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Black Phone | Ethan Hawke versione villain e l’horror emotivo di Scott Derrickson

L’adattamento del racconto breve di Joe Hill? Mantiene intatta la sua tensione dall’inizio alla fine

Black Phone
Ethan Hawke è il Rapace di Black Phone

ROMA – Dopo aver lasciato la regia di Doctor Strange nel Multiverso della Follia per divergenze creative, Scott Derrickson ha ripreso in mano un racconto breve datato 2004 e scritto da Joe Hill – figlio di Stephen King – che aveva sempre reputato perfetto per un adattamento cinematografico. Il risultato è Black Phone, un horror sopranaturale che risente moltissimo dell’influenza dell’universo narrativo di King, da It a Stand by me, in cui il regista torna a collaborare con Ethan Hawke dopo Sinister. Questa volta però l’attore interpreta un ruolo del tutto inedito, quello del villain, infrangendo così la sua regola del “no bad guy”.

Black Phone
Mason Thames e Madeleine McGraw sono i giovani protagonisti di Black Phone

Ambientato nel Colorado alla fine degli anni Settanta, Black Phone vede al centro Finney (Mason Thames) e Gwen (Madeleine McGraw). Una coppia di fratelli che vive insieme ad un padre anaffettivo e alcolizzato dopo il suicidio della madre. Gwen da lei ha ereditato doni da sensitiva ma suo padre detesta anche solo che se ne parli, mentre a scuola Finney è vittima di bullismo e non riesce a reagire ai soprusi dei compagni di classe. Il loro mondo, già turbato da assenze e violenza, è ulteriormente scosso dal rapimento di cinque bambini da parte di un uomo sconosciuto. Finney è il sesto a finire nello scantinato del rapitore, un uomo travestito da mago con il volto, o meglio, la maschera di Hawke (disegnata da una leggenda come Tom Savini) che la stampa ha ribattezzato il Rapace.

Una scena del film

È in quel sotterraneo che Black Phone assume una connotazione teatrale, un horror da camera con Finney impegnato nel tentativo di fuggire e le apparizioni inquietanti del Rapace ad intervallare il suo piano disperato. La componente sovrannaturale, invece, è data proprio da quel telefono nero che dà il titolo al film. Un vecchio apparecchio attaccato al muro che squilla nonostante i suoi fili siano staccati. Dall’altra parte della cornetta i bambini rapiti che hanno preceduto il giovane protagonista senza riuscire a liberarsi. Saranno loro a guidarlo, con consigli e avvertimenti, per provare a sfuggire a un destino infelice.

Black Phone
Un’immagine di Black Phone

Prodotto dalla Blumhouse di Jason Blum, Black Phone mantiene intatta la sua tensione dall’inizio alla fine. Ma l’elemento che forse rende il film davvero riuscito è la tematica alla sua base – la violenza sui bambini e la necessità di imparare a difendersi – traslata sotto forma di horror. Ethan Hawke supera la prova del villain costruendo un personaggio disturbato e stratificato ma a sorprendere sono i due giovani attori che interpretano Finney e Gwen, Mason Thames e Madeleine McGraw, capaci di prove attoriali da fare invidia a colleghi ben più navigati.

Ethan Hawke è il Rapace in Black Phone

In anni in cui il cinema horror ha vissuto una nuova primavera grazie a pellicole di rottura come Scappa – Get Out o Midsommar, Black Phone si riallaccia ad un cinema forse più classico nell’intreccio e nella messa in scena ma senza dubbio riuscito sotto il duplice profilo narrativo e formale (la ricostruzione degli anni Settanta è dettagliata e realistica). Un horror emotivo, come lo ha definito lo stesso Derrikson, in cui la componente emozionale è decisiva e resa ancor più orrorifica per il soggetto trattato.

  • Scott Derrickson: «Black Phone? Il mio film più emotivo. Tra Ethan Hawke e I 400 colpi»

Qui sotto potete vedere il trailer di Black Phone: 

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