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Anna Foglietta: «L’umanità di Franca Rampi, le parole di Battiato, l’importanza di una storia»

I ricordi dell’epoca e la figura della madre: Anna Foglietta racconta Alfredino – Una storia italiana

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Anna Foglietta è Franca Rampi in Alfredino.

MILANO – L’incidente di Vermicino è una tragedia rimasta scolpita nella memoria di tutti e le cui ferite non si sono ancora del tutto rimarginate. Sono passati quarant’anni da quei giorni, quando Alfredino Rampi, di soli sei anni, cadde in un pozzo vicino Roma, mentre tutta l’Italia rimaneva collegata ai televisori sperando nell’impresa. Adesso la storia di Alfredino e di quello che successe dopo, la creazione della Protezione Civile, è raccontata nella miniserie Alfredino – Una storia italiana, in onda su Sky il 21 e il 28 giugno e diretta da Marco Pontecorvo. Nella conferenza stampa via Zoom, collegati con produzione, regia e cast, abbiamo ascoltato Anna Foglietta, che nel film interpreta la madre di Alfredino, Franca Rampi, parlare dell’importanza di raccontare questa storia.

FRANCA RAMPI – «No, non ho conosciuto la signora Franca Rampi per rispettare la volontà di questa donna che, per l’ennesima volta, ha dimostrato dignità, e quindi ho dovuto fare un esercizio, come spesso accade. Noi ci stiamo interrogando su un film e su una storia che è veramente accaduta quarant’anni fa ma se dovessi interpretare Anna Karenina cosa dovrei fare? Dovrei andare a riesumarla? Noi lavoriamo con personaggi d’immaginazione, per cui non vedo il motivo per il quale uno debba necessariamente conoscere la persona che va a interpretare. Ci sono degli elementi che vanno rispettati, secondo me poi anche il discorso fisico e antropomorfico lascia il tempo che trova».

NILDE E FRANCA – «Ho interpretato Nilde Iotti, ero diversa e tutti quelli che l’hanno conosciuta mi hanno detto “Eri uguale”. Quindi bisogna catturare l’essenza delle persone e per farlo non c’è bisogno di conoscerle. C’è bisogno di elementi e, soprattutto, di anima. Non ci dimentichiamo che l’attore è l’animale più generoso che esista sulla faccia della Terra. È corpo, carne, anima a disposizione di un personaggio che fa di tutto, e quando lo dico intendo veramente di tutto, per restituire una verità che poi è destinata a voi, che ne usufruite. Quindi in questo senso non so cosa ho fatto, mi dicono bene ma io so soltanto che in quei mesi ho dato tutta me stessa. Tutta».

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Anna Foglietta è Franca Rampi in Alfredino – Una storia italiana

I GIUDIZI – «In genere un modo diverso di agire è sempre stato interpretato con un giudizio. La signora Franca Rampi era una donna che non ha sofferto seguendo una logica iconografica e non si è comportata come si voleva che le donne e le madri facessero, tant’è che poi successivamente ha avuto il plauso delle femministe italiane perché lei è uscita fuori da quel cliché. In realtà non penso che lei in quel momento avesse il tempo di pensare a quale maschera indossare. La signora Rampi ha semplicemente rispettato sé stessa, e nel rispetto di sé stessi io ci trovo un grandissimo atto rivoluzionario. Mentre lei era a disposizione dei soccorritori, ha avuto un crollo psicofisico ed è stata aiutata da una psicologa presente lì con un gelato, qualcosa che la ritemprasse. E il coro era già pronto a giudicarla: “Suo figlio sta morendo in un pozzo e quella si mangia un gelato”».

LA SCENA – «Sì, quella è stata forse la scena più violenta di tutto il film, per quanto mi riguarda, perché mi sono detta “Guarda come è semplice giudicare”. Incolpare e giudicare gli altri significa trovarsi un grandissimo alibi che deresponsabilizza dalla conoscenza di te stesso. E in questo dobbiamo meditare un po’ tutti perché siamo sempre più pronti a puntare il dito e sempre meno a interrogarci sulla propria natura, sui propri limiti e su come noi ci saremmo sentiti in quella condizione. Quella bellissima parola che è empatia. Su quel pozzo tanti l’hanno avuta ma tanti hanno anche compiuto un atto di sciacallaggio emotivo enorme.»

Una foto d’epoca della tragedia di Vermicino

L’EMOZIONE – «Sono un’attrice piuttosto navigata, ho fatto tanti film ma mai come oggi sono così emozionata nel restituire tutto il lavoro che è stato fatto, il rispetto e la cura. La canzone di Battiato mi ha accompagnata tanto in questo tempo. Effettivamente penso che noi abbiamo trattato questo film non come un figlio, ma qualcosa di più. Perché non è il figlio tuo, è il figlio di tutti, e come tale andava trattato. “Ed io avrò cura di te”. Me lo ripetevo ogni giorno, anche quando lo scoramento prendeva il sopravvento, mio ma anche di tutti i miei colleghi. Mi piace essere abbracciata da loro (sullo schermo, ndr) in questo momento perché sono davvero il coro senza il quale non avrei portato a casa questo film».

LA STORIA – «Tutti hanno dato qualcosa in più, non solo nell’interpretazione ma nel sostenerci. Sapevamo che questa storia era importante, per tutti gli italiani che hanno sofferto. Per quanto mi riguarda era importante per la signora Franca Rampi. Non l’ho conosciuta ma credo di conoscerla, l’ho portata e la porto dentro e credo che mi abbia tenuta per mano. È una donna che stimo perché la dignità nel dolore è un elemento che contraddistingue gli esseri umani e li rende meritevoli di definirsi tali. La signora Rampi è stata umana con tutti in quei giorni, con suo figlio ma anche con tutte le persone che cercavano di aiutarlo. Ed era la mamma di tutti…».

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Anna Foglietta in una scena di Alfredino – Una storia italiana

IL RICORDO – «Ho un ricordo molto chiaro di quegli anni Ottanta, proprio ieri stavo scrivendo in preda a un impeto dopo una giornata piena di interviste quindi avevo bisogno di restituire sulla carta tutte le sensazioni che ho provato. Mi sono ricordata l’acqua col vino, la gazzosa, Baglioni, gli Spandau Ballet, i costumi con i colori fluo, e poi ricordo mia madre che mi lasciava libera in bicicletta con mio fratello dicendomi sempre “Attenta, ricordi cosa è successo ad Alfredino?”. Io nell’81 avevo due anni quindi in realtà no, non mi ricordavo cos’era successo ad Alfredino, però era un mio amico, era l’amico di tutti. Non ho mai avuto la morbosità di informarmi su di lui. Devo dire che inizialmente avevo qualche timore nell’accettare il progetto. Poi ho letto la sceneggiatura e ho detto “Caspita, ma davvero è successo quello che è successo dopo?”.

L’ITALIA – «La cosa incredibile è che gli italiani hanno smesso di seguire la vicenda nel momento in cui hanno saputo che il bambino non ce l’aveva fatta e non sanno quello che è successo dopo e – attenzione – non interessava a nessuno quello che è successo dopo. La mamma di Alfredo più e più volte dice “Io voglio parlare, ma del Centro Alfredo Rampi, a chi interessa il dolore che provo per Alfredo? A chi dovrebbe interessare? È mio”. Meditiamo, sulla grande modernità e sul senso di pudore e di riservatezza rispetto l’esprimere i propri sentimenti, il proprio dolore. Oggi facciamo esattamente l’opposto, partiamo da quello e poi a pioggia tutto il resto…».

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