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Voglio una vita come quelle dei film | Steve McQueen e quella folle anarchia

Le macchine, la velocità, Le Mans, ma anche la voglia di fuggire. Un documentario racconta tutto

Oltre la leggenda: Steve McQueen.

MILANO – Instancabili e curiosi, continuiamo il nostro percorso tra i documentari dedicati al mondo del cinema nella nostra rubrica. Dopo aver incontrato il maestro del brivido, Alfred Hitchcock ed essere stati travolti dalla paranoia di Shining in Room 237, questa volta abbiamo deciso di provare un brivido diverso, ovvero quello che ci accompagnerà nella vita spericolata di un ribelle come Steve McQueen. Siamo nel 2015 e John McKenna e Gabriel Clarke, registi di numerosi documentari e spot, presentano proprio a Cannes, un documentario: Steve McQueen – Una vita spericolata (lo trovate su NOWtv, Prime Video e Youtube). L’intenzione? Riscoprire l’attore e l’uomo dietro il mito del king of the cool.

Steve McQueen
Steve McQueen sul set

Il documentario su Steve McQueen però non segue le tracce della leggenda di Hollywood – troppo facile, quasi retorico – ma prende un’altra direzione, quella del McQueen antieroe, che produce il film Le 24 Ore di Le Mans come atto d’amore verso l’automobilismo, come atto di resistenza, come atto di fede nei propri confronti. I registi, McKenna e Clark, ritrovano numerose ore di girato della pellicola, mostrando quanto divenne un’ossessione per l’attore. E decidono di parlarne al pubblico, e di dissacrare McQueen, umanizzarlo agli occhi della gente, rendendo possibile un avvicinamento all’attore che qui diventa uomo.

Steve McQueen
Un’immagine de Le 24 ore di Le Mans

Potente e osannato da tutti, McQueen in quel preciso momento avrebbe potuto avere qualsiasi cosa, ma scelse altro, scelse di fuggire dalla gabbia d’oro e voltare le spalle all’industria. La produzione di Le 24 Ore di Le Mans è il suo atto di ribellione verso Hollywood e verso il mondo. Rischiando tutto, gira la pellicola senza copione, abbandonandosi all’ebbrezza della velocità. Ma le regole di anarchia che si era imposto lo portano poi allo sfacelo. Perde tutto.

Lo abbandonano prima il regista, John Sturges, poi lo sceneggiatore, ed infine anche la moglie durante le riprese. Il documentario ci presenta un McQueen disilluso dalla sua follia, ma alla fine in realtà ne esce più solido che mai, meno icona e più persona, un sognatore disposto a tutto. Un documentario che cambia la visione della retorica della vita spericolata, donandole finalmente il rispetto che merita. E dimostrando che l’uomo era superiore anche al suo mito.

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