ROMA – La musica per film è fatta di grandi sodalizi. Se si nomina Sergio Leone è impossibile non citare Ennio Morricone, così come Federico Fellini e Nino Rota, Steven Spielberg e John Williams, Robert Zemeckis e Alan Silvestri. Ma c’è una coppia che, insieme, ha rivoluzionato il corso della musica per film. Di chi stiamo parlando? Semplice: Alfred Hitchcock e Bernard Herrmann. E se volete saperne di più di questa collaborazione leggendaria ora c’è un libro – il primo italiano -, Le vertigini di Hitchcock (edito da IGS Publishing), che ne racconta la genesi e l’evoluzione. A firmarlo il compositore Eugenio Tassitano che non si limita a fare una mera cronaca degli eventi ma analizza due dei capolavori firmati dalla coppia Hitch & Benny: Vertigo e Psycho.

Partendo da un focus dedicato al rapporto di Hitchcock con la musica – dai cameo nei suoi film quasi sempre con uno strumento sottobraccio al ruolo centrale che ha la musica negli intrecci narrativi delle sue opere – ed un altro dedicato alla figura di Herrmann – dal rapporto con Orson Welles per cui scriverà le musiche di Quarto potere fino alla “seconda vita” regalatagli da Martin Scorsese e Brian De Palma – Le vertigini di Hitchcock si sofferma poi sulla genesi dei due capolavori del regista inglese e le relative musiche ideate da Herrmann (quasi mai seguendo le indicazioni di Hitch!).
Grazie all’ausilio di immagini tratte dai due film e partiture della colonna sonora, Tassitano si addentra poi nell’analisi dettagliata di alcune scene chiave dei due film. Una parte sicuramente più tecnica ma mai respingente, neanche per i lettori non avvezzi a tecnicismi musicali che permette di scoprire significati più profondi – oltre ad aneddoti inediti – di opere e musiche celebri, dai titoli di testa di Vertigo realizzati da Saul Bass alla sequenza della doccia di Psycho con cui, di fatto, Herrmann inventa il suono della paura.

«Il ventunesimo secolo non sarà interessato tanto alla nostra pittura, alla nostra letteratura o alla nostra architettura quanto ai nostri film, perché il film è la prima vera forma d’arte originale del ventesimo secolo. I veri compositori accolgono ogni opportunità di scrivere musica e qualsiasi compositore che disdegni di scrivere musica per film, radio o televisione, o qualsiasi altro mezzo, è condannato all’oblio». È con questa citazione di Bernard Herrmann che Tassitano apre il suo libro. Un pensiero profetico e moderno come lo era la musica del compositore newyorchese destinato al mito.
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