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Wenders, Herzog, Tati, Bergman | Se la risposta è (anche) il cinema d’autore

Serie TV e novità? Non solo: lo streaming può essere anche una formidabile cineteca

cinema d'autore
Klaus e Nastassja Kinski, da Fitzcarraldo di Herzog a Paris, Tecas di Wenders.

MILANO – Chiusi dentro, asserragliati in casa con frigorifero pieno, amuchina e telecomando a portata di mano, spesso ci tuffiamo compulsivamente in serie e novità senza scegliere troppo, ma facendoci scegliere seguendo loghi o pubblicità. Ecco, questo momento di pausa forzata potrebbe servire anche per (ri)partire da un’altra scelta, più ragionata, più meditata, più utile. Perché non cominciare a cercare, invece di essere sempre e continuamente trovati? Oggi abbiamo a disposizione (quasi) tutto, ma paradossalmente continuiamo a percorrere le stesse strade. Un buon punto di partenza per scoprire altro è capire come il digitale regali infinite possibilità: abbiamo una gigantesca videoteca a portata di mano e scegliamo sempre gli stessi cinquanta titoli. E allora?

Il cielo sopra Berlino
Bruno Ganz ne Il cielo sopra Berlino, finalmente disponibile in streaming.

Allora si torna indietro e prima di scegliere si cerca. Un esempio: da oggi su CHILI sono finalmente accessibili in digitale e a costi bassi (parliamo di 2,99 euro) quasi tutti i grandi capolavori del cinema europeo del Novecento, da Wim Wenders a Werner Herzog, da Jacques Tati a Ingmar Bergman, e poi ecco Truffaut, Godard, Fassbinder, Edgar Reitz. Praticamente una miniera in cui riscoprire o scoprire cult come Fitzcarraldo e Cobra verde, Finalmente domenica e Le due inglesi, o addirittura l’Enrico IV di Marco Bellocchio con Mastroianni musicato da Astor Piazzolla per non parlare del Wenders degli anni Settanta e Ottanta, dal capolavoro Paris, Texas a Il cielo sopra Berlino (che pure) e di Fassbinder, da Il matrimonio di Maria Braun a Le lacrime amare di Petra von Kant.

Mon Oncle
Jacques Tati in una scena di Mio Zio. Era il 1958.

Insomma, una cineteca formidabile a cui attingere anche (e soprattutto) per cambiare punto di vista e ricordarsi che il cinema è molto più di un algoritmo, è follia, ambizione, passione, estetica pura e contenuto, irrazionalità e genio. Il primo titolo che dovete recuperare e che in streaming non era facilmente reperibile è senza dubbio Paris, Texas, forse l’apice di Wenders, con la chitarra di Ry Cooder a inseguire il fuggiasco Harry Dean Stanton e l’american dream che si ferma a un motel davanti a un vetro che nasconde la bellezza di Nastassja Kinski: «Perché lo hai abbandonato?». «Non volevo usarlo per riempire la mia solitudine». Meraviglioso.

Paris, Texas
Harry Dean Stanton in Paris, Texas di Wim Wenders.

Il secondo titolo che vi indichiamo per iniziare un nuovo e digitale viaggio d’autore è per forza di cosa Fitzcarraldo, una pazzia totale firmata Werner Herzog con dentro un altro folle come Klaus Kinski, storia di un avventuriero appassionato di lirica (Fitzgerald, ma per gli indigeni Fitzcarraldo) con un’idea fissa in testa: costruire un teatro d’opera a Iquitos, nel cuore della foresta amazzonica. Perché? «Perché chi sogna può muovere le montagne». Basterebbe questo lampo, ma c’è anche Claudia Cardinale, persa in mezzo a un fiume di musica, tra Caruso, Bellini (A te o cara) e la colonna sonora degli amati Popol Vuh del compianto Florian Fricke.

Fitzcarraldo
Klaus Kinski in una scena di Fitzcarraldo di Werner Herzog.

Questo è l’inizio, una traccia verso quella che può essere una nuova porta (segnatevi anche L’amico americano con un grande Dennis Hopper), un ingresso per un viaggio che continueremo nelle prossime settimane e passerà per Lisbona e Praga, tra dilemmi esistenziali e promesse. Un modo unico per capire che il digitale non è solo e per forza serie e novità, ma è anche cultura e cinema allo stato puro.

  • Bergman | L’eredità di un genio chiamato Ingmar
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