MILANO – Francia, 1940, Lucile Angellier (Michelle Williams) vive con la suocera un’esistenza infelice nella fittizia cittadina di Bussy nell’attesa di ricevere notizie del marito fatto prigioniero in guerra. Una vita stravolta dall’arrivo di un gruppo di parigini in fuga e dall’invasione dei soldati tedeschi che occupano le case degli abitanti della cittadina. Tra loro c’è anche l’ufficiale tedesco Bruno Von Falk (Matthias Schoenaerts), ospite imposto proprio sotto lo stesso testo di Lucille della quale finirà per innamorarsi, ricambiato. Dal romanzo incompiuto e postumo di Irène Némirovsky, Saul Dibb ha realizzato un adattamento per il grande schermo nel 2013: Suite francese.

Ma chi era la Némirovsky e perché non riuscì a terminare il suo lavoro? L’autrice nacque a Kiev nel 1903 da una facoltosa famiglia di religione ebraica. Trascorse un’infanzia serena a San Pietroburgo, ma lo scoppio della Rivoluzione d’ottobre costrinse la famiglia a fuggire prima in Finlandia e Svezia e, infine, in Francia. A Parigi, dopo una laurea in lettere alla Sorbona e il matrimonio con l’ingegnere Michel Epstein divenne una scrittrice di successo della scena francese. Una popolarità che non riuscì però a farle ottenere la tanto agognata cittadinanza francese.

L’occupazione della Francia da parte della Germania nazista e le conseguenze delle leggi razziali la costrinsero a rifugiarsi con la famiglia in un villaggio in Borgogna (che divenne d’ispirazione per Bussy) dove iniziò a scrivere il suo romanzo avendo come modello Guerra e Pace di Lev Tolstoj. Qui scrisse i primi due volumi di quella che nelle sue intenzioni era una «sinfonia in cinque movimenti». Al centro il racconto della Francia sotto l’occupazione nazista. Ma di quei cinque movimenti solo due sono stati trovati completi prima del suo arresto e deportazione ad Auschwitz, dove morì di tifo nel 1942: Tempesta in giugno, incentrato sulla fuga dei parigini alla vigilia dell’arrivo dei tedeschi e Dolce, dedicato alla passione tra una donna francese e un ufficiale tedesco.

Irène Némirovsky prima di essere arrestata aveva affidato i suoi quaderni alle figlie Elisabetta e Denise Epstein. Proprio la seconda, quasi cinquant’anni dopo, iniziò a leggere quelle pagine convinta si trattasse dei diari della madre. Scoprì, invece, che quello che aveva custodito per anni era la sua eredità letteraria. Dopo aver trascritto i diari, la donna li portò a un editore che li pubblicò in un unico volume, Suite francese, facendo di quei due movimenti un successo editoriale internazionale.

Tra le note scritte di suo pugno dalla Némirovsky, sua figlia trovò anche lo scherma per una terza parte, Prigionia, e i titoli del quarto e quinto movimento: Battaglie e La pace. «È una sensazione straordinaria quella di aver riportato in vita mia madre», confidò Denise Epstein, morta qualche mese prima dell’inizio delle riprese del film. «Dimostra che i nazisti non sono veramente riusciti ad ucciderla. Non è vendetta la mia, ma è una vittoria».
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