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Valentina Romani: «Alfredino e il mio percorso, tra Anna Foglietta e Angelina Jolie…»

La storia, il set, i ricordi, i suoi miti, la geologia, l’Italia: l’attrice racconta la serie, ma non solo

valentina romani

MILANO – Romana, classe 1996, con una carriera divisa fra cinema e tv, Valentina Romani è nel cast della miniserie Alfredino – Una storia italiana (qui l’intervista a Anna Foglietta), diretta da Marco Pontecorvo in quattro episodi in onda su Sky. Con Daniele La Leggia e Giacomo Ferrara interpreta uno dei tre speleologi che in quei giorni di giugno del 1981 si trovavano a Vermicino, offrendo il loro aiuto per salvare il piccolo Alfredo dal pozzo. A quarant’anni di distanza, una ferita ancora aperta nella mente e nel cuore di tutti. Anche di chi non c’era. In questa conversazione con Hot Corn, Valentina ci ha parlato della sua passione per la recitazione e della responsabilità di raccontare una storia così importante, tra l’Italia di ieri e oggi.

Valentina Romani
Valentina Romani è Laura Bortolani

IL PERSONAGGIO – «Interpreto Laura Bortolani, una geologa che all’epoca aveva l’età che ho io oggi, 25 anni. Ha un carattere umile, ma anche forte e sensibile. È molto sicura del suo percorso di studi e cerca di proporsi per dire la sua e salvare Alfredino. Ovviamente, una delle parti più belle del mestiere dell’attore è l’opportunità che ti viene data di affacciarti a dei panorami che non avevi idea avresti toccato con mano, come appunto la geologia. Non ero nata quando è successo il dramma di Vermicino ma ne ho sempre sentito parlare, credo ne venni a conoscenza al liceo. È una storia che fa parte dell’Italia, del nostro Paese, ed è nel nostro DNA. A un certo punto Alfredino è diventato il figlio, il nipote, il fratello di tutti gli italiani. Ciò a cui potevo aggrapparmi erano tutta una serie di testimonianze e di video che facevano luce su una vicenda del genere. La mia preparazione è partita un po’ da lì, cioè dalla comprensione di quanto fosse successo».

L’EMOZIONE – «All’epoca dei fatti non ero nata, ma l’emozione e le corde che tocca una vicenda del genere sono molto forti anche per chi non era lì. Ti senti molto vicina ad Alfredino ed è una ferita ancora aperta. Mi vengono in mente i miei genitori e i loro amici, che ne parlavano con un’emozione e un’empatia come fosse accaduto ieri, un ricordo fermo nel tempo. Quando è successo il dramma, l’Italia non stava passando uno dei momenti più rosei della sua Storia. Vedere che tutto il Paese si riuniva e cercava di far sentire la propria solidarietà, vicinanza e forza, è un qualcosa che si ripropone anche oggi con il tema della pandemia che stiamo vivendo. Non è una cosa che facilmente passerà nei nostri ricordi e che dimenticheremo presto. L’Italia è questo, è una grandissima forza di volontà che riconosce quali sono le situazioni in cui c’è bisogno di prendersi per mano».

Valentina Romani, Giacomo Ferrara e in una scena di Alfredino - Una storia italiana
Valentina Romani, Giacomo Ferrara e in una scena di Alfredino – Una storia italiana

LA RESPONSABILITÀ – «Personalmente sentivo una grossa responsabilità perché avevo l’opportunità di fare anche io nel mio piccolo da portavoce all’informazione, a una storia che bisogna raccontare. Dopo il dramma di Alfredino sono nate delle iniziative straordinarie. La Protezione Civile, il Centro Alfredo Rampi, tutte dimostrazioni del fatto che il dolore sa rendere anche altruisti. La forza di una madre che è riuscita, nonostante un dolore del genere, ad andare avanti, a cercare di essere generosa con il prossimo è un qualcosa di davvero straordinario e ammirevole. E ovviamente con mano tocchi delle cose che seppur finte e scenografate, pensi “Questa cosa è successa veramente” e ti si chiude lo stomaco.»

IL SET – «È stato un set molto faticoso. Abbiamo girato in un momento storico abbastanza complicato con tutta la questione del Coronavirus che non ha aiutato la fluidità del lavoro e la concentrazione perché c’era una grande preoccupazione. In più abbiamo girato in pieno inverno quindi con un gran freddo e in mezzo al fango. È stato molto difficile. Il gruppo di lavoro però è stato fondamentale. Ho conosciuto personalmente degli attori straordinari e delle anime incredibili che ogni giorno con un sorriso, con una mano stretta nella tua, con una pacca sulla spalla, con una parola di conforto ti incoraggiavano e si incoraggiavano a vicenda. Ed è stato bellissimo».

Valentina Romani sul set
Valentina Romani sul set

LA PASSIONE – «La mia passione per la recitazione? Nasce da una necessità di raccontare le storie. Credo molto nel potere delle storie, sono salvifiche e delle potentissime insegnanti, sono dei veicoli fondamentali che parlano il più delle volte a tutti. Ho sempre sognato di fare questo mestiere perché anche io volevo raccontarne. E sono molto felice che mi sia stata data la possibilità di farlo perché adesso capisco che la realtà è molto superiore alle aspettative che avevo. È un lavoro che ti dà la possibilità di recitare, conoscere un personaggio o un argomento nel profondo, informarti, viaggiare e conoscere la storia di un altro posto. Spero di poterlo fare ancora per molto tempo perché è un mestiere che amo. Sono il tipo di persona che, indipendentemente da ciò che ha davanti, lo deve fare al 100%, qualsiasi cosa essa sia. La dedizione, il concetto di mettercela tutta alla fine ti ripaga sempre. Sono talmente innamorata di questo mestiere che a me piace dire “Io sposo il bello”, nel senso che sia si tratti di cinema, tv o teatro, un progetto bello alla fine è quello che conta.»

ATTRICI E ISPIRAZIONI – «Da piccola andavo pazza per Angelina Jolie, poi mi sono calmata (ride, nda). Non nel senso che non mi piaccia più ma iniziando a lavorare, acquisendo un occhio sempre un po’ più tecnico e consolidando la mia cultura riesco ad allargare i miei orizzonti e i miei pareri. Non è una cosa di circostanza, ma ho sempre pensato che Anna Foglietta fosse una grandissima attrice e sul set me ne ha dato la conferma. Non solo è una persona incredibile e generosa, ma anche un’attrice coinvolgente ed empatica. Ora come ora mi sento di dire che l’esperienza di Alfredino mi ha dato l’opportunità anche di imparare moltissimo da un punto di vista tecnico, non solo mio personale e culturale. Perché lavorare con attori che hanno queste capacità e questa grandezza, come lei, Francesco Acquaroli, Vinicio Marchioni, è stato un onore. Ho avuto l’opportunità di dire “Posso imparare tanto”, perché c’è tanta cultura…».

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