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The Crown 5 | L’ora più buia della monarchia e la forza dirompente di Lady D

Un capitolo elegante nella messa in scena e nella scrittura ma con qualche piccola sbavatura

The Crown 5
Un'immagine di The Crown 5

ROMA – «Affidabile e costante, in grado di resistere a qualsiasi tempesta». Una frase pronunciata nel 1953 dalla neo Regina Elisabetta II chiamata da inaugurare il Britannia, lo yacht della Famiglia Reale inglese. È con questo avvenimento che si apre The Crown 5, la quinta e penultima stagione della serie Netflix scritta da Peter Morgan ed incentrata sulla vita della sovrana. Ma quella frase sembra racchiudere alla perfezione anche i settant’anni di regno della Regina scomparsa lo scorso 8 settembre. E questo quinto capito è quello che forse più di tutti sottolinea lo sforzo compiuto dalla sovrana nel traghettare un’istituzione ormai ritenuta troppo ancorata al passato – non a caso nel riferirsi a lei si cita “La Sindrome della Regina Vittoria”, l’incapacità di fare i conti con il mondo che stava cambiando sotto i suoi occhi – verso un decennio, gli anni Novanta, in cui molti dei suoi sudditi, stando ad un sondaggio del Sunday Times, la ritenevano ormai «irrilevante, vecchia, costosa, obsoleta». Proprio come il Britannia.

The crown 5
Imelda Staunton nei panni della Regina Elisabetta

È con questa metafora (e molte altre, in puro stile Morgan) che The Crown 5 si dipana nel corso di dieci episodi che costituiscono il racconto di un decennio cruciale nella storia della monarchia inglese di cui gli spettatori hanno un ricordo vivido, tra prime pagine dei tabloid, interviste dalla potenza mediatica incandescente, divorzi, scandali e passaggi politici decisivi per il futuro del Paese. Ambientata tra il 1991 e il 1997, questa quinta stagione è stata criticata o non del tutto celebrata da molte testate straniere che imputano alla narrazione di Morgan un andamento altalenante e delle licenze storiche non propriamente riuscite. È indubbio che questo nuovo capitolo sia quello meno uniforme, con episodi più potenti di altri, ma è anche indubbio che The Crown 5 – così come l’intera serie Netflix – rappresenti il titolo più rilevante e sbalorditivo della piattaforma streaming in termini di scrittura, messa in scena ed interpretazioni.

Una scena di The Crown 5

Parlando di prove attoriali, come ogni due anni, anche The Crown 5 vede un ricambio totale del cast. Per interpretare Elisabetta II è stata scelta Imelda Staunton, simile nell’aspetto ma forse fin troppo emotiva nelle espressioni facciali rispetto all’impenetrabilità leggendaria della sovrana. Al suo fianco il Principe Filippo di Jonathan Pryce, la splendida Principessa Margaret di Lesley Manville, Dominic West nei panni, sbagliati, di un Principe Carlo troppo lontano nella fisicità e nell’emotività dall’originale (la scena del ballo hip hop ne è forse l’esempio più lampante) ed Elizabeth Debicki in quelli, straordinari, della Principessa del Galles. La sua Lady D è intrisa di tutta la malinconia, ironia e disperato bisogno di essere amata con cui la Storia e una parte della stampa ci hanno fatto conoscere quella donna dagli occhi grandi e il capo inclinato capace di stregare il mondo.

the crown 5
Carlo e Camilla

The Crown 5 si divide nel racconto proprio tra la crisi della monarchia incapace di comunicare con il mondo moderno e il definitivo naufragare del matrimonio tra Carlo e Diana culminato in un divorzio che, ironia della sorte, è forse il primo elemento di contatto – dopo anni di incomunicabilità – tra due universi schiacciati da secoli di regole (im)possibili da infrangere. Tra il Tampaxgate e l’intervista esplosiva alla BBC che Lady D – vero elemento di contatto con il popolo visto come una minaccia dalla famiglia reale – concesse al giornalista Martin Beshir – si scoprirà, solo recentemente, ottenuta fornendo alla Principessa prove false circa pagamenti dei servizi segreti per pedinarla -, la quinta stagione ricostruisce alcuni passaggi della Storia recente ancora ben impressi nelle nostre menti mostrandocene il dietro le quinte.

Mohamed Al-Fayed interpretato da Salim Daw al fianco di Dodi interpretato da Khalid Abdalla

Ma The Crown 5 ci concede alcuni dei suoi momenti più memorabili anche nel racconto dell’ascesa di Mohamed Al-Fayed (Salim Daw), padre dell’ultimo compagno di Diana, Dodi (Khalid Abdalla), e del suo desiderio di avvicinarsi alla sovrana grazie al rapporto con l’ex valletto personale di Re Edoardo VIII, Sidney Johnson (Jude Akuwudike), che gli aprì le porte della società inglese svelandogli ogni segreto acquisito in anni di servizio (tra gli episodi più riusciti di questa stagione). Quel decennio tempestoso è ormai passato ma rappresenta lo spiraglio attraverso cui la monarchia ha dovuto, forzatamente, aprirsi al nuovo per sopravvivere.

Dominic West ed Elizabeth Debicki in una scena della serie

E ciò che è accaduto in quella manciata di anni ha gettato le basi per la rivoluzione compiuta da Harry e Meghan. L’ennesimo terremoto in casa Windsor capace di scuotere fin nelle fondamenta la famiglia reale con un’altra intervista, questa volta concessa a Oprah Winfrey, che ha infranto (ancora una volta) la prima regola dei reali: il silenzio. Chissà se l’ultima stagione arriverà a raccontare anche la Storia a noi contemporanea con l’ennesima divisione familiare e quell’ultimo saluto del popolo alla sua Regina che ha segnato la fine definitiva del XX secolo, tra controversie e ombre sì, ma anche con una fedeltà intatta verso il ruolo che fu chiamata a ricoprire. Una sovrana «affidabile e costante, in grado di resistere a qualsiasi tempesta».

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Qui sotto potete vedere il trailer di The Crown 4:

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