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Alex Infascelli: «Björk, i Cocteau Twins e quella notte a fare zapping con Bertolucci»

Dopo la vittoria ai David, il regista ricorda quella volta che lo chiamò Bertolucci per Io ballo da sola

Alex Infascelli tra i Cocteau Twins, Bertolucci e Liv Tyler.

MILANO – «Chissà se all’IKEA hanno uno scaffale per i David», ride Alex Infascelli all’inizio della nostra telefonata, commentando il fatto che quello ricevuto per Mi chiamo Francesco Totti è il terzo David di Donatello ricevuto in vent’anni: «Il primo, per Almost Blue, fu scioccante; il secondo per S is for Stanley inatteso. Questo invece è la conferma che questo mestiere lo so fare per davvero». Questa volta però l’argomento della conversazione non è il premio ricevuto o il messaggio di Totti («Era felicissimo della vittoria, alla fine temeva non ce l’avremmo fatta»), ma una storia molto più lontana nel tempo, una vicenda affascinante che ha protagonisti incredibili come Bernardo Bertolucci, Björk, i Cocteau Twins e un film che proprio in queste settimane compie venticinque anni: Io ballo da sola.

Alex Infascelli in posa con il David per Mi chiamo Francesco Totti.

Da dove cominciamo? Facciamo un salto indietro: siamo nel 1996 e tu sei il regista di alcuni video più celebri dell’epoca, da Inno nazionale di Carboni a Ligabue e Frankie hi-nrg mc.
«Esatto. Avevo appena girato proprio Inno nazionale, che aveva avuto un grosso successo, e un giorno mi chiama Bernardo Bertolucci e mi invita a pranzo a casa sua. Premessa: io Bernardo lo conoscevo da quando ero bambino attraverso mia zia Fiorella (Infascelli, regista e montatrice, nda) che aveva lavorato con lui negli anni Settanta, su Partner, e negli anni Ottanta come aiuto regia su La tragedia di un uomo ridicolo. Da bravo hegeliano lui seguiva tutto quello che succedeva attorno e per questo volle vedermi».

Se questo fosse un film: “Esterno giorno, pranzo con Bertolucci”.
«Sì. Ci sediamo e dopo qualche minuto lui mi dice: “Senti Alex, vorrei che tu partissi domani per Londra”. Io rimango a bocca aperta, ma lui continua e mi dice che devo assolutamente incontrare Björk – che in quel momento era all’apice della fama – perché vuole inserirla nella colonna sonora del suo film, Io ballo da sola. Vuole un video girato da me. Io balbetto qualcosa e dico che devo prepararmi, ma ovviamente accetto. La stessa notte poi Bernardo mi richiama e mi dice: “No, è saltato tutto. Non c’è più Björk nel film…”.

Liv Tyler con Bertolucci sul set di Io ballo da sola. Era l’estate del 1995.

Già così sarebbe una bella storia da raccontare…
«Sì, ma siamo solo all’inizio: Bernardo vuole comunque fare un videoclip per Io ballo da sola, perché nella colonna sonora ci sono canzoni delle Hole, di Liz Phair, insomma roba mia. Così qualche giorno dopo mi richiama e mi dice: “Abbiamo una canzone dei Cocteau Twins”. Non sto nella pelle, Liz Fraser è da sempre un mio amore, ma subito Bernardo mi ferma: “Abbiamo un problema: non vogliono farsi riprendere”. E allora che faccio? Dopo aver visto la prima versione del film – che amo immediatamente – passo dei giorni a pensare e ripensare a cosa posso girare».

E a quel punto cosa succede?
«Succede che penso alla psicanalisi, tema caro a Bernardo, spesso inserito nei suoi film. Mi viene in mente l’acqua che ha memoria, l’associo alla piscina del film in Toscana, al liquido amniotico nel grembo materno. Inizio a fantasticare su quest’idea. Bernardo non vuole sapere nulla, mi dà carta bianca. “Ma ti devo dire cosa faccio?”, chiedo io. “No, fallo e basta”, dice lui. All’epoca era uscito da poco un effetto particolare, quindi comincio a fare prove con la telecamera, poi compro una bottiglia di olio da macchina e mi metto sul balcone di casa, a viale Angelico, a filmare una bacinella d’acqua con le macchie d’olio. Un lavoro artigianale pazzesco e lunghissimo. Ci impiegai tre settimane, fu estenuante».

Quattro dettagli del lavoro di Alex Infascelli sul video. Potete vederlo in fondo all’articolo.

A quel punto dovevi portarlo a Bertolucci…
«Finalmente riesco a concludere e chiamo Bernardo. “Va bene, vieni a pranzo, domani”. Il giorno dopo ci sediamo a tavola, mangiamo io e lui da soli, poi – con il caffè in mano e la pancia piena – capisco che è il momento. Gli porgo il Dvd con il video che ho fatto per Alice dei Cocteau Twins. Parte il video. Silenzio. Finisce il video. Silenzio. Non mi guarda. Fa ripartire il Dvd e lo riguarda. Silenzio. Lo fa ripartire per la terza volta e, solo a quel punto, Bernardo si gira, mi mette una mano sulla gamba e mi dice: “Alex, io questo video lo porto come unico promo di Io ballo da sola al prossimo festival di Cannes”. Fu un momento bellissimo, che cambiò anche le dinamiche del nostro rapporto».

Poi siete rimasti in contatto?
«Sì, ci siamo sentiti spesso nel corso degli anni, fino alla sua morte. Lui fu uno dei più accesi sostenitori di Almost Blue, disse che era uno dei film più belli che aveva visto negli ultimi anni. Quel video di Io ballo da sola aveva cambiato tutto: prima ai suoi occhi ero un bambino che incrociava casualmente, da quel momento mi chiamava e parlavamo di cinema, ci confrontavamo su tutto. Uno dei ricordi più belli che ho è quello di una sera trascorsa a casa sua, in via della Lungara: dopo una cena se ne andarono tutti e rimanemmo solo io e lui davanti al televisore a fare zapping, fino alle tre del mattino. Un’esperienza unica».

Ancora Bertolucci in Toscana sul set di Io ballo da sola.

Oggi qual è la sua eredità?
«La modernità, l’infinita modernità. Ricordo una delle ultime conversazioni con lui: parlavamo della fruizione dei film, di come stavano cambiando le cose. Netflix ancora non c’era, ma già c’erano le serie, i canali di cinema. Cominciammo a discutere dell’esperienza in sala rispetto alla visione su un computer e lui mi stupì, perché disse una cosa bellissima: “Sai Alex, la sala è come la pancia della mamma. La sala buia è come tornare nel liquido amniotico e rinascere, però anche la visione in cuffia di un film su un computer ha una potenza che non si può spiegare”. Una visione moderna di un grande pensatore…».

  • Qui il video che Alex Infascelli girò per Io ballo da sola:

  • IL LIBRO | Ozu, Godard e il cinema secondo Bertolucci
  • INTERVISTE | Alex Infascelli: «Il mio viaggio con Totti»

 

 

 

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