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Adam Sandler: «Murder Mystery 2, il mio viaggio d’attore e quel tesoro di Brendan Fraser…»

Mentre su Netflix arriva il sequel, l’attore racconta a Hot Corn il suo percorso. Tra set, critica e famiglia…

Murder Mystery 2
Adam Sandler e Jennifer Aniston alla prima di Murder Mystery 2. Foto Charley Gallay/Getty Images per Netflix

LOS ANGELES – L’ultima volta che lo avevamo visto in Murder Mystery, Adam Sandler stava festeggiando con Jennifer Aniston il loro anniversario a bordo dell’Orient Express dopo aver risolto l’omicidio del miliardario Malcolm Quince, interpretato da Terence Stamp. Adesso la coppia ritorna su Netflix nel sequel, scritto e diretto da Jeremy Garelick, e così in Murder Mystery 2 li troviamo a quattro anni dal loro primo caso di omicidio che li aveva portati anche sulle sponde del lago di Como. I loro personaggi, Nick e Audrey Spitz, sono diventati detective a tempo pieno, ma faticano ad avviare la loro agenzia e nel secondo capitolo, sempre targato Netflix e girato tra le Hawaii e Parigi, sono invitati a festeggiare il matrimonio di un loro amico – Adeel Akhta – sulla sua isola privata, dove si ritroveranno però (ovviamente) coinvolti in un nuovo mistero.

Murder Mystery 2
Adam Sandler alla prima di Murder Mystery 2. Foto di Phillip Faraone/Getty Images for Netflix

Per l’occasione incontriamo Adam Sandler a Beverly Hills, al Four Season, per farci raccontare il suo ritorno alla commedia che arriva dopo due grandi ruoli lontani da gag e battute: un ex giocatore di basket in Hustle, dramma sportivo diretto da Jeremiah Zagar (ve lo avevamo raccontato qui), e un avido gioielliere newyorkese dipendente dal gioco nel cult Diamanti Grezzi dei fratelli Safdie (ne avevamo parlato qui), per cui ha vinto un Independent Spirit Award come miglior attore ma è stato ancora una volta ignorato (incredibilmente) dall’Academy. In quest’intervista Sandler, che a settembre compirà 57 anni ed è padre di due figlie – Sadie e Sunny, di 16 e 14 anni – ripercorre insieme a Hot Corn le tappe della sua carriera, iniziata in TV nel 1987 con I Robinson e al cinema a 23 anni sul set di Going Overboard, all’epoca distrutto dalla critica.

Murder Mystery 2
Adam Sandler e Jennifer Aniston a Parigi in una scena di Murder Mystery 2.

LE COMMEDIE – «Ho sempre amato girare commedie. All’inizio mi divertivo e basta ma poi, grazie anche a un po’ di fortuna, dopo l’esperienza al Saturday Night Live, ho iniziato a fare molti film. Dopo alcune esperienze anche con grandi registi, io e il mio compagno di stanza all’università Tim Herlihy abbiamo scritto Billy Madison nel 1995. Non sapevamo bene come si faceva un film, ma sapevamo cosa ci faceva ridere e qual era il tipo di film che volevamo vedere al cinema. Ricordo anche che quando ho iniziato a lavorare a quella pellicola con la regista, Tamra Davis, non avevo minimamente tenuto in considerazione la critica. Non mi ero nemmeno reso conto che sarebbe arrivata quella roba! Pensavo solo che se fai un film, allora la gente lo va a vedere e basta. Invece la maggior parte dei giornali definiva Billy Madison spazzatura…».

I due debutti di Sandler: in TV nel 1987 con I Robinson e al cinema nel 1989 con Going Overboard.

