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Steven Knight: «Io, Peaky Blinders, Tom Hardy e la mia nuova sfida con Apple Tv»

Birmingham, Jason Momoa, i ricordi d’infanzia e la working class: il regista racconta la sua carriera

Steven Knight sul set.

CANNES – Difficile da immaginare, ma l’uomo che ha inventato Taboo e Peaky Blinders, il candidato Premio Oscar Steven Knight, è lo stesso che ha ideato il quiz Chi vuol esser milionario?. Non è questa l’unica sorpresa che l’imprevedibile autore britannico ha condiviso al festival CANNESERIES qualche giorno fa, dal momento che sarà uno degli showrunner di punta della nuova piattaforma di Apple TV + con la serie See, che vede come protagonista Jason Momoa. Ci vuole coraggio, inoltre, per non dire incoscienza, a proporre una storia così localizzata come quella che vede protagonista Cillian Murphy. Ancora di più se si considera che in parte sia autobiografica. La sua, insomma, è stata una specie di rivincita della “working class”, come la chiama lui, per restituire dignità ai lavoratori finora descritti sempre con occhio esterno e giudicante.

Jason Momoa e la presentazione del palinsesto di APPLE TV +

GLI ESORDI «Quando ero piccolo avevo sei tra fratelli e sorelle e il televisore era costantemente accesso in sottofondo, quasi fosse una seconda scuola per questo gruppo di marmocchi. Si vedevano principalmente i western, storie come Belle e Sebastien e tutte le serie BBC. Forse è nata lì la passione per la scrittura, tanto che a 9-10 anni mi dicevano che avevo un vero e proprio talento con la penna. Così al college ho studiato letteratura e ho iniziato a lavorare nel mondo delle pubblicità, per continuare con i quiz in TV. Intanto scrivevo romanzi su romanzi, finché Stephen Frears non si è appassionato ad una delle mie storie e l’ha diretta al cinema, Piccoli affari sporchi (che gli è valsa la nomination come miglior sceneggiatura agli Oscar, ndr)».

Steven Knight
Chiwetel Ejiofor e Stephen Frears sul set di Piccoli affari sporchi

PEAKY BLINDERS «La storia nasce dai racconti dei miei genitori. Quando avevo 8 anni sentivo parlare di scommesse illegali sui cavalli attraverso metodi di puntata ingegnosi, come i foglietti in un cestino da passarsi al mercato. Sono felice che ci siano voluti tanti anni per realizzarla, perché oggi abbiamo strumenti migliori per narrarla. I personaggi prendono spunto da gente che la mia famiglia conosceva davvero e da alcune vicende che mio nonno raccontava a papà durante la guerra. Il primo conflitto mondiale ha trasformato i veterani in primitivi, uomini distrutti di ritorno a casa dopo aver assistito a tragedie da cui non si sono mai ripresi».

Il protagonista di Peaky Blinders, Cillian Murphy

BIRMINGHAM «Ho descritto un mondo che conoscevo bene, perché papà mi faceva incontrare sempre persone di ogni tipo, che poi sono finite in un modo o nell’altro in Peaky Blinders. Era l’unica realtà che mi fosse familiare e l’unica che mi sentissi all’altezza di descrivere. Ne è venuto fuori un period drama lontano dalle vicende dei ricchi, di solito al centro di questo genere almeno nel Regno Unito. La classe lavoratrice non poteva essere sempre additata con vergogna o pietà, meritava una menzione veritiera, anche se in qualche modo i protagonisti rappresentavano una sorta di aristocrazia nella comunità dell’epoca».

Steven Knight
Un’immagine del cast di Peaky Blinders

LOCKE «Per il debutto alla regia ho ancora una volta puntato su Tom Hardy perché, a prescindere dal budget di una pellicola, il pubblico si concentra principalmente sugli occhi dell’attore. Il personaggio, di contro, doveva essere il più ordinario possibile, con un lavoro noioso e una vita piatta. Ho ridotto al minimo l’equipaggiamento e l’auto aveva solo tre macchine da presa nel veicolo. Giravamo di notte in posti surreali a sud di Londra. È stato ultimato in dodici giorni con sforzi enormi di un gruppo pazzesco, tra cui Olivia Colman che ha appena vinto un meritatissimo Oscar. Non è vero, però, che ho girato venti versioni del film come si dice in giro».

Steven Knight
Steven Knight e Tom Hardy sul set di Locke

TABOO «Mi intriga un periodo storico capace di fare piazza pulita delle idee in circolazione per rinnovare totalmente la sua natura. E non potevo scegliere un protagonista migliore di Tom Hardy, che ha subito abbracciato le contraddizioni dell’epoca. Per la seconda stagione dovremo aspettare il 2020 perché ora vuole stare un po’ con il suo bambino appena nato, ma ne vale la pena».

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