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Chien de la Casse | Raphaël Quenard, Galatéa Bellugi e l’opera prima di Jean-Baptiste Durand

Dog, Elsa, Mirales, l’amicizia e la periferia in un racconto di formazione a Sud della Francia. Al cinema

Raphaël Quenard e Malabar in una scena di Chien de la Casse, opera prima di Jean-Baptiste Durand, ora al cinema con No.Mad Entertainment
Raphaël Quenard e Malabar in una scena di Chien de la Casse, opera prima di Jean-Baptiste Durand, ora al cinema con No.Mad Entertainment

ROMA –  Dog e Miralès, due inseparabili amici d’infanzia, vivono in un piccolo villaggio del Sud della Francia. Trascorrono la maggior parte del tempo a girovagare per le vie del borgo. Mirales, per ammazzare il tempo, prende spesso in giro Dog, forse più del dovuto. Quell’autunno, Dog incontra Elsa con la quale vive una storia d’amore. La distanza che si instaura tra i due ragazzi gli permetterà di crescere e finalmente trovare il loro posto. Vincitore di due César 2024 (Migliore opera prima, Miglior attore esordiente) a fronte di sette nomination, ecco Chien de la Casse: un film di Jean-Baptiste Durand con Anthony Bajon, Raphaël Quenard e Galatéa Bellugi, ora al cinema con No.Mad Entertainment.

Anthony Bajon, Raphaël Quenard e Galatéa Bellugi in una scena di Chien de la Casse
Anthony Bajon, Raphaël Quenard e Galatéa Bellugi in una scena di Chien de la Casse

Un progetto nato da un’esigenza personalissima di Durand, tanto da renderlo la sua opera prima: «Sono cresciuto a Montpeyroux, in un villaggio nel sud della Francia, circondato da amici e le mie passioni erano il calcio, il rap e il disegno. Quando mi hanno ammesso alla Scuola des Beaux-Arts di Montpellier, istintivamente ho iniziato col disegnare i miei amici. Per colmare un vero vuoto di rappresentazione, perché avevo la sensazione che se da una parte potevamo identificarci un po’ con i film di banlieue, non ci rivedevamo affatto nei film ambientati in campagna. Più tardi, quando ho iniziato a fare film, mi è sembrato naturale raccontare la storia di giovani periurbani che girovagano insieme, ascoltano musica, bevono alcool, fanno canne e che trovano nelle panchine della piazza e nei campi di calcio gli unici spazi di espressione».

E poi c'è l'adorabile Melabar!
E poi c’è l’adorabile Melabar

Da qui la primaria accezione di Chien de la Casse: cinema di territorio. Un’opera antropologica, forte e violenta, senza filtri, limpida ma non priva di poesia, espressione del vissuto di Durand che racconta di famiglia, fraternità e appartenenza ad un gruppo – o a un branco – ma soprattutto della potenza dei legami che uniscono gli individui. Come Dog e Miralès, e la loro bromance fatta di fedeltà ma anche di sottomissione e alienazione. Questo fino all’arrivo di Elsa che ne scuote il torpore esistenziale rivelando a entrambi le criticità del loro rapporto e un nuova visione per l’avvenire. E poi c’è la visione di Durand che cresce in una narrazione che vive di delicatezza e sospiri, durezza, empatia e affetto, e di un sapore comico che scorre sottotraccia rivelandosi nei momenti migliori.

Chien de la Casse, opera prima di Jean-Baptiste Durand, al cinema con No.Mad Entertainment
Chien de la Casse, opera prima di Jean-Baptiste Durand, al cinema con No.Mad Entertainment

Un piccolo-ma-grande film, Chien de la Casse, dove se il pubblico italiano riconoscerà nel volto e nella forza di Elsa quella Bellugi rivelazione di un’altra (bella) opera prima come Gloria! di Margherita Vicario – e saprà affezionarsi al dimesso ma coraggioso Dog del talentuoso Bojan – è di Quenard e del suo Miralès, della sua mimica irresistibile, nei suoi tempi comici da mattatore e del suo essere spigoloso con gli uomini ma senza difesa con il cane Malabar, che verrà conquistata. Un film di cui non potrete fare a meno.

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