MILANO – Sono passati due anni da quell’estate del 2020, quando la terza stagione di Westworld finiva lasciando delusi migliaia di fan, costretti a chiedersi che ne sarebbe stato della serie rivoluzionaria creata da Jonathan Nolan e Lisa Joy. E dopo due anni, Westworld 4 è finalmente disponibile su Sky e NOW. La storia continua – così come i suoi protagonisti – a dipanarsi in quel labirinto che dalla fatidica prima stagione si fa sempre più aggrovigliato e opprimente, quasi senza una vera e propria via d’uscita. Il rischio, però, è che in quel labirinto la stessa serie vada a perdersi fatalmente.
Dopo la parentesi di un nuovo parco a tema a Los Angeles, ci spostiamo ora a New York. Una città futuristica dove i cellulari sono diventati trasparenti, le macchine elettriche e senza guidatore, i palazzi di vetro dove tende e tapparelle non esistono più. Ma ci troviamo anche nel deserto, e in un bosco dove c’è la cabina in cui si sta rifugiando Maeve (Thandiwe Newton). Insieme a lei ritroviamo tante facce conosciute: Bernard (Jeffrey Wright), Charlotte Hale (Tessa Thompson), Dolores (Evan Rachel Wood), Caleb (Aaron Paul) e molti altri. New entry di questa stagione è Ariana De Bose, reduce dall’Oscar come Miglior Attrice, che però non è nelle condizioni di esprimere tutto il suo potenziale.
Facce nuove, ma persone diverse. È difficile capire chi sia veramente chi in questo gioco in cui chiunque può cambiare la propria identità. Basta una piccola riprogrammazione, et voilà. Nemmeno morire ha più lo stesso significato. Il che è un grande vantaggio dal punto di vista della produzione, che non deve correre dietro ai casting per ogni nuova stagione, ma per chi guarda dopo un po’ diventa difficile tenere traccia di tutti i cambiamenti. Westworld 4 inizia con le dinamiche che ormai conosciamo bene: un paio di episodi in cui viene introdotto il “nuovo normale”, piani e sotterfugi che iniziano a tramare nell’ombra fino alla rivelazione del grande twist, della nuova incombente minaccia, circa a metà dell’opera. Il che, per una stagione di otto episodi che escono settimanalmente, è davvero tanto tempo.
Il problema da cui Westworld non sembra riuscire a staccarsi è il destino in cui sono incappate tante altre serie prima di lei, portate avanti stagione dopo stagione anche quando la storia ha ormai fatto il suo corso. Ormai la trama è così tortuosa e intricata che si avvolge su sé stessa, ed è complicato persino capire qual è la posta in gioco ogni volta. Una battaglia all’ultimo sangue? Un tira e molla fra giochi di potere e corruzione? Un nuovo ordine mondiale? Tutto questo e anche altro. Ma siamo comunque ben lontani dal profondo terrore esistenziale con cui era partita. Le grandi domande, forse le più grandi che ci sono – cosa significa essere umani, qual è il confine tra una macchina e un essere senziente -, che animavano i suoi inizi sono ora lontane, un orizzonte sfocato a cui certamente la serie mira per il suo atto finale, ma che per il momento rimangono fuori portata.
La tecnologia, l’avanzamento tecnologico che tanto spaventava quando il parco a tema era gestito da un grande Anthony Hopkins (per ora l’unico a non aver goduto della sorte della riprogrammazione), sembra essere diventato solo un contorno in cui uomini e macchine si sfidano. Una sorta di La guerra dei mondi, dove al posto degli alieni ci sono robot senzienti decisi ad assumere il controllo sugli esseri che li hanno creati. Westworld non perde di mira il suo visual futuristico e distopico, ma risultando in una stagione fin troppo monotona e spenta per i suoi standard è davvero come se si fosse smarrito nel suo stesso labirinto. Per l’ora del grande finale, quando arriverà, sarà meglio che abbia trovato l’uscita.
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Qui sotto potete vedere il trailer di Westworld 4:
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