MILANO – Mentre il mondo va in rovina, la giovane Furiosa (Anya Taylor-Joy) viene strappata dal Luogo Verde delle Molte Madri, e cade nelle mani di una grande Orda di Motociclisti guidata dal Signore della Guerra Dementus (Chris Hemsworth). Attraversando le Terre Desolate, si imbattono nella Cittadella presieduta da Immortan Joe. Mentre i due tiranni si battono per il predominio, Furiosa deve sopravvivere a molte prove e mettere insieme i mezzi per trovare la strada di casa. Arriva al cinema dopo il passaggio a Cannes 77 fuori concorso, Furiosa: A Mad Max Saga, quinto capitolo del mondo a cui George Miller diede i natali nel lontano 1979 e prequel del Fury Road con Tom Hardy e Charlize Theron del 2015, film che fece scuola ridefinendo il genere action.
Stavolta Miller punta al passato della sua saga con Taylor-Joy che vesti i giovani panni della Furiosa che fu già di Charlize Theron, braccata da un Hemsworth in forma smagliante. Furiosa risuona prepotentemente nella sala come ci aveva già abituato il chitarrista “fiammeggiante” di Fury Road, il Doof Warrior che caricava le truppe con l’heavy metal di Tom Holkenborg (i fantastici suoni apocalittici di Junkie XL), e proprio come il suo predecessore fa venire voglia di guidare una blindocisterna. Miller mantiene tutte le fiamme e i motori rombanti che hanno reso celebre il suo Mad Max, ma con Furiosa dilata i silenzi, gli sguardi e centellina la rabbia nei dialoghi e le parole stesse.
Il film si configura come un racconto di formazione quando Furiosa assume il ruolo di faro di speranza, e si trasforma in un film di vendetta quando lei diventa un presagio di dolore. Furiosa cerca di bilanciarsi tra la frenesia e la tenerezza ed è per questo diverso da Fury Road, ma non tenta nemmeno di replicarlo e anzi vuole essere qualcos’altro. La storia è tutta così perfettamente incannellata, fatta di capitoli che compongono un puzzle che pezzo dopo pezzo acquista una dinamicità tale che ribadisce quanto le parole siano superflue: le Terre Desolate sono queste, cos’altro c’è da spiegare? La più grande sequenza d’azione di Furiosa vale già da sola tutto Fury Road.
La complicità della Taylor-Joy è unica (in coppia poi con il Pretorian Jack di Tom Burke – è stato Orson Welles in Mank di David Fincher) e Hemsworth dimostra che oltre Mjöllnir c’è molto di più. Nella giostra di coreografie esplosive di Furiosa, la lunga resa dei conti è shakesperiana, silenziosa: se Fury Road poteva essere l’ultimo western moderno, Furiosa è davvero l’ultimo film muto moderno. George Miller è un maestro nel riprende il viaggio dell’eroe e trasformarlo, portandolo al livello successivo. Furiosa non è (solo) il viaggio dell’eroina, ma è fuoco e fiamme, gioie dello stridente inferno d’acciaio unico che è il mondo delle Terre Desolate della fury road. Solo George Miller poteva e può plasmare l’azione al cinema così.
- SOUNDTRACK | Tom Holkenborg e il suono di Furiosa
- INTERVISTE | George Miller racconta il film a Cannes 77
- HOT CORN TV | Sul set con Anya Taylor-Joy
- VIDEO | Qui per il trailer del film:
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