È lui la mente geniale che ha portato alla luce La Casa di Carta: Álex Pina, dopo la vittoria della Ninfa d’Oro come migliore serie drammatica al Festival della TV di Monte Carlo, incassa un altro successo, siglando un accordo in esclusiva con Netflix. Dopo l’annuncio della terza stagione – la serie sarà disponibile dal 2019 – arriva quest’altra incoraggiante notizia che assicura contenuti di alta qualità, da una penna che è già sinonimo di garanzia, anche grazie alla sua casa di produzione, la Vancouver Media. Quella che viene descritta come ‘una sfida rivoluzionaria‘ sembra, invece, una scommessa vinta in partenza, da uno degli autori più stimati d’Europa, attualmente alle prese con un altro dramma adrenalinico: Sky Rojo.

LA STAGIONE 3 «La proposta di Netflix ci ha preso talmente alla sprovvista che volevamo assolutamente essere all’altezza delle aspettative. La pressione è altissima, ma sapevo che per tornare con nuovi episodi avrei dovuto iniziare da un’idea davvero eccezionale, perché da questo nuovo capitolo ci aspettiamo grandi cose. Mi sono chiesto: ora che i protagonisti sono miliardari e liberi, perché dovrebbero rimettersi in discussione tornando nel mondo del crimine?».

NEW ENTRY «Nella prima foto ufficiale si vede un volto coperto accanto ad alcuni interpreti già noti, non vogliamo anticipare nulla né svelare chi altro ci sarà. Una cosa è certa: invece delle iniziali 18 puntate, abbiamo deciso di ridurle a 15 per accelerare il ritmo e rendere il racconto ancora più avvincente. In questo momento stiamo scrivendo come matti… Sarà un capitolo liberatorio, elettrizzante, un passo avanti inaspettato».

IL SUCCESSO «Se mi aspettavo tutto questo entusiasmo? La reazione internazionale mi ha colto alla sprovvista, soprattutto dopo l’accoglienza non proprio entusiasmante su Antena 3 in Spagna. Netflix ha comprato la serie e l’ha lanciata senza alcuna campagna di marketing. So bene che un successo del genere ti capita una volta nella vita. E pensare che avevamo un budget di poco superiore al mezzo milione di euro per realizzarlo…».

IL COLPO DEL SECOLO «Questo tema, il colpo perfetto, mi ha sempre affascinato perché racchiude tanti archetipi maschili: soldi, sesso, azione. L’idea che ci fosse una macchina sforna-denaro mi ha intrigato, d’altronde al cinema e in tv si è visto rubare di tutto, dai diamanti alle opere d’arte, e serviva qualcosa di nuovo. I nostri protagonisti invece i soldi se li fanno fa soli, tirando fuori il buono e il cattivo dell’umanità. Ho mescolato thriller e sentimenti e pare abbia funzionato».

I PERSONAGGI «Molti mi chiedono perché abbiamo scelto proprio le città per i nomi dei characters. In realtà non è stata una decisione facile o istintiva, abbiamo cambiato mille opzioni, compresi i pianeti, finché un giorno non abbiamo visto per strada l’insegna Tokyo e ho avuto l’illuminazione. E ora non mi sembra vero che la gente si tatui la faccia del professore o della stessa Tokyo sulle braccia! In Germania sono accorse oltre 50 mila persone a cantare Bella Ciao ad un festival…».

ICONOGRAFIA «Gli elementi chiave sono decisamente pop, dal volto di Dalì sulle maschere, all’identità culturale dei nomi che richiamano le caratteristiche dei singoli personaggi, dall’esoticità di Nairobi all’indole inquadrata di Berlino. Il rosso, poi, doveva definire un impatto forte, infatti non troverete altri colori primari nella fotografia. Ci hanno spesso paragonato a Prison Break ma, devo dirlo, io mi sono sentito più ispirato da Quentin Tarantino e Breaking Bad».
Alvaro Morte: «Ecco cosa vedrete nella terza stagione de La Casa di Carta…»
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