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Le molte vite di Bernardo Bertolucci | Una fondazione per l’eredità di un genio

I film, i libri, le foto, i ricordi, le parole: viaggio nella fondazione che cerca di tenere vivo il mito

bernardo bertolucci
Bernardo Bertolucci con Marlon Brando sul set di Ultimo tango a Parigi. Era il 1972.

ROMA – Marlon Brando. Jean-Luc Godard. Keanu Reeves. Pasolini. Robert De Niro. Parma. Le Hole e Liv Tyler. E poi il Partito Comunista, Hollywood, Sakamoto e Ugo Tognazzi. Basterebbe mettere in fila tutto questo (ma ovviamente c’è molto di più) per capire la grandezza dell’uomo, un genio assoluto che ha attraversato il Novecento come un fiume in piena, incredibile (e unico) punto di contatto tra mondi apparentemente inconciliabili, capace di mescolare cultura pop e intellettualismi, estetica e poesia. Bernardo Bertolucci è morto eppure oggi è più vivo che mai, il suo sguardo ha influenzato centinaia di registi, i suoi film non solo sono ancora rilevanti, ma sembrano incapaci di invecchiare. E quindi? Quindi in questa puntata del nostro Longform – trovate qui le precedenti – abbiamo voluto fare un viaggio dentro la Fondazione Bernardo Bertolucci che ha la missione di portare (anche) alle nuove generazioni l’immensa eredità di BB.

Bernardo Bertolucci
Bertolucci sul set de Il conformista con Stefania Sandrelli e Jean-Louis Trintignant.

«Come nasce?», esordisce Valentina Ricciardelli, Presidente della Fondazione Bernardo Bertolucci. «Da un’idea di Clare Peploe, compagna di vita di Bernardo per quarant’anni, che dopo la sua morte nel 2018 aveva cominciato a pensare a un modo per proteggere la sua memoria e tenere insieme un lascito tanto imponente. Purtroppo però anche Clare si è ammalata e lo scorso giugno è morta lasciando nel suo volere testamentario proprio la nascita di questa fondazione». Così, si riparte da un sito – bernardobertolucci.org, una miniera per bertolucciani e non – per cercare di raccontare le molte vite di un uomo enorme e generoso, capace di toccare mondi e superare barriere di età o generazionali: «Bernardo era un uomo molto curioso, divorava qualsiasi cosa, era vorace di tutto», prosegue Ricciardelli, «e l’idea della fondazione è proprio arrivare anche a quei giovani che lui amava tanto, che analizzava e seguiva cercando di capire». 

Bernardo Bertolucci
Bertolucci e Clare Peploe in due immagini della Fondazione Bernardo Bertolucci.

Le cose da fare sono tante, in autunno cadranno i cinquant’anni di Ultimo tango a Parigi e c’è la digitalizzazione di parte del materiale ancora in ballo, ma per capire quanto possa essere difficile mettere ordine a un maelström vitale di tale portata è sufficiente andare sul sito nella sezione Au Revoir BB (qui) per trovare le dichiarazioni d’affetto inviate da tutto il mondo nei giorni successivi alla morte. Ci sono Sakamoto e Eva Green, Liv Tyler e Coppola, Almodóvar, Bellocchio e Scorsese, Spielberg, Morricone, Benigni, addirittura Mel Brooks e poi ecco John Malkovich che in sei minuti e ventotto secondi mette in scena una sorta di meravigliosa pièce virtuale tra psicoanalisi, lacrime e comicità. «Sono solo alcuni degli esempi dell’impatto di Bernardo sul mondo ed è bellissimo sentire Spielberg dire che nel 1974, sul set de Lo squalo, voleva essere come Bertolucci…».

Malkovich, Brooks, Spielberg e Scorsese su Bertolucci nella sezione del sito dedicata.

L’idea della fondazione è anche quella di non tramandare BB in maniera accademica o devota, ma anzi, sempre con quell’onda di entusiasmo e passione di cui lui viveva e che è presente in molte di quelle testimonianze (c’è anche Caetano Veloso). «Bernardo era un uomo molto affascinante e generoso, il contrario dell’accademico», precisa Ricciardelli. «Era una persona vera, molto empatica e anche ironica, che arrivava all’anima delle persone. L’idea che aveva Clare della fondazione era quella, non certo un archivio polveroso di ricordi da sapere a memoria». La memoria, appunto, viva come non mai, perché oggi quelle vecchie fotografie e quelle immagini scattate dentro e fuori del set parlano di tutto tranne che di morte: sono pulsanti, potenti e incredibilmente moderne, come quella di Bernardo e Clare in spiaggia con le magliette di Novecento oppure l’altra di loro due a fianco di Oshima con tanto di t-shirt celebrative (The Oshima Gang).

Bernardo Bertolucci
Amore e politica, cinema e moda: Clare & Bernardo (e Nagisa Ōshima ).

Bernardo & Clare, intellettuali pop (anzi punk) capaci di mescolare cinema e politica, amore e moda, stile e contenuto, etica e estetica, rock e musica classica. Incapaci di invecchiare e quindi di morire, innamorati di tutto quello che si muoveva nel mondo e che al mondo apparteneva. La fondazione dovrà essere in grado di raccontare tutto questo, cercando di tramandare e di far capire anche come quella di BB non fosse solo pura e semplice arte, ma anche e soprattutto uno stato mentale. «E poi», conclude Ricciardelli, «c’è ancora un tassello mancante, quello di The Echo Chamber, la sceneggiatura a cui aveva lavorato Bernardo con Ludovica Rampoldi e Ilaria Bernardini prima di morire. Adesso deve trovare un regista per diventare il film che aveva immaginato lui…». 

Bernardo Bertolucci
Con Louis Garrel sul set di The Dreamers.

Insomma il viaggio è appena cominciato e anche se la sfida della fondazione è grande, grande è anche la scia che la cometa BB ha lasciato e che risulta ancora ben visibile, la scia di un corpo celeste capace, nell’arco di settantasette anni, di illuminare Baccanelli e Hollywood, Trastevere e il Tibet, Tangeri e il Chianti a colpi di intuizioni e risate, entusiasmo e amore, poesia e mistero, tutto disseminato lungo sedici film di cui non ne avremo mai abbastanza. «Perché fare un film è un modo di vivere», confessò lui a un certo punto, «e se togliete la parola Fine e mettete tutti i film assieme, ecco che allora avrete le sembianze di un solo uomo trasferito in molti personaggi. Ma il film è uno solo…». E allora: lunga vita a BB.

 

 

 

 

 

 

 

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