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Valerie Plame, George W. Bush e quella (strana) storia vera dietro a Fair Game

L’Iraq e il Niger, Bush e Sean Penn, la politica e la guerra: chi era la protagonista di Fair Game?

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Naomi Watts e la vera Valerie Plame sul set di Fair Game.

MILANO – La verità? A volte il cinema è solo una pallida imitazione del reale, perché ci sono vicende e storie che nessuno sceneggiatore avrebbe mai avuto il coraggio di scrivere e che se fossero state portate in scena sarebbero risultate fasulle. Prendete Fair Game e il caso di Valeria Elisa Plame Wilson, meglio conosciuta come Valerie Plame, per due decenni un’agente segreta americana e poi protagonista – suo malgrado – di un film (portato anche a Cannes nel 2010), interpretata da Naomi Watts (ma prima doveva esserci Nicole Kidman) a fianco di Sean Penn. Ma chi era Valerie Plame? Classe 1963, figlia di militari, negli anni Ottanta divenne un’agente della CIA, muovendosi con identità false tra Atene, New York e Bruxelles. Tutto qui? No.

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La vera Valerie Plame, in Fair Game interpretata da Naomi Watts.

Valerie Plame nel 1997 incontra e poi sposa il diplomatico Joseph C. Wilson (interpretato da Penn nel film), molto attivo in Africa nei rapporti tra Stati Uniti e Governi stranieri. E proprio lì, in Niger, Wilson viene spedito per verificare che Saddam Hussein stia acquistando uranio per produrre armi di distruzioni di massa. Vero? Falso? Non si sa, ma rimane un passaggio cruciale per quella che sarà poi la guerra del 2003 portata da George W. Bush all’Iraq con la caduta di Saddam. Wilson però non trova elementi, non trova prove. E la Plame? Sta indagando sull’Iran e su altre armi, che non trova, perché – semplicemente – non ci sono. I due lo dicono, lo ripetono, scrivono report dettagliati, ma non basta: il 18 marzo 2003 Bush invia le truppe in Iraq.

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I veri Valerie Plame e Joseph Wilson, nel film Naomi Watts e Sean Penn.

Qui inizia un’altra parte della storia, con Wilson che – dopo aver assistito all’entrata delle truppe in Iraq e a Colin Powell che ripete alla stampa che esistono le armi di distruzione di massa – decide di scrivere un lungo editoriale sulle colonne del New York Times raccontando la sua verità. Che è un’altra e che ha un titolo decisamente esplicito: «What I Didn’t Find In Africa». La reazione della Casa Bianca è feroce e George Tenet liquida le parole di Wilson dicendo che non erano credibili i suoi report. La mossa successiva? Far saltare la copertura a Valerie Plame, ovviamente.

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Sean Penn e Naomi Watts in una scena di Fair Game.

La storia di lì in poi si muove tra tribunali, avvocati e case (da Washington poi i coniugi Wilson vanno a vivere nel New Mexico), due libri (uno a testa, che poi saranno il punto di partenza del film) e anche una richiesta di risarcimento ai Governi successivi, a partire da Obama. Non cambierà molto, nemmeno dopo l’uscita del film e il passaggio a Cannes: l’Iraq e quei documenti rimangono un mistero, la guerra viene iniziata e finita (male), ennesimo errore politico dell’America. E Wilson? Muore l’anno scorso – il 27 settembre 2019 – a due anni di distanza dalla separazione da Valerie che, pochi mesi fa, ha iniziato la carriera politica nel New Mexico. Per ora è cominciata male, con una sconfitta, ma chissà, potrebbe essere l’inizio di Fair Game 2

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