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Zero Dark Thirty, Jessica Chastain e la vera storia della cattura di Bin Laden

Ma chi fu davvero l’agente CIA a capo della missione nel film di Kathryn Bigelow?

Jessica Chastain è l'agente della CIA Maya Lambert in Zero Dark Thirty

MILANO – Se tra cinquant’anni, chi verrà dopo di noi, dovesse descrivere questa prima parte di nuovo secolo scegliendone le immagini più rappresentative, di sicuro inserirebbe questa foto sotto, scattata nel seminterrato dell’ala ovest della Casa Bianca il 2 maggio del 2011. Quella che, per intenderci, vede insieme il team della sicurezza nazionale degli Stati Uniti, tra Barack Obama e Hillary Clinton, riunito nella Situation Room per seguire in diretta l’operazione Neptune Spear, la missione per catturate Osama Bin Laden organizzata dai Navy SEALs, divisione antiterrorismo della Marina degli Stati Uniti.

Barack Obama, Joe Biden, Hillary Clinton e il team della sicurezza nazionale nella Situation Room nel 2011

Solo un anno dopo Kathryn Bigelow ha realizzato Zero Dark Thirty. Il titolo è un chiaro riferimento al gergo militare utilizzato per identificare la mezzanotte e mezzo del 1 maggio 2011, orario in cui scattò ufficialmente l’operazione approvata dall’amministrazione guidata da Obama. La pellicola ripercorre le tappe che dal 2001, anno dell’attentato alle Torri Gemelle, hanno portato a quella fatidica notte. Come? Grazie alla sua protagonista, l’agente della CIA Maya Lambert (Jessica Chastain) impegnata in prima linea nella ricerca del nascondiglio del leader a capo di Al-Qaida ad Abbottabad, in Pakistran.

Jessica Chastain in una scena di Zero Dark Thirty

Un personaggio fittizio, certo, ma ispirato alla realtà. Più precisamente, come hanno poi svelato articoli di testate autorevoli come il Washington Post, all’agente Alfreda Frances Bikowsky e al saggio No Easy Day di Mark Owen, uno dei Navy SEALs impegnati nella missione. Candidato a cinque Premi Oscar, il film non fu però immune a polemiche e controversie. Dall’accusa all’amministrazione Obama – fortemente respinta – di ave messo a repentaglio la sicurezza nazionale dando accesso alla Bigelow ad informazioni secretate passando per la rappresentazione stereotipata del Pakistan fino ad una versione fin troppo edulcorata della stessa Bikowsky.

Una scena delle torture inflitte ai prigionieri in Zero Dark Thirty

“The Unidentified Queen of Torture” veniva descritta nel 2014 l’agente della CIA nel rapporto del Senato sulle torture inflitte ai prigionieri. «Ho ripetuto più volte che l’America non tortura» si vede pronunciare Barack Obama in una sequenza del film che riprende un’intervista dell’ex Presidente rilasciata a 60 Minutes. Eppure l’America di Bush prima e di Obama dopo ha torturato eccome i suoi prigionieri – ricordate le prigioni di Abu Ghraib e di Guantanamo? – per ottenere informazioni tramite waterboarding, privazione del sonno o scatole di confinamento.

I Navy SEALs in azione in una scena del film

“Tecniche non convenzionali” mostrate anche in Zero Dark Thirty alle quali la Maya Lambert di Jessica Chastain si oppone fermamente. Ecco, nella realtà le cose non sarebbero andate esattamente come ha ricostruito la sceneggiatura del giornalista e sceneggiatore Mark Boal, compagno della regista che ha firmato anche gli script di altri suoi film, da The Hurt Locker – Oscar al Miglior Film nel 2010 – al più recente – e sottovalutato – Detroit.

Diane Marsh in The Looming Tower ispirata ad Alfreda Frances Bikowsky

Ma se pensate che quello di Zero Dark Thirty sia l’unico ritratto dedicato, tra cinema e tv, ad Alfreda Frances Bikowsky dovrete ricredervi. Anche la mini-serie Hulu, The Looming Tower, si è ispirata all’agente della CIA per il personaggio di Diane Marsh (Wreen Schmidt), dipinta come una delle responsabili del mancato passaggio d’informazioni tra FBI e CIA che avrebbero permesso di scongiurare l’11 settembre. Un ritratto senz’altro meno lusinghiero di quello riservatole in Zero Dark Thirty.

  • La colonna sonora di Zero Dark Thirty firmata da Alexandre Desplat:

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