LA CRITICA – «La prima cosa che pensi quando leggi una critica feroce nei tuoi confronti è che tua nonna lo leggerà sui giornali, e con lei lo faranno poi i suoi amici e conoscenti e via dicendo. Un sacco di membri della mia famiglia hanno dovuto prendere le mie difese nel caso di Billy Madison. Direi che le cose sono però migliorate con le due commedie che sono uscite successivamente, Un Tipo Imprevedibile e Prima o Poi me lo Sposo. Per fortuna mio padre, mia madre, mio fratello e le mie sorelle sono stati sempre i miei primi fan. E il mio obiettivo è sempre stato quello di farli ridere e di renderli orgogliosi. Papà (scomparso nel 2003, nda) si chiamava Stanley come il personaggio che ho interpretato in Hustle, Stanley Sugerman. Non a caso per quella parte mi sono fatto crescere la barba come ce l’aveva lui…».

Adam Sandler in una scena di Billy Madison. Era il 1995.

IL MESTIERE – «Nel corso degli anni impari molte cose di questo mestiere. Per esempio quando sono stato diretto da Paul Thomas Anderson sul set di Ubriaco d’Amore ho imparato a essere paziente. Molto paziente. Come regista Paul era molto visivo, vedeva il film già fatto. Mentre giravamo, aveva già tutto in testa, pensava alla musica, a come doveva essere il mix di ogni scena. Per me è stato interessante osservarlo perché non mi ero mai approcciato così a un film. Non ho mai pensato in quel modo. Ho sempre e solo pensato: “Ok, mettiamoci dentro le battute”. Insomma, raccontiamo la nostra storia e cerchiamo di girarla in un modo che faccia ridere il più possibile e poi vediamo che succede…».

Adam Sandler
In Ubriaco d’amore, nel 2002, per cui fu candidato al Golden Globe.

IO & BRENDAN – «Sì, in Airheads – Una band da lanciare ho girato assieme a Brendan Fraser, che ha appena vinto l’Oscar. Che dire? Lui è un tesoro. Ci siamo sentiti molto ultimamente. E non potrei essere più felice per lui, anche perché la sua performance in The Whale è semplicemente pazzesca. Brendan è sempre stata una persona fantastica ed è sempre stato molto diverso da tutti noi. Era come se prendesse la cosa davvero sul serio. Studiava ogni dettaglio del suo personaggio, si soffermava sul significato di ogni singola battuta. Spero che ogni suo sogno si realizzi. È una brava persona…».

Sandler con Brendan Fraser (e Steve Buscemi!) in Airheads. Era il 1994.

LA MIA FAMIGLIA – «La cosa buffa della mia famiglia è che non andavamo mai da nessuna parte, mai in vacanza. Ogni volta che sentivo parlare di altre famiglie che andavano da qualche parte i miei genitori dicevano: “Restiamo a casa. Magari andiamo in Florida dalla nonna”. Ma mio padre era un tipo a posto che si dedicava alla famiglia e amava molto mia madre. Come lui, anch’io sono molto legato a mia moglie (Jackie Titone, conosciuta sul set di Big Daddy nel 1999, nda) ci aiutiamo a vicenda, soprattutto quando si tratta di prendere decisioni. Papà poi è sempre stato il mio allenatore, il mio punto di riferimento in ogni partita di campionato di calcio e di basket. Tra l’altro non sono mai stato eccellente in nessuno sport! Verso i dieci anni, mentre gli altri bambini stavano diventando molto più forti di me, io passavo il tempo a pensare: “Un giorno scriverò una commedia”».

Hustle
Adam Sandler con Juan Hernangómez in una scena di Hustle.

UN EROE – «Se ho mai incontrato un mio eroe su un set? Oh, sì. Julius Winfield Erving II, ex cestista statunitense, professionista nella NBA degli anni Settanta, conosciuto da tutti come Doctor J. Ci siamo incontrati girando Hustle. Da bambino avevo un suo poster in camera. Avevamo un piccolo muro di mattoni, io e mio fratello, e avevamo deciso di appendere il suo manifesto. Vivevamo nel New England, quindi lui era visto come un nemico perché dalle mie parti erano tutti fan dei Celtics, mentre lui giocava per i Philadelphia 76ers. Ma a noi Doctor J piaceva tantissimo. Io ero un fan dei Knicks e il mio sogno era farlo giocare con loro…».

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  • VIDEO | Qui il trailer di Murder Mystery 2:

 

 

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