ROMA – Ritornato a Genova dopo venticinque anni per partecipare ai funerali del migliore amico della sua giovinezza, Luca (Tommaso Ragno) ritrova i vecchi compagni di un tempo, Claudia (Maya Sansa) e Maurizio (Sergio Romano). Tutti sembrano convinti che quella morte sia l’esito scontato di una vita di eccessi. Tutti tranne Luca, che vuole vederci chiaro, indagare, capire. Scavando nella memoria, e in una città cambiata almeno quanto lui, lascerà riaffiorare fantasmi e verità che sembravano sepolte, insieme alla propria vera natura, che pensava di aver domato per sempre. Parte da qui Con la grazia di un Dio, prima regia di Alessandro Roia presentato in concorso alle Notte Veneziane delle Giornate degli Autori di Venezia e ora in sala.
Per un Con la grazia di un Dio concepito da Roia come una storia: «La storia di un uomo che come Achille porta la guerra – incapace di esprimere i propri sentimenti – è costretto a scandagliare l’oscurità che, come tutti noi, si porta dentro. Ma è anche un film sul tempo, un film di fantasmi, di uomini e donne perseguitati da un passato che è insieme romanticismo e sofferenza». Un teatro del dolore portato in scena da Roia attraverso immagini registiche tra l’onirico e lo spettrale dalla struttura granitica, quadrata, meticolosa (c’è perfino un’elegante suggestione al Viandante sul mare di nebbia di Caspar David Friedrich) che vivono sullo sfondo di una Genova inedita, cupa e violenta come solo nei poliziotteschi dei tempi d’oro, dove i caruggi diventano rivelatori angoli di buio insidiosi e il suono di Lyra Pramuk si prende scena dopo scena.
È nelle strade che prende forma l’anima di Con la grazia di Dio. Un noir psicologico dal ritmo compassato, denso, dalla componente dialogica scarna, dove il passato torna a bussare alla porta della coscienza del protagonista. Il Luca di un Tommaso Ragno esplosivo, intenso e dalla recitazione fisica, costringendolo a una resa dei conti necessaria a zittire il tormento dei fantasmi che ne turbano la quiete di una vita nuova e felice. Tematiche già affrontate da Mario Martone in Nostalgia dove ironicamente era proprio l’Oreste Spasiano di Ragno la causa del tormento del Felice Lasco di Pierfrancesco Favino. Stavolta avviene il contrario, con Con la grazia di Dio suo diretto successore tematico per un esordio vincente e ben augurante. Da segnalare una grande Maya Sansa al centro della scena.
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