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Amusia | Fanny Ardant, Marescotti Ruspoli e un mondo in assenza di armonia

Carlotta Gamba, Maurizio Lombardi, lo sguardo di Luca Bigazzi. Ecco perché lo aspettiamo…

Amusia
Carlotta Gamba e Giampiero De Concilio in una scena di Amusia.

ROMA – In un mondo saturo di musica, una ragazza nasce senza i mezzi per ascoltarla. La sua malattia? Si chiama a-musìa, mancanza di armonia. Sì, esiste davvero, ma nessuno lo sa e tortura la povera ragazza, anche se nessuno ci crede. Un’infanzia solitaria, trascorsa a difendersi da accuse e pregiudizi, la spinge a scappare e a ritrovarsi in una realtà di periferia, un microcosmo dimenticato e onirico dove invece un ragazzo – paradossalmente – combatte la propria solitudine attraverso la musica mentre cerca di evitare che i sogni marciscano lontano. Una storia d’amore tra due persone che – alla fine – non sono poi così diverse. Parte da qui Amusia, suggestiva opera prima di Marescotti Ruspoli che arriva al cinema dal 27 aprile con un cast davvero di prima fascia: Carlotta Gamba, Giampiero De Concilio, Maurizio Lombardi e, soprattutto, Fanny Ardant.

Amusia
Livia e Lucio, due mondi, due cuori, due destini

Da Truffaut a un’opera prima? Sì, ed è una storia curiosa il casting della Ardant in Amusia, come rivelato dallo stesso Ruspoli durante un incontro al nostro Hot Corner: «Stavo ancora cercando l’interprete giusta per il ruolo, ma ovviamente non mi ero nemmeno permesso di pensare a lei, Fanny Ardant mi sembrava irraggiungibile. Un mostro sacro. Invece il copione le piacque, ma aveva un problema di date e la cosa non sembrava fattibile. Qualche settimana dopo invece ecco una mail: le avevano rimandato le riprese ed era interessata, nel caso fossimo ancora alla ricerca, di darci una mano, a patto che potessimo lavorare assieme su alcuni aspetti del suo personaggio. Figurarsi la mia reazione: lei che chiede a me di lavorare sul personaggio? Così si è unita a noi per l’ultima settimana a Roma: è stato toccante vedere quanta professionalità e quanto impegno mettesse in ogni singolo ciak…».

Maurizio Lombardi e Fanny Ardant in una scena di Amusia
Maurizio Lombardi e Fanny Ardant in una scena di Amusia.

Ma la diva francese non è l’unica fuoriclasse sul set, perché la direzione della fotografia è nientemeno di un signore di nome Luca Bigazzi, artista con oltre un centinaio di collaborazioni in quasi quarant’anni di carriera nonché occhio di Paolo Sorrentino, di cui Ruspoli ha rivelato un curioso aneddoto: «Un giorno di maggio, era il 2019, sono per strada a Milano. Lo incrocio. Lo riconosco. Lui mi oltrepassa. Io mi blocco, ci penso, mi volto, lo inseguo. Lo fermo. Mi presento e gli dico quello che penso di lui e gli confesso che sogno di fare un film con lui. Mi lascia la sua mail e mi dice di contattarlo quando arriverà il momento. Un anno dopo gli ho mandato la prima stesura di Amusia. Di Luca posso dire che mi ha illuminato, in tutti i sensi, verso la realizzazione di questo film. Gli devo molto».

Amusia, opera prima di Marescotti Ruspoli, al cinema dal 27 aprile grazie a 102 Distribution
Livia, Lucio e il mondo di Amusia.

Vincitore del premio del pubblico al Tallinn Black Nights Film Festival, presentato in concorso a Bari al Bif&st nella sezione Panorama Internazionale, Amusia, prodotto da UMI Films e Rai Cinema, parte tutto dalla curiosità di Ruspoli a proposito proprio della disfunzione neurologica al centro del racconto (e del titolo). Quella amusia, dal greco a-musia che impedisce a chi ne soffre di sentire musica: «Per loro si trasforma in una distorsione sonora che provoca fastidio, a volte dolore. Rimasi scioccato, da grande amante della musica, che esistesse una malattia del genere. Ci vidi subito un valore narrativo, cinematografico e sonoro. Raccontare una malattia in maniera leggera però, può essere pericoloso, si rischia di risultare superficiali. Così ho scelto di raccontarla attraverso una storia d’amore: Livia incontra Lucio».

«Non volevo fare un film grigio e solitario. Volevo fare un film colorato, luminoso, leggero»

Un film curioso, piacevolmente straniante, un po’ come se Wong Kar-wai incontrasse Paolo Sorrentino in un’Emilia solitaria e onirica, che porta luce e colore laddove c’è solo buio e grigiore, o per dirla con le parole dello stesso regista: «Prima di iniziare a scrivere Amusia mi sono chiesto che genere di taglio volessi dare alla storia. Non volevo fare un film grigio e solitario, come sarebbe secondo me una vita senza musica. Volevo fare un film colorato, luminoso, leggero e – a tratti – musicale». Nel mezzo un incontro di anime problematiche compenetranti e combacianti l’uno le assenze sonore dell’altro, due archetipi caratteriali letterari e romantici: una solitaria misteriosa e un portiere notturno.

Amusia, la disfunzione neurologica al centro del racconto, deriva dal greco a-musia (ovvero mancanza di armonia)
Amusia deriva dal greco a-musia (ovvero mancanza di armonia)

La più classica delle storie d’amore insomma, ma è la trovata – in Amusia – a fare la differenza. Un musical per non udenti? Quasi, arricchito di suoni e distorsioni trascinanti che finiscono con l’avvolgere diegeticamente le immagini. Piccoli tasselli intrecciati da Ruspoli attraverso dialoghi densi e una regia elegante nel suo svilupparsi tra zoomate delicate e primi piani e campi medi intensissimi, dettata da soluzioni e intuizioni volutamente costruite. Un’opera prima dal concept sorprendente che noi di Hot Corn abbiamo amato dal primo trailer visto per caso durante le Giornate di Riccione nell’estate scorsa e che ha tutte le carte in regola per diventare un instant-cult della Generazione Z.

  • HOT CORN TV | Ruspoli: «Amusia e quella mail a Fanny Ardant…»
  • PREVIEW | Ruspoli, Bigazzi, Ardant e un sogno chiamato Amusia

Qui sotto potete vedere il trailer del film: 

 

 

 

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