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Perché dovete vedere The End of the F***ing World

Due teenager problematici ed una fuga strampalata: un nuovo piccolo cult

«Ho 17 anni e sono abbastanza sicuro di essere uno psicopatico». È con la voce fuori campo di James (Alex Lawther) – e Laughing on the outside di Bernadette Carrol in sottofondo – che si apre The End of the F***ing World. Otto episodi disponibili su Netflix dopo la messa in onda, lo scorso ottobre, su Channel 4, emittente britannica già “casa” delle prime due stagioni di Black Mirror, Misfits e This is England ’86 ’88 e ’90. Creata da Jonathan Entwistle e scritta da Charlie Covell (Marcella), la serie si basa sull’omonimo graphic novel del 2013 realizzato dal fumettista americano Charles S. Forsman. Protagonisti Alex, adolescente incapace di relazionarsi con il prossimo, e Alyssa (Jessica Barden), coetanea impulsiva e sboccata. Galeotta per i due una pausa pranzo alla mensa scolastica. Lui vede in lei la sua prima potenziale vittima, lei in lui un diversivo dalla “città più noiosa del pianeta”.

 

Il risultato? Una fuga on the road dalle loro rispettive vite attraverso una provincia inglese che ricorda l’America, tra imitazioni di diner anni ’50 e piccole stazioni di benzina a conduzione familiare. Caratterizzata da una scrittura brillante ed equilibrata nell’alternare umorismo nero, dramma, parentesi romantiche e venature dark, la serie si muove tra le atmosfere del cinema indie e del coming of age. L’utilizzo massiccio del voice over, che riflette le reali emozioni e pensieri dei protagonisti, non appesantisce bensì contribuisce a scandire la narrazione alternando il duplice punto di vista. Merito anche della durata degli episodi, tutti sotto i trenta minuti, che rendono The End of the F***ing World irresistibilmente perfetta per il binge watching.

 

A candidare la serie a potenziale cult ci pensano poi le interpretazioni di Jessica Barden (Penny Dreadful) e Alex Lawther (The Imitation Game e Black Mirror 3), improbabili novelli Bonnie & Clyde uniti dalle rispettive solitudini. Due strambi outsider che (guarda caso!) sembrano usciti da un fumetto, complici una camicia hawaiana ed un caschetto biondo platino.

Ciliegina sulla torta una colonna sonora preziosa. Da Trying to get closer to you, brano scritto appositamente per lo show dallo storico chitarrista dei Blur, Graham Coxon, a Funnel of Love di Wanda Jackson, passando per Lonesome Town di Ricky Nelson e, ovviamente, The End of the World di Skeeter Davis.

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