MILANO – Nel 2011 la leggendaria Black List di Hollywood, la lista cioè delle migliori sceneggiature in circolazione non ancora prodotte, vide schizzare al primo posto lo script scritto da Graham Moore. Il titolo di quel potenziale film era The Imitation Game (lo trovate su CHILI) e raccontava la (doppia) storia sconosciuta ai più della vita e del genio di Alan Turing. Per anni relegato all’ombra dell’oblio Turing, che nel film ha il volto di Benedict Cumberbatch, è stato una delle menti più brillanti e pionieristiche del XX secolo. Oggi considerato il padre della moderna informatica e del primo esempio di computer, il matematico ebbe un ruolo decisivo anche nella fine della Seconda Guerra Mondiale.

Basato sul lavoro del 1983 di Andrew Hodges, Alan Turing. Una biografia, il film si concentra sul lavoro che il matematico svolse per il Department of Communications del Regno Unito. Il suo compito, insieme ad un gruppo di crittografi stabilitosi a Bletchley Park, era quello di decifrare i codici usati nelle comunicazioni tedesche, criptate tramite il sistema Enigma creato da Arthur Scherbius. Ma quello che fece Turing fu molto di più.

Capì che per avere un vantaggio sui nazisti avrebbero dovuto smettere di tentare di scoprire la chiave usata nei codici che cambiavano quotidianamente allo scoccare della mezzanotte, e creare una macchina che avrebbe decifrato autonomamente per loro ogni singolo messaggio. Ma l’illuminazione finale fu quando capì di dover restringere il campo della ricerca a parole chiave che si ripetevano con cadenza regolare. Questo permise a Turing e alla sua squadra di anticipare le mosse dei nazisti con interventi mirati e mai troppo eclatanti che permisero di limitare le conseguenze tragiche delle loro azioni. Una scelta sofferta ma necessaria a non farsi scoprire e mandare all’aria mesi e mesi di lavoro.

Il loro lavoro, tenuto segreto alla Nazione e al mondo fino agli anni Settanta quando i servizi segreti inglesi cominciarono a far trapelare le informazioni, contribuì alla fine della guerra e alla salvezza di milioni di cittadini (una stima parla di 14 milioni di persone). Finito il conflitto, Turning spostò il suo lavoro sull’intelligenza artificiale. Ma il 31 marzo 1952 fu arrestato con l’accusa di omosessualità, all’epoca considerata reato. Le autorità gli diedero due possibilità: il carcere o la castrazione chimica. Il matematico scelse la seconda ma l’assunzione di estrogeni, insieme all’umiliazione per il trattamento subito, lo portò ad a vivere una profonda depressione.

La mattina dell’8 giugno 1954 la sua governante lo trovò privo di vita nel suo letto. Aveva 41 anni. Su comodino una mela rossa lasciata, come sempre, a metà. Il medico legale stabilì la causa della morte in avvelenamento da cianuro di potassio ma nessuno si preoccupò di stabilire se quella mela contenesse o meno il veleno. Da quel momento il suo nome cadde nel dimenticatoio fino a quando il Primo Ministro Gordon Brown, nel 2009, non fece delle scuse ufficiali a nome del Regno Unito alla memoria dell’uomo. «Per conto del governo britannico, e di tutti coloro che vivono liberi grazie al lavoro di Alan, sono orgoglioso di dire: ci dispiace, avresti meritato di meglio». Quattro anni dopo la Regina Elisabetta II elargì la grazia postuma a Alan Turning. Un uomo dalla mente brillante i cui studi, intuizioni e invenzioni hanno cambiato il profilo dell’Europa, prima che la piccolezza umana e il pregiudizio lo uccisero.
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