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Andrew Jarecki: «The Jinx, la seconda stagione e il mio rapporto con Robert Durst…»

Il caso, l’arresto, la prima stagione e Ryan Gosling: a Los Angeles in conversazione con il regista

The Jinx
Andrew Jarecki, regista di The Jinx.

LOS ANGELES – Dopo esserci fatti raccontare il successo di 9-1-1 dallo showrunner Tim Minear (trovate qui la nostra intervista), questa volta nei nostri incontri a Los Angeles, in vista dell’uscita di The Jinx Parte Due – ogni mercoledì alle 21.15, dal 12 giugno su Sky e NOW – incontriamo al Four Season di Beverly Hills il regista Andrew Jarecki, la cui prima stagione The Jinx – La vita e le morti di Robert Durst, nel 2015 divenne un caso vincendo sei Emmy. «Non penso a Bob come a un Jeffrey Dahmer o a qualcuno che ha sete di sangue», esordisce Jarecki, che già aveva girato un film su Durst nel 2010, Love & Secrets, con Ryan Gosling nel ruolo di Durst. «Penso che per lui l’omicidio fosse semplicemente uno dei possibili mezzi per la risoluzione di un conflitto». Famosa per aver incastrato il miliardo Robert Durst grazie a un’affermazione fatta accidentalmente dallo stesso Durst, che non si rese conto di aver addosso il microfono acceso al termine di un’intervista, la serie portò al processo e alla sua incarcerazione.

The Jinx
Robert Durst: nato nel 1943, è morto il 10 gennaio 2022.

Questa seconda parte di The Jinx mostra il risultato delle indagini che sono proseguite nel corso dei successivi otto anni. Nell’ottobre del 2021 Durst, all’epoca 78enne, fu condannato all’ergastolo per aver ucciso l’amica Susan Berman e per l’omicidio in secondo grado in relazione alla morte della prima moglie, Kathie, scomparsa nel 1982 e i cui resti non furono mai ritrovati. Robert Durst, detto Bob, morì poco dopo: il 10 gennaio 2022. «Abbiamo sempre saputo che c’erano ottime probabilità che Robert avesse ucciso quelle persone», spiega Jarecki, accompagnato dal suo produttore Zac Stuart-Poniter, «e quando ci siamo trovati di fronte a delle prove schiaccianti, sapevamo che se mai ci fosse stato un processo, sarebbe stato grazie a quelle prove. La cosa più difficile del girare la seconda parte? Mentre molte persone avevano voluto partecipare alla prima, questa volta nessuno voleva più essere associato a Durst…».

Ryan Gosling
Ryan Gosling nel ruolo ispirato a Durst in Love & Secrets.

LA PRIMA PARTE – «Dopo aver girato Love & Secrets nel 2010 sulla vita di Durst, mi sentivo di aver chiuso con lui. Pensavo di aver scoperto il più possibile. Un giorno Robert mi chiama e mi dice che avrebbe voluto vedere il film. Era eccitato dall’idea che fosse un attore come Ryan Gosling a interpretarlo. Ci siamo messi d’accordo per vederci qui a Los Angeles, dove viveva. Abbiamo organizzato la proiezione a Santa Monica, in una piccola sala. Prima di vederlo mi disse: “Non ti chiamerò subito, mi ci vorrà un po’ di tempo per assimilare questa storia sulla mia vita.” La proiezione finì alle 16:55 circa. Alle 16:57 mi squilla il telefono, è Robert. “Voglio che tu sappia che il film mi è piaciuto molto. Ho pianto tre volte. Kirsten Dunst è proprio come mia moglie Kathy. Forse dovremmo parlare e fare qualcosa insieme”. C’era un po’ di riluttanza a quel punto ma alla fine ho deciso di incontrarlo per una serie di interviste nelle quali le sue risposte erano sempre di un’onestà disarmante. Dopo venti ore di girato nacque The Jinx Parte I».

The Jinx
Durst con la moglie, Susan Berman, negli anni Settanta.

