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Candy Land | William Baldwin, il tocco di John Swab e quel motel di orrore

Olivia Luccardi, Eden Brolin e un horror di carattere, tra Dario Argento e Harmony Korine…

MILANO – Piuttosto curioso il fatto che di John Swab, cineasta statunitense classe 1988, non si conosca nulla o quasi pur facendo riferimento all’attuale panorama cinematografico americano, a cui l’autore appartiene in tutto e per tutto. L’eccezione è Gioventù perduta, del 2019, con Michael Pitt e Ron Perlman a calcare la scena, poi il nulla. O quasi, perché il suo terzultimo lungometraggio da regista, Candy Land – lo trovate su Youtube, Prime Video e Apple Tv+ – seguito dai ben più convenzionali e raramente ispirati, Little Dixie e One Days as a Lion, è quanto di più atipico, estremo, provocatorio, interessante e politicamente scorretto si possa rilevare ad oggi, all’interno del realmente vasto panorama cinematografico horror internazionale.

Candy Land, un film di John Swab
Candy Land, un film di John Swab

Candy Land non ha mezze misure, o mostra del tutto, oppure non mostra affatto. Swab che sapientemente guarda alla filmografia di autori estremamente differenti tra loro, come John Waters, Jess Franco e Sean Baker, propende per la prima scelta, mostrando senza alcun limite di sorta, qualsiasi genere e forma di depravazione, dapprima sessuale e poi sempre più orrorifica e violenta, sconfinando nel religioso e non solo, portando avanti un’idea di cinema fuori tempo massimo, risultando inevitabilmente un outsider, destinando il suo film al mercato direct-to-video, sognando la sala, senza però riuscire a raggiungerla.

Un'immagine promozionale del film
Un’immagine promozionale del film

Il protagonista di questo atipico horror a tinte thriller e perfino drammatiche – basti pensare alla parabola del disagio sociale e della perdizione morale – è uno squallido motel ai margini di una qualsiasi strada provinciale del Montana, nominato appunto, Candy Land, da una delle moltissime squillo che lì vi hanno vissuto, oltreché lavorato, permettendo la nascita di un vero e proprio paradiso protetto del sesso su strada, privo di violenze, pericoli, disagi e tragedie.

Olivia Luccardi in una scena di Candy Land
Olivia Luccardi in una scena di Candy Land

«Chi vive a Candy Land, lavora a Candy Land, e chi vi lavora, è parte della famiglia, nessuno può toccare la famiglia». Questo il motto delle sorelle d’anima, Remy (Olivia Luccardi), Sadie (Sam Quartin), Riley (Eden Brolin), Liv (Virginia Rand), Nora (Guinevere Turner) e Levi (Owen Campbell), che appena oltre la maggiore età, hanno scelto Candy Land come unico luogo possibile, tanto per il facile guadagno, quanto per la totale assenza di giudizio e sguardo altrui, rispetto alla libera scelta e volontà d’offrirsi e mostrarsi a chicchessia, incuranti delle conseguenze e degli effetti, scaturiti dall’esibizionismo sfrontato e fieramente esibito da ciascuna di loro.

Eden Brolin e Virginia Rand in un momento di Candy Land
Eden Brolin e Virginia Rand in un momento del film

Ecco perché tutto crolla, non appena lo sguardo dell’estraneo giunge a Candy Land, stravolgendone immediatamente, sia le logiche morali – e professionali – sia le regole di sopravvivenza, facendo sì che nessuna delle sorelle possa sentirsi più al sicuro, convinta d’essere la prossima vittima di uno spietato, spaventoso e fantasmatico killer, che si diverte a mietere vittime tra l’interno del motel e l’area di parcheggio, mutando il paradiso del sesso degli inizi, in un vero e proprio inferno di sangue, grida e morte.

La gang di Candy Land
La gang di Candy Land

Seppur inon possieda alcun intreccio capace di risultare notevolmente ambizioso, ciò che contribuisce sempre più a rendere Candy Land un esempio di cinema estremo, provocatorio, realista e alla costante e spassosa ricerca del disturbante e dell’atipico, è proprio l’evidentissima contaminazione tra i generi, che fin da subito muove le dinamiche narrative del film, nascendo nel dramma, per poi muoversi molto rapidamente verso il thriller, e poi ancora verso l’horror e la parabola mistico/religiosa, estremamente debitrice dello sguardo di Waters e prima ancora del Robin Hardy di The Wicker Man (che trovate su MUBI), che conclude il film, sprofondandolo in un vortice così definitivamente cupo e delirante, da non avere fondo alcuno.

Una scena del film
Una scena del film

Da diversi anni non sembrava più essere concesso agli autori del cinema horror internazionale più direttamente contemporaneo, di dar vita ad una ricerca estetica così sciaguratamente, eppure ambiziosamente sporca, documentaristica e per questo oscena e disperata, come quella inseguita dal John Swab di Candy Land, che con il suo film permette a ciascuno spettatore d’osservare il possibile frutto di un incontro irrealizzabile e forse proprio per questo, realmente interessante, bizzarro e convincente, tra il Dario Argento del periodo 1970-1987, Sean Baker e l’Harmony Korine di Spring Breakers – Una vacanza da sballo oltre ai già citati Waters e Hardy.

Sam Quartin in una scena di Candy Land
Sam Quartin in una scena di Candy Land

Candy Land è così amabilmente folle, spaventoso, talvolta sciocco (volutamente? Il dubbio permane), grottesco e ferocemente ironico, da risultare memorabile e tra i suoi meriti, che in ogni caso, non sono affatto pochi, s’osserva la messa in luce di una prova interpretativa, così fuori dagli schemi perché a tratti demenziale e a tratti tragicamente orrorifica, che mai avremmo creduto possibile, come quella offerta dallo sceriffo Rex del redivivo e in qualche modo eternamente perduto, William Baldwin. È nato un nuovo autore? È presto per dirlo. Senz’altro, c’è di che riflettere…

  • REVISIONI | Spring Breakers, Korine e i dieci anni di un classico
  • VIDEO | Qui il trailer di Candy Land

 

 

 

 

 

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