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3/19 | Silvio Soldini, Kasia Smutniak e l’importanza del (fragile) lato umano

Solitudine, rinascita, tempo, consapevolezza: il film diretto da Soldini esplora diversi temi nevralgici

3/19
3/19

ROMA – Alti e bassi, una vita che non stacca, lo smartphone che suona, l’ennesimo tramezzino a pranzo, tra un’inutile call e una chiacchiera con la collega d’ufficio. Giornate che scorrono tutte uguali, fagocitate da un tempo che non torna, mentre non ci (vogliamo) accorgere che siamo solo parte di un ingranaggio perpetuo e incessante che macina produttività e azzera le speranze. Vestito da melò, spostato poi sul dramma umano, con accennate venature thriller, successivamente diventando racconto intimo, 3/19 di Silvio Soldini racconta di una donna in carriera, Camilla, che dopo un incidente cambia visione sul mondo e, soprattutto, su sé stessa.

Kasia Smutniak è Camilla in 3/19
Kasia Smutniak è Camilla in 3/19

Ad interpretarla c’è Kasia Smutniak, in un ruolo che ne esalta bravura e istinto, fin da subito coesa ed efficace nel personaggio, avvocatessa di successo e una figlia ormai grande (Caterina Forza), sconvolta da in una notte di pioggia a Milano. Sì perché Camilla, alle prese con l’ennesima grana lavorativa, causa un incidente stradale di cui forse è responsabile. A rimetterci un ragazzo senza nome, uno dei tanti invisibili che cercano fortuna nella grandi città europee. Scossa, turbata, affranta, Camilla si getta in un’indagine che la porta molto lontana dai luoghi che conosce, dalle abitudini che l’hanno divorata. Con lei, in un percorso incerto e strano, c’è Bruno (Francesco Colella), direttore dell’obitorio, che l’aiuterà a venire a capo del mistero, facendo sì che Camilla si apra ad un mondo rimasto interdetto per troppo tempo.

3/19
Caterina Sforza e Kasia Smutniak

Ed è proprio il tempo in 3/19 a fare da protagonista assoluto, mentre Silvio Soldini (anche sceneggiatore insieme a Doriana Leondeff e Davide Lantieri) aggiunge ad esso altri temi portanti. Il cambiamento e la rinascita, il destino, l’identità e la memoria. In due ore il film gioca e plasma il senso dell’opposto e del contrapposto, sia a livello narrativo che visivo. La Camilla di Kasia Smutniak è spaccata in due, e più volte metaforicamente scende da una macchina per respirare l’aria pulita di una vita senza schemi, senza calendario, senza scadenze. Fuori c’è un mondo inesplorato, c’è la quiete, c’è quella figlia tanto diversa quanto uguale a lei. Soldini preme molto su questo aspetto: interno ed esterno, respirazione ed espiazione.

Francesco Colella e Kasia Smutniak in 3/19
Francesco Colella e Kasia Smutniak in 3/19

Allora, come cornice, non poteva che non esserci quella effimera di Milano, con le sue contraddizioni e la sua apparenza. I grattacieli di vetro, quelli della produttività e dei milioni, e le strade in cui l’accoglienza diventa lotta alla sopravvivenza. In 3/19 Camilla si affaccia dalla sua grande casa per scrutare l’intimità di altre vite, per capirle e nonostante tutto invidiarle. Ma più di altro l’opera di Soldini spiega quanto sia fondamentale scendere a patti con il nostro lato umano, che oggi più di ieri va compreso e ascoltato. Bisogna prendersi cura di lui – ci dice il bel personaggio di Bruno – altrimenti rischiamo di essere anestetizzati in una dimensione da cui è impossibile uscire.

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Qui l’intervista a Kasia Smutniak:

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