FIRENZE – Una scelta decisamente fortunata: la nuova edizione del Florence Korea Film Fest non poteva aprirsi in maniera più azzeccata, presentando per la prima volta in Italia Concrete Utopia, ovvero il film che la Corea del Sud ha selezionato per competere nella sezione di Miglior Film Internazionale agli Oscar di quest’anno. Il film di Um Tae-hwa, adattamento del webtoon (fumetto digitale coreano) Pleasant Outcast e divenuto uno dei maggiori incassi in patria l’anno scorso e ora si appresta a conquistare il mercato occidentale grazie alla forte impronta di genere unita alla costruzione di una storia che unisce dramma, satira e tensione.
Concrete Utopia si apre con un montage documentaristico su come Seoul e l’intera Corea del Sud sia stata invasa dal concetto di Dream Palace e dalla conseguente costruzione capillare di palazzi e condomini che hanno conquistato il territorio cittadino e cambiato per sempre la struttura delle città (non proprio fantascienza, visti i tempi). Poi però un terremoto devasta Seoul e spazza via tutto quello che incontra, tranne un singolo palazzo che rimane in piedi e diviene un vero e proprio protagonista del film perché è attorno a quell’immenso condominio che il lungometraggio incentra la storia e ogni dinamica filmica.
Il condominio diventa sopravvivenza, simbolo di speranza, centro focale di scontro tra i residenti e i sopravvissuti che desiderano un luogo dove poter continuare a vivere. Tutto si concentra lì dentro, un’intera società piena di sfumature si ritrova nelle stesse mura e ovviamente questo fa esplodere scontri, il dilemma etico se aiutare l’altro o desistere per salvare sé stesso. Il mondo si è fermato, gli aiuti non arrivano, il cibo scarseggia e il condominio, che diventa sempre più di ballardiana memoria, è specchio dell’uomo e di ogni suo aspetto sociale e culturale. Emergono divisioni, separazioni, estremizzazioni di comportamenti reconditi che dentro un’emergenza concreta esplodono fino a diventare normalità.
Um Tae-hwa con Concrete Utopia non si limita a costruire un blockbuster di genere, ma erige un’ampia e feroce riflessione che denuncia le estremizzazioni su cui oggi il mondo è basato (il capitalismo occidentale e il massificante socialismo orientale) e li ingloba dentro un unico luogo senza via d’uscita, così da far collimare tutto in un’opera capace di destrutturarli e osservarli da molto vicino. Il film è crudele nel mostrare il cinismo e la capacità distruttiva dell’uomo, l’eccesso di individualismo e la trasformazione in lupo (Homo homini lupus) nel momento di crisi, l’apparenza e lo status sociale come perenne confronto e strumento di giudizio.
Concrete Utopia non risparmia niente e nessuno, ma riesce a mantenere sempre l’obiettivo di raccontare una storia e di non uscire mai dai binari narrativi. Tutto è mostrato, mai detto o giudicato, ed è questo che colpisce, che permette a un film di penetrare e di non restare in superficie.
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