in

Stefano Mordini: «Il viaggio de La scuola cattolica, la critica, lo streaming…»

In occasione dell’arrivo in digital, il regista parla del percorso del suo film. Ma non solo…

Béla Tarr o Fast & Furious? Stefano Mordini in riflessione.

MILANO – «Bilancio? A dire il vero non sono abituato a fare bilanci», ride Stefano Mordini quando gli chiediamo di ripercorrere il viaggio del suo La scuola cattolica, che dopo il passaggio alla Mostra di Venezia e l’uscita in sala lo scorso ottobre, arriva ora in streaming per una nuova vita (lo trovate su CHILI qui). «Sicuramente è stato un film difficile, molto faticoso da costruire. Anche perché è collocato in un’area tematica e temporale diversa dall’attualità», precisa il regista. «Con Massimo Gaudioso e Luca Infascelli abbiamo poi dovuto trovare il modo di traslare in cinema il libro di Edoardo Albinati». Settimo film girato da Mordini, La scuola cattolica racconta il massacro del Circeo del 1975 partendo proprio dall’omonimo romanzo scritto da Albinati, ma lo fa in un modo unico, non lineare, che racconta di ieri, ma conduce all’oggi e ai giorni nostri.

Sul set de La scuola cattolica. Foto di Claudio Iannone.

IL FILM – «Faccio immediatamente una premessa: non rivedo mai i miei film. Mai. Perché? Ma perché non mi piace rivederli e quindi cerco di evitare. Ho sempre fatto così, dagli inizi della mia carriera. Questa volta però sono stato costretto a rivedere La scuola cattolica per la prima proiezione tenuta alla Mostra di Venezia e mi sono reso conto della forza di alcuni elementi narrativi. Piccole unità che esprimevano una loro forza e che poi confluivano nel racconto generale. Ecco, rivedendolo, questa cosa mi è piaciuta molto per come poi va tutto a contribuire alla linea narrativa. Volevo sfuggire dal didascalismo e credo, in parte, di esserci riuscito». 

Prima dell’orrore: Benedetta Porcaroli e Federica Torchetti ne La scuola cattolica.

LE REAZIONI – «Le reazioni ai film sono sempre diverse. Io ho avuto un’esperienza molto forte con il mio film d’esordio, Provincia meccanica. Andai a Berlino, unico film italiano in concorso, grandi aspettative. Mi massacrarono. Letteralmente. Fu un battesimo di fuoco e un passaggio necessario, anche se complicato. Per anni, così come ho evitato di rivedere i mei film, ho evitato anche di leggere le critiche. Forse fu un errore, ma non riuscivo a fare diversamente. Con il tempo ho imparato a leggerle ed anche a distinguerle. Sulla critica credo ci sia un problema di fondo: spesso non ci si rende conto delle difficoltà economiche e editoriali per fare un film in Italia. A volte le scelte devi farle anche in base a quelle…».

Stefano Accorsi in una scena di Provincia Meccanica. era il 2005.

IL CINEMA – «La differenza tra cinema e streaming è che quando sei in sala non puoi fermare Spider-Man, non puoi fermare l’eroe. Ne sei dominato. Sia nella grandezza che nei tempi. A casa invece puoi fermarlo e farlo ripartire, infinite volte, ed è una visione molto differente. Ovviamente con la pandemia le abitudini sono cambiate e se tu stacchi qualcosa, poi devi riabituare il pubblico a uscire, ad andare in sala. Poi c’è anche il problema economico: se come me hai due figli e insieme vai a vedere un film il costo è molto diverso da vedere qualcosa in streaming a casa. Io credo si debba tornare, al cinema di quartiere, all’affezione di un certo tipo di persone verso la sala».

Un momento di Sátántangó di Béla Tarr. Sette ore, quasi un cortometraggio…

STREAMING – «Le fruizioni sono diverse. Proprio su CHILI per esempio ho visto Fast & Furious, una saga che onestamente non sarei mai andato a vedere al cinema. Per me la sala è ancora qualcosa di sacrale, è un’esperienza totale. Ricordo che vidi Satantango, film del 1994 di Bèla Tarr. Durata: oltre sette ore. Un momento unico e vissuto in collettività, con pausa dopo tre ore di visione. Una cosa estrema? Sì, ma un’esperienza unica legata alla sala. Io sullo streaming ho una visione molto particolare: se blocchi la visione, non puoi riprenderla. Fine. Devi seguire la narrazione senza interromperla. Lo so che è un estremo, ma ha molto senso se ci pensate».

Una (bella) inquadratura de La scuola cattolica. Foto Claudio Iannone

UN CONSIGLIO – «Cosa vedere dopo aver visto La scuola cattolica? (ride, nda). Dunque, vediamo: ai lettori di Hot Corn consiglio di ripescare un film italiano come Il buco di Michelangelo Frammartino, perché è un’opera fatta con grande cura, con dovizia di particolari, che chiede il suo tempo allo spettatore…».

  • IL FILM | Qui potete vedere La scuola cattolica su CHILI
  • VIDEO | Qui il trailer de La scuola cattolica.

Lascia un Commento

Bruce Willis, o del perché avremmo voluto essere come te

Bruce Willis, o del perché avremmo tanto voluto essere come te

VIDEO | Riccardo Scamarcio: «Il mio premio a Bari, il passato e… Marcello Mastroianni»