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Bring Them Down | Barry Keoghan, Christopher Abbott e quel film di uomini spezzati

Un film di vendetta e un grande cast, tra John Wick e As Bestas. Quando? Dal 28 marzo su MUBI

Barry Keoghan e Christopher Abbott in una scena di Bring Them Down
Barry Keoghan e Christopher Abbott in una scena di Bring Them Down

ROMA – Se la traccia del vengeance movie, apparentemente fragile eppure decisiva per la crisi degli equilibri e il ritorno alla violenza, propria del franchise di John Wick, incontrasse la tensione e il realismo crudo e rurale, protagonista del memorabile As Bestas di Rodrigo Sorogoyen, cosa accadrebbe? Bring Them Down, esordio al lungometraggio di Christopher Andrews, autore di cortometraggi pluripremiati tra i quali Stalker e Fire, è soltanto una delle moltissime e possibili risposte al quesito. Certamente non è la più riuscita, seppure anomala e personale. A partire da un linguaggio, che a differenza di altro cinema recente e parte del filone indipendente, non osserva e indaga mai l’eleganza dell’immagine. Restando grezzo, sporco e per questo fortemente consapevole della propria natura e direzione stilistico/narrativa, che coincide in questo caso con il dramma e prima ancora con il western, quello disperato, moderno e tipicamente autunnale.

Barry Keoghan in una scena di Bring Them Down
Barry Keoghan in una scena di Bring Them Down

Non è casuale che il film apra con una resa dei conti. Niente armi però, né tantomeno calci o pugni. Si tratta di una resa dei conti con la memoria. Infatti c’è qualcosa che Michael (Christopher Abbott in una prova dolorosamente e fisicamente in sottrazione), ha scelto di rimuovere dal vissuto, pur ripercorrendola di tanto in tanto, seppur osservandola con distacco. Qualcosa che ha che fare con quelle terre d’Irlanda, rurali e desolate e prima ancora con la famiglia. Il distacco però gli è necessario, poiché quell’individuo non è più lui. Quell’evento non ha più a che fare con l’uomo che è diventato, solo con il passato e le sue ombre di violenza e oscurità. A ricordargli il contrario, dunque a confermarne la colpa, è la presenza paterna, ingombrante, volgare e minacciosa, cui dà volto e corpo Colm Meaney, visto recentemente nel notevole L’ultima vendetta di Robert Lorenz. La presenza, che pur celata e taciuta, sembra risvegliare il mostro, alimentando la violenza. Abbott è interprete capace e gli è sufficiente uno sguardo, per riuscire a spostarsi da un registro all’altro. Dalla calma, alla guerra. Dall’amore, alla spietatezza.

Christopher Abbott in un momento del film
Christopher Abbott in un momento del film

Cosa lo ha condotto al cambiamento? Il volto sfregiato della bella Caroline (Nora-Jane Noone), la vita che in qualche modo ha fatto a pezzi, portandola con sé in un mondo di dolore, rimorsi e fragili tentativi di riscatto. Eppure Caroline, sembra essere per Michael l’unica ragione d’abbandono di tutta quella violenza cieca, rabbiosa e logorante. La stessa però che non può più far parte della sua vita. Ecco dunque la coesistenza tra salvezza e distruzione. Ed è proprio nel momento in cui quella distanza viene spezzata, che il mondo di Caroline e Michael torna a crollare, sprofondando ancora in una spirale di violenza che solo raramente sceglie d’andare fino in fondo, arrestandosi di fronte a delle inspiegabili e paradossali scuse e rimorsi, improvvisi, ingenui e certamente inefficaci. Laddove Sorogoyen, aderendo maniacalmente ad un realismo crudo, spietato e senza sconto, sceglie d’osservare la morte come fatto di violenza inevitabile e feroce, scaturito da una tensione palpabile e concreta, costruita nell’arco di un intero film, Andrews, forse in preda al panico, arretra di fronte all’oscurità, preferendo il perdono, che non solo non è plausibile, ma anche distruttivo.

Barry Keoghan e Christopher Abbott in una scena di Bring Them Down
Barry Keoghan e Christopher Abbott in una scena di Bring Them Down

Se infatti Bring Them Down nella prima parte, lavora e riflette sul mostro violento messo a tacere e risvegliato dal protagonista, nella seconda tutto finisce, perdendosi nel nulla. Il western cede il passo al dramma familiare. Qui trova ampio spazio il giovane ed impulsivo Jack (Barry Keoghan, ancora una volta a petto nudo), che si ritrova suo malgrado al centro di una faida familiare e di un fallimento matrimoniale che ha radici antiche. Tanto di ricollegarsi alla resa dei conti iniziale, all’amore perduto e alla necessità di abbandonare quelle terre e così quelle oscurità. La lotta per il bestiame tra vicini di casa, proprio come per As Bestas, è soltanto un mero pretesto e la violenza, è generata dalla rabbia, dalla frustrazione, dalla sete di potere e dalla volontà di dominare, in una terra di nessuno dove il più forte regna ed il più debole soccombe. Sgangherato e insicuro, l’esordio di Christopher Andrews vale una visione, mostrando ampie possibilità di miglioramento, per un autore dall’impronta stilistica fin da ora riconoscibile, vivida e atipica. Perché John Wick? Ancora una volta, lateralmente, tutto ha inizio con un cane. A voi scoprire il resto, tra massacri di bestiame, teste recise, spargimenti di sangue ed implausibili scuse. Keoghan e Abbott fanno a gara a chi è più matto. Non è cosa da poco!

  • VIDEO | Qui il trailer di Bring Them Down:
  • VIDEO | Qui la nostra intervista a regista e a Meaney:

 

 

 

 

 

 

 

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