NEW YORK – Un’avventura che lo ha cambiato nel profondo. È con queste parole che Jharrel Jerome ha descritto la sua esperienza nella miniserie Netflix, When they See Us, alla première dello show a New York. Composta da quattro episodi, sceneggiati e diretti da Ava DuVernay e prodotti da Oprah Winfrey e Tribeca Productions, When They See Us narra la storia di uno dei crimini di più ampia risonanza mediatica degli Anni Ottanta, conosciuto come Il caso della jogger di Central Park. Cinque ragazzi condannati ingiustamente per aver picchiato e violentato una donna nel 1989, all’interno del parco di Manhattan. Raymond Santana, Yusef Salaam, Kevin Richardson, Anton McCray e Korey Wise hanno scontato da sei a tredici anni di prigione e sono stati esonerati dai loro crimini nel 2002, quando un altro uomo, Matias Reyes, confessò l’aggressione, ottenendo un risarcimento di 41 milioni di dollari.

Jerome ha passato molto del suo tempo sul set, proprio per comprendere meglio quello che il suo personaggio, Korey Wise, avesse provato dietro le sbarre, scontando una condanna a dodici anni per un crimine che non aveva commesso. «Anche quando non stavamo girando, e tutti andavano in pausa pranzo, io restavo nella cella per capire cosa si prova ad essere in una stanza vuota e recintata senza poter fare nulla», ha raccontato l’attore, acclamato dalla critica per la sua performance, «Portavo il lavoro a casa con me ogni giorno, non riuscivo a dormire, a volte non riuscivo nemmeno a pensare al cibo perché Korey non mangiava».

A differenza del resto del cast di When They See Us, Jerome ha avuto la possibilità di ritrarre Korey Wise in due differenti età, coprendo un arco temporale di circa un decennio. Mentre i suoi co-protagonisti – Ethan Herisse, Asante Blackk, Caleel Harris, Marquis Rodriguez – si confrontano tutti con un altro attore, Jerome era da solo. «Ho sentito una grande responsabilità. Mi sono lasciato andare a quella solitudine», ha spiegato.

Per dar vita all’intenso quarto e ultimo episodio della serie, l’attore newyorchese ha dovuto trascorrere gran parte del suo tempo in diverse carceri, dall’Arthur Kill Correctional (usata anche per Orange is the New Black), alle prigioni del Valhalla e del Queens. Una prova difficilissima per portare sul piccolo schermo la turbolenta sentenza di Wise, la sua lotta per la salute mentale e la violenza subita per mano delle guardie e degli altri detenuti. «Camminavo da una parte all’altra della cella, finché Ava non ritornava dicendomi che erano pronti per girare. Poi, realizzavo “Oh, sono sul set, ma cosa diavolo ho fatto durante tutto il tempo che è passato?”. Non posso nemmeno immaginare che Korey abbia trascorso dodici anni lì», ha sottolineato Jerome.

La vita in carcere, dunque, ha modificato nel profondo il suo modo di essere, facendo emergere paure inconsce. «Ci sono stati momenti in cui stavo tornando alla mia roulotte e ho dovuto spostarmi e avvicinarmi al muro perché c’erano dei veri detenuti. Ricordo di aver camminato vicino a loro, provando una sensazione terrificante, come se fossero pericolosi. Poi ho pensato che fosse la mentalità che ci hanno inculcato a prevalere. Tutto ciò rende vana la tua esperienza di vita, ma ti insegna tanto. Questo è ciò che la serie ha fatto per me, mi ha reso meno ingenuo», ha raccontato scuotendo la testa. E per lui è stata una delusione anche solo aver pensato una cosa del genere.
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Qui potete vedere il trailer di When They See Us:
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