MILANO – Nel novembre 2010 l’opinione pubblica italiana viene sconvolta da un fatto di cronaca. Yara Gambirasio scompare improvvisamente: ha tredici anni ed è una ragazzina come tante: ha tredici anni, frequenta le scuole medie, un futuro nella ginnastica artistica. Una sera sta tornando a casa dagli allenamenti, un furgone le si avvicina e di lei si perde ogni traccia. Iniziano subito le indagini e viene perlustrata a tappeto tutta la zona, in provincia di Bergamo. La svolta arriva tre mesi dopo, quando il suo corpo viene trovato nelle campagne vicino. La storia delle indagini viene ora raccontata in un film co-prodotto da Netflix e Mediaset, Yara, per la regia di Marco Tullio Giordana.

Chiara Bono interpreta la ragazzina che in quei mesi di ricerche è diventata parte della famiglia di tutti, perché chiunque – una figlia, una sorella, una nipote – poteva trovarsi al suo posto. Isabella Ragonese è Letizia Ruggeri, la PM incaricata di seguire il caso e trovare l’assassino. Il film mette in scena le difficili indagini partite immediatamente dopo il ritrovamento, quando gli indizi erano veramente pochi e l’unica strada da percorrere era quella del DNA ritrovato sul suo corpo, che portò all’identificazione del cosiddetto Ignoto 1. La PM, con una messa in campo di forze non comune, organizzò uno screening per testare tutti gli abitanti di quella cittadina che mai si sarebbe immaginata di essere lo scenario di una tragedia come questa, nella speranza di trovare un campione compatibile.

Le indagini arrivarono all’arresto di Massimo Bossetti, un muratore interpretato da Roberto Zibetti (ma ve lo ricordate in Io ballo da sola di Bertolucci?). Conosciamo tutti i mesi che seguirono, gli appelli dei genitori di Yara alla verità, il processo che arrivò alla condanna dell’uomo e l’attenzione mediatica che ci mise un po’ a lasciar andare l’accaduto, non prima di aver scoperto il colpevole a cui tutti volevano dare un volto e un nome. Bossetti è ancora in carcere e continua a dichiarare la sua innocenza. A dieci anni da quel 26 febbraio, Yara di Marco Tullio Giordana ricostruisce passo per passo tutti quei colpi di scena che abbiamo attraverso i servizi dei telegiornali cercando di stare in bilico tra televisione, cinema e diritto di cronaca.

Scritto da Graziano Diana, sceneggiatore della Taodue di Pietro Valsecchi – che ha anche prodotto il film – Yara è un racconto pienamente didascalico che mostra il dietro le quinte delle indagini, l’ostinatezza di Letizia Ruggeri nel dare giustizia a quella piccola innocente e anche le battaglie interiori della PM, lo sconforto e l’umanità che possono assalire chi ha il compito di trovare la verità brancolando nel buio. I racconti di cronaca nera tratti dalle storie vere non sono rari nel cinema, soprattutto quando hanno ottenuto risalto nell’opinione pubblica, e Yara non è da meno. Un film che ha il taglio del resoconto, il ricordo di una tragedia che per un momento ci ha uniti tutti nel dolore.
Qui il trailer di Yara:
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