LA RIVELAZIONE – «Non abbiamo scoperto il famoso audio rivelatore subito. Quando Bob si innervosisce e va in bagno, dopo essere stato smascherato, c’erano due o tre microfoni accesi. Io avevo un microfono, uno era l’audio ambiento e Bob aveva un microfono su di lui. Noi stavamo
chiacchierando mentre era in bagno, dove è stato per sei, sette minuti. Così, quando il tecnico del suono ha ascoltato l’audio, era tutto su un’unica traccia, dunque non si riesce a sentire Robert che sussurra a sé stesso in bagno. Dopo quasi due anni, una delle nostre redattrici, Shelby Siegel, stava ripulendo le tracce audio e, vedendo un piccolo ghirigoro, ha disattivato per la prima volta
tutte le tracce, tranne quella del microfono di Robert che appunto dice: “Ecco, ti hanno beccato”. A quel punto urla e corre nell’ufficio di Zac. Da lì siamo andati su uno dei dischi rigidi che non avevamo nemmeno inserito nel sistema perché non sapevamo ci fosse qualcosa. Ed è qui che troviamo il resto della lunga discussione che Robert ha fatto con sé stesso mentre si lava le mani, che si conclude con: “Li ho uccisi tutti, ovviamente”. Finalmente avevamo una confessione».

John Lewin, procuratore distrettuale di Los Angeles.

LA SECONDA PARTE II – «C’è qualcosa della seconda serie che è rivelatore degli esseri umani. Quando stavamo girando la prima parte, ci chiedevamo spesso: “Come si fa a uccidere tre persone nell’arco di 30 anni e farla franca?”. Ma se si amplia la prospettiva, ci si rende conto che tante persone si sono voltate dall’altra parte o lo hanno aiutato. E questo per me è importante per due ragioni. La prima è che credo sia un comportamento estremamente attuale. Per quanto mi riguarda, guardando il mondo in questo momento, il tema della complicità è sempre presente, per questo penso che stiamo vivendo un periodo molto pericoloso in America. La seconda cosa è che è facile giudicare le persone come Rob e pensare siano orribili, malvagie, terribili. Ma da questo tipo di analisi non impariamo nulla. Invece dovremmo chiederci cosa avremmo fatto in quella situazione. Per esempio, Susan Giordano, che ha ammesso di avere messo 118.000 dollari per Robert in una valigia, sapeva che stava facendo qualcosa di losco visto che per farlo ha ricevuto 400.000 dollari. Ma se avessi un figlio malato e avessi problemi finanziari e un mio amico mi chiedesse di fare qualcosa, e non dovessi uccidere nessuno, ma solo mettere dei soldi in una borsa, che farei?».

The Jinx Parte Due
Durst in prigione in una scena di The Jinx Parte Due.

MARCIA CLARK – «Diverse famiglie sono state distrutte da Bob quindi nel momento in cui avevamo quelle prove (la busta di una lettera inviata da Durst all’amica Susan Berman poco tempo prima che fosse uccisa conteneva un errore: nell’indirizzo era scritto “Beverley Hills”, al posto di “Beverly Hills”, la stessa grafia e lo stesso errore che erano presenti nella lettera anonima con cui nel 2000 la polizia era stata avvertita della presenza di un cadavere nella casa di Berman, nda) ci siamo chiesti quale fosse il nostro obbligo. Abbiamo fatto molte ricerche e incontrato molti avvocati. Abbiamo assunto Marcia Clark, il pubblico ministero che aveva lavorato al processo contro O.J. Simpson. Temevamo che se avessimo consegnate le prove alle persone sbagliate, sarebbero finite rinchiuse da qualche parte, perché qualcuno poteva avere paura di perseguire un uomo ricco come Robert, che poteva permettersi di spendere 10 o 20 milioni di dollari per la difesa. Marcia ci disse: “Sarebbe più efficace per le forze dell’ordine se faceste reagire Robert di fronte alle prove. Non chiamate la polizia prima di farlo, perché se lo fate, in un processo potrebbero rinfacciarvi che in quel caso, in quanto collaboratori delle forze dell’ordine, avreste dovuto dirglielo e avreste dovuto leggergli i suoi diritti. Siate solo registi, fate il vostro lavoro. Andate a trovarlo, mettetelo di
fronte alle prove e vedete come reagisce”. E si è rivelato un consiglio brillante».

The Jinx
Nick Chavin, figura ambigua e amico di Durst.

