un lungo percorso di sostituzione di identità, dove i due si scambiano ruoli sociali e patrimonio genetico.

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Uma Thurman è Irene Cassini in un altro momento del film.

Un percorso tormentato e nevrotico, che prevede un amore sacrificato, Irene – una giovane e bellissima Uma Thurman – e la necessità di eliminare il superfluo. Ogni peso in eccesso, ogni zavorra, anche la più piccola, potrebbe risultare fatale. Vincent è costretto a pulirsi maniacalmente ogni giorno per assicurarsi di non lasciare tracce della sua inadeguatezza nel mondo dei validi. I grandi sogni esigono la dedizione più assoluta, come Babà, il gioco – o forse sarebbe meglio dire il duello – in cui Vincent e il fratello Anton (Loren Dean) si mettono alla prova nuotando il più lontano possibile dalla costa. Un gioco in cui solo chi non si risparmia per il ritorno, ed è disposto a sfidare l’ignoto, può vincere. Oltre al cast (c’è anche Gore Vidal), da segnalare la colonna sonora di Michael Nyman (che veniva dal successo di Lezioni di piano) e la fotografia di Sławomir Idziak, che veniva dai lavori con Kieślowski e Zanussi.

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Un altro suggestivo frame del film di Andrew Niccol

Ma rivisto oggi che effetto fa? Rivisto oggi Gattaca rimane un film molto intelligente, che riesce a rappresentare un mondo nuovo, privo di alcun riferimento con il presente o con rappresentazioni stereotipate del futuro. Ciò gli valse la candidatura all’Oscar come miglior scenografia ma non fu sufficiente a garantirgli successo al botteghino. Uscito negli Stati Uniti il 24 ottobre del 1997, il film fece flop, ma Niccol l’anno successivo firmò uno script che venne poi girato da Peter Weir: The Truman Show. Forse non sarà a quei livelli, ma Gattaca rimane un grande inno alla fiducia in sé stessi, a quell’ideale così radicato nel liberalismo democratico di stampo anglosassone che ne è diventato, questo sì, fattore genetico. Nel cuore più profondo del racconto, troviamo questa solida matrice culturale: la voglia di conquistarsi la propria libertà, di credere nelle proprie capacità, anche se limitate, soprattutto se limitate. Perché a volte ci si può anche sentire fallimentari, l’importante è non sentirsi falliti.

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  • VIDEO | Qui il trailer originale di Gattaca:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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