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The Guilty | Un grande Jake Gyllenhaal per un remake (giustamente) copia-e-incolla

Il film su Netflix è diretto da Antoine Fuqua, e si rifà al bellissimo thriller danese di Gustav Möller

The Guilty
The Guilty

ROMA – “911, qual è l’emergenza?”: dopo aver amato il film originale, diretto dal danese Gustav Möller (all’esordio!), è un’impresa complessa vedere e raccontare il remake The Guilty dell’esperto e spesso sottovalutato Antoine Fuqua, perché le differenze tra le due opere sono minime quanto sostanziali. Per prima cosa, siamo in una Los Angeles che arde di fuoco, dato che le colline che la circondano sono devastate dagli incendi. “Non ci sono agenti disponibili e la situazione è drammatica”, continuano a ripetere le news in televisione, mentre nella sala operativa del 911 i telefoni scottano e non danno tregua, tra emergenze più o meno improrogabili.

Joe Baylor, interpretato da Jake Gyllenhaal in The Guilty
Joe Baylor, interpretato da Jake Gyllenhaal in The Guilty

Se nella pellicola di partenza l’atmosfera era certamente più glaciale, quasi raccolta, qui troviamo un certo fermento dettato dal momento, con l’azione parlata – e costipata in un solo ambiente – che ruota attorno al protagonista, Joe Baylor, interpretato da un Jake Gyllenhaal anche produttore, rimasto ammaliato dalla pellicola di Möller tanto da acquisirne i diritti per il remake distribuito da Netflix. In questo senso la produzione non si è voluta scostare di molto, affidando a Nic Pizzolatto la sceneggiatura che riprende in tutto e per tutto le svolte e i colpi di scena che abbiamo visto nell’originale. Le novità, come detto, sono pressoché circostanziali e, senza raccontarvi troppo, il racconto scorre pulsante fino all’esplosivo finale.

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“911, qual è l’emergenza?”

Joe, poliziotto momentaneamente spostato a coprire il turno di notte al 911, è consumato dalla rabbia e dalla paura per il verdetto che lo attende il giorno seguente (è accusato di aver ucciso un uomo durante un turno). Poi, improvvisamente, una telefonata d’emergenza cattura la sua attenzione. Una donna di nome Emily (Riley Keough, con una performance vocale assolutamente fenomenale, dunque vedete The Guilty in lingua) sembra nei guai ma non può dire esattamente perché né dov’è, quindi Joe la guida attraverso una serie di domande ben precise. La situazione si fa asfissiante, ancora di più dopo che Joe parla con la figlia di Emily, che ha appena sei anni, rimasta a casa da sola e terrorizzata.

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Una scena del film

Oltre ad un grande Jake Gyllenhaal, capace di tenere alta la tensione per novanta minuti, trasmettendo il personale disagio di uomo distrutto, questo remake ha il pregio di far (ri)scoprire il film di Gustav Möller che nel 2018 ottenne la candidatura agli Oscar come Miglior Film Straniero. Il merito, in quel caso, andò ad uno script marmoreo capace di andare oltre al mero esercizio di stile, finendo per omaggiare in modo sincero e riuscito il linguaggio inventato da Alfred Hitchcook. In fondo Antonie Fuqua e Pizzolatto sapevano quanto il film danese fosse perfetto, e allora l’unica chiave era caricare il peso della storia su Joe Baylor / Jake Gyllenhaal, puntando poi sul sicuro successo che può avere un film del genere in una chiave di distribuzione via streaming. E le altre differenze? Non ve le raccontiamo di certo, altrimenti che gusto ci sarebbe?

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The Guilty, il trailer:

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