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Crossmediale, VR e industry | E se il futuro passasse attraverso un contest?

Alla seconda edizione, il progetto che trasforma il cinema in realtà virtuale diventa più grande

la realtà che non esiste
Industry

ROMA – Cinema e futuro: come combinare due mondi? È il contest La realtà che non esiste a porgere la difficile domanda, dopo aver raggiunto nel primo anno di vita il successo di pubblico e social di Happy Birthday, primo cortometraggio in VR ad aver vinto il concorso ed essere stato presentato alla scorsa Mostra di Venezia. I pionieri del nuovo mondo virtuale? One More Picture e Rai Cinema Channel, che lanciano la seconda edizione aperta a tutti gli aspiranti artisti e sognatori, la cui miglior sceneggiatura verrà seleziona per lo sviluppo del progetto crossmediale. Il premio? L’opportunità a cui qualsiasi sceneggiatore e filmmaker aspira: non solo la realizzazione di un corto, ma anche di un videomapping e di un audiovisivo in realtà virtuale.

A presenziare al convegno La realtà virtuale: lo storytelling entra nel futuro, è il Presidente dell’Anica Francesco Rutelli, che ha presentato e introdotto lo scopo prefissato per il nuovo anno: «One More Picture è il partner ideale per La realtà che non esiste. È un ambiente in cui le possibilità di dialogo aumentano a dismisura, in cui vengono integrati altri linguaggi oltre alle tradizionali immagini in movimento. Il cinema nasce in un caffè parigino e, ad oggi, è diventato un prodotto di massa, che non può più ignorare il digitale, anzi sta finalmente cominciando a maneggiarlo. È importante che il processo industriale italiano si apra a nuovi orizzonti, in cui si possano integrare sia lo sviluppo che il servizio pubblico. Il grande cinema italiano ora è tutto nella tecnologia” conclude Rutelli «Forse i confini non ci sono davvero più».

Nelle fila della One More Picture, e in un ruolo di primo piano per ciò che riguarda il laboratorio creativo del contest, è la produttrice cinematografica e multimedia Manuela Cacciamani, attenta nello specifico a ciò che i partecipanti dovranno proporre per poter partecipare: «Ciò che cerchiamo sono persone che sappiano creare contenuti diversi. La realtà che non esiste partiva già in grande lo scorso anno, ma quest’anno siamo pronti a espanderci ulteriormente. La novità maggiore? Che oltre al cortometraggio lineare i vincitori lavoreranno a un videomapping e a un corto in VR, che li porterà fino all’Expo Dubai 2020». 

È nella figura di Paolo Del Brocco che tradizione e innovazione, sociale e creatività si incontrano. Amministratore delegato di Rai Cinema, per Del Brocco l’esperienza del VR è totalmente nuova, ma è cosciente dell’influenza che avrà sempre di più nel futuro: «La VR è qualcosa di insolito, soprattutto per me. Quando mi era stato mostrato il progetto non ne ero molto convinto, perché forse non riuscivo a coglierne il linguaggio profondo. Ma, avendo appreso bene di cosa si tratta, era ovvio che la Rai doveva porsi in prima fila per questa forma di innovazione. È un’alfabetizzazione al digitale per il pubblico e può stimolare enormemente l’industria”. Il consiglio di Del Brocco? “Codificare la narrativa sul VR. È un modo diverso dal solito, bisogna capire come raccontare una storia in un’altra dimensione».

Ma cos’è, nella pratica, il VR e quali sono le sue applicazioni possibili? «Il VR, rispetto ai media tradizionali, vede le proprie difficoltà legate allo strumento, ma ha anche delle potenzialità infinite, quasi difficili da individuare tutte ad oggi» spiega il CEO e Innovation strategist di Axed Group Gennaro Coppola «È quasi un teletrasporto, permette ai sensi di spostarsi da un luogo all’altro. Questo rende la partecipazione diversa dal 2D, ma il problema che resta con il VR è il suo essere trattato come show, ad esempio quando si dà a chi ne fruisce la sensazione di essere su una montagna altissima e nulla più. La cosa che manca ora come ora è saper raccontare una storia con il VR. Sullo schermo dieci secondi passano, nella realtà virtuale no, quindi bisogna intercettare limiti e punti forti e raccontarli in VR».

Terry Gilliam e Achille Lauro con il cast di Happy Birthday a Venezia.

È Carlo Rodomonti, moderatore dell’incontro e responsabile marketing e digital di Rai Cinema, a rispondere alle nostre domande, andando a fondo nei temi e nella fantasia necessarie per il progetto: «Con la realtà virtuale siamo allineati con gli altri Paesi, anche se siamo partiti dopo. Per quanto riguarda le tematiche c’è libertà totale, ma chi sceglierà di affrontare dei temi sociali avrà dei punti extra. La tecnologia e lo storytelling devono trovare il proprio significato e noi, come Rai, lo scorso anno abbiamo trovato in Happy Birthday e nel suo tema degli hikikomori il giusto mix di componenti. E, in base agli elementi della storia, portiamo all’interno del progetto una serie di personalità che troviamo adatte, come è accaduto con Achille Lauro e Terry Gilliam, che ha realizzato il poster di Happy Birthday. Si tratta di trovare i personaggi giusti, e anche dei partner che sappiano sostenersi a vicenda, per parlare in modo innovativo».

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