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Un altro giro | L’euforia di Mads Mikkelsen e l’inno alla libertà di Thomas Vinterberg

Libertà di sbagliare, cadere e rialzarsi per un film, da Oscar, che celebra l’imprevedibilità della vita

UN ALTRO GIRO

ROMA – Secondo la teoria dello psicologo norvegese Finn Skaterud tutti gli esseri umani nascono con un deficit alcolico dello 0,05 %, che necessita di compensazione. Una carenza di alcol, dunque, che ci portiamo dietro dalla nascita a cui Martin, Tommy, Nicolaj e Peter, quattro amici e insegnanti di mezz’età, decidono di sopperire attraverso un vero e proprio esperimento. Ogni giorno, prima di entrare in classe, portano alle labbra un sorso e continuano così, a intervalli regolari, per il resto della giornata, tempo libero escluso. Thomas Vinterberg con Un altro giro – vincitore dell’Oscar per il Miglior film internazionale – parte da una provocazione per gettare le basi di una riflessione sul concetto di libertà e rivendicazione dell’irrazionalità.

Mads Mikkelsen è Martin in Un altro giro

Martin, uno straordinario Mads Mikkelsen che ci regala una delle sue migliori performance (se non la migliore), ci viene presentato come un uomo privo di slanci, spento, ripiegato su se stesso, in classe così come tra le mura di casa. L’alcool gli infonde, così come ai suoi colleghi e amici, quella vitalità, quell’entusiasmo e quella sicurezza che latitavano nella sua esistenza. In sostanza: l’alcool lo rende un uomo, un insegnante, un marito e padre migliore. Thomas Vinterberg è consapevole che Un altro giro – dal 2 settembre su CHILI – tratti un tema controverso e ci mostra il rovescio della medaglia, ciò che accade quando l’eccesso prende il sopravvento e porta i suoi personaggi fuori dalle rotaie di un viaggio alcolico fatto di tappe prestabilite.

Un altro giro
Una scena del film

Ma Un altro giro è prima di tutto un inno alla vita, all’imprevedibilità dell’esistenza umana. Un film che nasce come tributo postumo di Vinterberg alla figlia adolescente Ida, morta in un incidente stradale neanche ventenne, e che mostra con il suo andamento discontinuo il continuo oscillare delle nostre vite. Elemento sottolineato magistralmente anche dalla fotografia di Sturla Brandth Grøvlen divisa tra la brillantezza delle parentesi euforiche e la cupezza e goffaggine della vita sobria che Vinterberg intervalla con immagini di leader mondiali alticci (ricordandoci di come Churchill vinse la Seconda Guerra Mondiale grazie, anche, al coraggio trovato sul fondo di una bottiglia).

un altro giro
Una scena di Un altro giro

Gioioso e triste, vitale e oscuro, rabbioso e delicato, Un altro giro è attraversato da umori continui e contrastanti. Martin vive tutte queste emozioni consapevole di essere arrivato al giro di boa dell’esistenza. Ma è attraverso di lui che Thomas Vinterberg ci ricorda che la libertà è anche quella di commettere errori, esagerare, cadere rovinosamente e poi provare a rialzarsi. E nel farlo ci regala uno dei finali cinematografici più belli visti al cinema da molto tempo a questa parte: una danza libera come dovrebbe essere la vita. “What a life. What a beautiful life”.

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Qui potete vedere l’intervista a Mads Mikkelsen e Thomas Vinterberg:

https://www.youtube.com/watch?v=H4jRakoLXP4&t=15s&ab_channel=HotCorn

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