LA FIGURA DI NICK CHAVIN – «La seconda parte di The Jinx si addentra molto nella questione della complicità e, in un certo senso, allarghiamo la prospettiva per capire chi ha aiutato Robert. Nick Chavin ad esempio, amico di Bob e ossessionato dalla fama, era entusiasta di partecipare alla prima stagione di The Jinx. Dunque organizziamo un’intervista, andiamo da lui e non si fa trovare. Non ci fa entrare. Scopro che si è nascosto nella tromba delle scale perché temeva che gli tendessimo un’imboscata, anche se aveva già accettato l’intervista. Non aveva alcun senso. Nick si occupava di pubblicità immobiliare. Bob gli aveva dato il suo primo ingaggio, perché la Durst Organization è proprietaria di molti edifici che avevano bisogno di pubblicità per convincere la gente ad affittare i loro uffici. Bob aveva lasciato la Durst Organization, perché il padre aveva deciso che era troppo problematico permettergli di diventare il presidente, così aveva messo a capo il fratello, Douglas. Douglas, che è un uomo d’affari molto intelligente, aveva continuato a fare affari con Nick. Così è successo che Nick, sapendo che avrebbe fatto l’intervista con noi e sapendo che Douglas Durst era preoccupato che lo potessimo mettere in cattiva luce, ha chiamato Douglas e gli ha detto: “Ehi, farò un’intervista con questi ragazzi che stanno facendo un documentario su Bob”. Douglas gli rispose: “Se lo fai, non farai mai più affari con noi”. Alla fine, dopo il rifiuto di Nick di partecipare alla prima stagione, l’ho incontrato per caso alla festa di pensionamento di Charlie V. Bagli del New York Times che aveva seguito il caso di Robert. Gli ho chiesto: “Ehi, come va Nick?”, “Come pensi che stia? È stato il più grande errore della mia vita, se fossi stato in The Jinx ora sarei diventato famoso”. Gli ho detto: “Stiamo girando la seconda parte, vuoi partecipare questa volta?”. E lui mi ha risposto: “Dove devo firmare?».

Il regista Andrew Jarecki il giorno dell’arresto di Durst: 14 marzo 2015

IL TITOLO – «Mi ha sempre affascinato il fatto che Robert non abbia mai voluto avere un figlio. Stava con questa bellissima, incredibile ragazza che sarebbe diventata pediatra. Kathy sarebbe stata una madre perfetta. Ma lui era così convinto di non dover avere un figlio, che l’ha costretta ad abortire. Un giorno gliel’ho chiesto e mi ha risposto: “Credo che avrebbe portato sfiga”. (In inglese “I thought it’d be a jinx”, nda). Gli ho chiesto cosa intendeva. “Che sarebbe stata una sfortuna per il bambino” mi ha detto. Ho pensato fosse una cosa tristissima, perché dimostrava un certo livello di consapevolezza nel capire che non sarebbe stata una persona responsabile nel crescere un bambino e che non si fidava di se stesso».

The Jinx Parte Due
Durst durante il processo in una scena della seconda stagione.

IL PERICOLO – «Bob guidava una smart giallo canarino, che si direbbe una scelta azzardata per un uomo che dovrebbe mantenere un basso profilo! Durante la realizzazione del documentario, non mi sono mai sentito in pericolo, sentivo che io e lui avevamo un rapporto di fiducia. Nonostante questo, ci hanno affidato una scorta tra il terzo e il sesto episodio della prima. Un giorno io e mia moglie dovevamo accompagnare nostra figlia a scuola ma per via della scorta i piani erano cambiati: “Domani, quando ti porteremo a scuola, avremo un altro autista”. Ho detto a mia figlia una sera. Lei ha iniziato a piangere, aveva capito che potevamo essere in pericolo. All’improvviso, sentendomi in ansia, ho avvertito una sensazione di paura. Quella sera, siamo tornati a casa e abbiamo visto una smart giallo canarino parcheggiata proprio davanti al nostro palazzo sulla 66esima strada. Ci siamo spaventati e nascosti. Alla fine, tutti intimoriti, siamo andati dal portiere che ci ha detto: “Signor Jarecki, mi dispiace, ho parcheggiato la mia smart proprio davanti alla sua auto…”».

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