in

L’Opinione | Perché Climax è il film più giocoso di Gaspar Noé

Energia vitale, ballo e musica per un inno al cinema che si trasforma quasi in ipnosi visiva

MILANO – Cinema come danza, e come droga che deve assumersi attraverso gli occhi. Climax è la vera dichiarazione d’amore di Gaspar Noé nei confronti della Settima Arte, intesa come la principale espressione artistica da consumarsi in quel frastornante momento di passaggio tra la nascita e la morte che consideriamo vita («vivere è un’impossibilità collettiva»). E, almeno nella prima parte del film, sembra davvero di assistere a un’opera energica e gioiosa: un gruppo di ballerini si presenta singolarmente allo spettatore, per poi dare inizio a straordinarie performance sulle martellanti, trascinanti basi elettroniche di pezzi dance-house.

Un’ipnosi visiva, nella quale il corpo non è soltanto una vittima tumefatta o devastata dall’utilizzo di sostanze allucinogene e psicotrope come nei lavori precedenti, ma è un mezzo glorificato al servizio di una bellezza fine a se stessa, per chi balla e per chi guarda. L’abilità tecnica e il fenomenale utilizzo della macchina da presa da parte di Noé raggiungono qui la loro funzione più basica, essenziale e meravigliosa. L’illusione, però, dura fino a un certo punto: il consumo di una sangria corretta (di nascosto) con l’LSD porterà tutti ai comportamenti autodistruttivi a cui siamo già abituati.

Nella seconda parte, l’aggressione psico-sensoriale alla resistenza passiva dello spettatore è sempre quella, già vista e già messa in atto almeno nei primi tre lungometraggi (Solo contro tutti, Irreversible, Enter the Void). La tendenza naturale dell’essere umano verso la morte, quindi, è un discorso conosciuto, filtrato attraverso tutte quelle tattiche di shock che caratterizzano le perversioni realizzative del regista, dagli ubriacanti movimenti di camera ai suoni disturbanti, dalla luminosità tossica alle didascalie sparate su tutto lo schermo.

Piace tantissimo l’idea che Noé abbia dato un contesto, uno spazio, un ambiente e un ordine alla sua caotica poetica nichilista, rinunciando alle ambizioni filosofeggianti sul senso dell’esistenza, e sintetizzando in un rituale orgiastico moderno il percorso umano, come se la danza rappresentasse l’unico aspetto spensierato del nostro momentaneo tempo terreno mentre tutto il resto fosse il solito campionario di bassi istinti e perdita di autocontrollo, tra autolesioni, umiliazioni, incesti e violenze.

Climax è il film più genuinamente cinefilo e letterario di Gaspar Noé ed è quello più sinceramente divertito e autoironico: il televisore vintage, i libri e le videocassette che fanno da cornice in una delle prime scene sono il manifesto di un’operazione che frulla passioni e suggestioni del cineasta franco-argentino ed evidenziano, molto più che in passato, l’aspetto giocoso e consapevolmente provocatorio del suo fare cinema. Nonostante il gioco sia, sempre e comunque, un allucinato e lisergico viaggio infernale con destinazione Paradiso. Nascere, danzare, morire.

Qui il brano scritto da Thomas Bangalter dei Daft Punk per Climax:

Lascia un Commento

Da Orfeo e Euridice fino a Bryan Cranston | Se ai Tony trionfa l’impegno civile

Simone Godano: «Le mie commedie? Sono come la vita: si ride e si piange»