MILANO – La cerimonia di chiusura di Cannes 74 verrà di certo ricordata per la clamorosa gaffe di Spike Lee, il regista presidente di giuria che ha ben pensato di svelare con netto anticipo il film vincitore della Palma d’Oro Titane. Ma sarebbe errato perdere di vista quanto in quella stessa giornata si sia definitivamente decretata la consacrazione della nuova coppia d’oro del cinema francese composta da Doria Tillier e Nicolas Bedos. Lei è la straordinaria attrice, madrina della kermesse, che ha dovuto rimediare all’imprevedibile e ingenua svista del presidente di giuria. Lui è il talentuoso attore e regista che ha chiuso ufficialmente il festival con Agente Speciale 117 al servizio della Repubblica. Da tempo compagni nella vita, è nel 2018 che in Italia scopriamo la forza del loro sodalizio artistico in Un amore sopra le righe, da recuperare su CHILI.

Bedos, qui in doppia veste di attore e regista, racconta insieme a Tillier la storia del talentuoso scrittore Victor Adelman e della moglie Sarah. I due provengono da estrazioni sociali e percorsi educativi molto diversi, ma il destino vorrà farli incontrare a più riprese in un’odissea sentimentale di grande forza emotiva. Il racconto a episodi offre a Bedos l’opportunità di dimostrare il suo talento di narratore, calandosi in varie epoche a partire dal 1971 per arrivare fino agli anni 2000. Ad aiutarlo è la complicità dell’attrice che ama e che sa valorizzare nelle svariate sfaccettature della sua gamma recitativa. Un amore sopra le righe, nel raccontare l’evoluzione di questa relazione con vari registri, sembra quasi un saggio di sceneggiatura in immagini ed è infatti valso una candidatura ai César come miglior opera prima ed un’altra alla Tillier come miglior attrice protagonista.

I temi caldi di questo embrionale e promettente esercizio di stile torneranno in maniera più compiuta ne La belle époque del 2019, anch’essa visione imprescindibile (in streaming su CHILI). Bedos qui dirige soltanto e circonda la Tillier di altri tre assi nella manica: Daniel Auteuil, Guillaume Canet e Fanny Ardant. Il film si accaparra undici nomination ai César (di cui un’altra per Tillier) e se ne aggiudica tre per la sceneggiatura dello stesso Bedos, per la Ardant non protagonista e per la scenografia. Victor (Auteuil) è un fumettista in crisi che non riconosce più Marianne, la donna psicanalista con cui ha deciso di condividere la vita (Ardant). Un nostalgico e concreto ritorno al passato offerto dall’agenzia Les Voyageurs du temps di Antoine (Canet) sarà l’occasione per ritrovare se stesso e l’amore di un tempo. Alla Tillier viene in questo caso affidato l’arduo compito di interpretare la giovane Marianne nella ricostruzione del passato di Victor. E La belle époque è uno di quei film da vedere e vivere. Nel film si dice cinicamente che

la nostalgia genera molti profitti: il pregio della sceneggiatura di Bedos è mostrare il contraltare propositivo di questo insidioso sentimento, piuttosto che optare per il più facile e inflazionato elogio del passato a scapito del presente.

Diversi i punti in comune tra le due opere nonostante l’evidente e accresciuta maturità narrativa della seconda. I due Victor condividono non solo il nome, ma un comune spirito creativo a cavallo tra epoche molto diverse. Torna anche la psicanalisi: nel primo film avevamo assistito a confronti tra le versioni dei due innamorati sul loro amore (ci ricordavano tanto Io e Annie di Woody Allen), mentre adesso è la Ardant stessa una psicanalista forse troppo tecnologica. Le novità pervasive e pericolose del mondo digitale fanno inoltre da sfondo ai due film, ma è con il racconto della genuinità delle relazioni umane che entrambi i lungometraggi fanno breccia nel cuore dello spettatore. Siamo quindi in definitiva proprio felici di celebrare la consacrazione di Doria Tillier e Nicolas Bedos: omaggiate anche voi il loro talento perché il futuro del cinema (magari non solo francese) parlerà di loro…
- French Touch: la nostra rubrica sul cinema francese
E qui la nostra intervista a Nicolas Bedos:
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