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Siamo tutti Alberto Sordi? Se un documentario racconta la maschera di un italiano

Un lato inedito dell’attore, tra filmati e testimonianze. Ma chi era lui e chi siamo stati noi?

L'italiano medio? O no? Alberto Sordi.

MILANO – Genio della comicità, futurista senza schemi, rivoluzionario e surreale. L’italiano che ha raccontato tutte le epoche? Alberto Sordi. La ricerca della definizione perfetta in cui incastonare il più istrionico personaggio del cinema italiano. La necessità di rispondere ad una semplice domanda, che risuona nella testa degli italiani: siamo tutti Alberto Sordi o era Alberto Sordi che voleva essere tutti gli italiani? Da qui parte Fabrizio Corallo per un racconto malinconico sotto forma di documentario, Siamo tutti Alberto Sordi? – lo trovate in streaming su CHILI – con cui ricorda Albertone accompagnato dalle musiche di Piero Piccioni. Poche inquadrature della casa romana, dimora in penombra (non alzava mai le serrande!) nonostante Caracalla urlasse prepotente fuori dalle finestre. Una natura, la sua, così rigorosa, introversa e austera, che contrastava con il cammino intrapreso in un mix di contraddizioni che lo renderà unico.

Brunella Bovo e Sordi e in un’immagine de Lo sceicco bianco di Federico Fellini.

Dopo una breve ma intensa avventura teatrale, è negli anni Cinquanta che Sordi decide di dedicarsi alla sua unica passione: il cinema. Girerà 187 film in poco più di 60 anni. Una pagina di storia che ha calcato ogni passaggio, tra i sentieri più bui di un’Italia che si lasciava alle spalle il periodo tormentato della guerra. È infatti in un clima effervescente che quei personaggi diventano per l’intero Paese un mito in cui identificarsi, mettendo allo specchio difetti e lacune di chi si stava rialzando, analizzando il futuro che gli stava venendo incontro. Ne interpreterà vizi e debolezze, senza ipocrisia. Anzi, Sordi eccede, sempre con sentimenti democratici, ma smontando senza pietà le certezze di quel periodo. I suoi protagonisti? Cinici, vigliacchi, a volte, senza scrupoli. Piccoli difetti umani che prevarranno in una lotta sociale di affermazione continua.

Alberto Sordi
Una scena de I Vitelloni, altra collaborazione con l’amico Fellini.

Un documentario, quello di Corallo, che si focalizza in maniera importante sui rapporti, le amicizie, gli amori mancati. Sarà infatti, un amico, giovane regista emergente, a scritturare Sordi nel secondo film, donandogli finalmente la notorietà. È il 1952 e Federico Fellini dirige Lo sceicco bianco, pellicola che consacra Sordi. L’anno dopo i due ci riprovano con una grande sfida e il rischio di un flop. I vitelloni, Leone d’oro a Venezia, spiana la strada verso la gloria. Il resto? Storia, perché Sordi non si ferma e regala al cinema un altro grande duetto, con Ettore Scola. Altra grande amicizia, e il traghettamento del cinema italiano dal crudo neorealismo verso una nuova era: la commedia all’italiana. Con gli anni Sessanta e l’ombra del miracolo economico, il cinema risplende facendo tesoro dei racconti del passato e arrivando a tutti gli spettatori. Sarà il primo esperimento sociale di tutti i tempi.

alberto sordi
Un capolavoro: Una vita difficile con Alberto Sordi e Lea Massari

Risi, Monicelli e Comencini sceglieranno l’attore come protagonista di tre pellicole che segneranno quella che è stata poi apostrofata come la Trilogia della guerra. Rigorosamente in ordine di uscita: La grande guerra, Tutti a casa e Una vita difficile (ve ne avevamo parlato qui, forse il capolavoro dimenticato di Sordi). È il primo passo verso un periodo impegnativo per il cinema di Sordi. Siamo alle porte degli anni Settanta, il vento irrequieto della rivoluzione soffia forte, i toni diventano più aspri e la spensieratezza lascia spazio alla denuncia. Senza remore verso quella borghesia che lo ammirava in sala, Sordi metterà a nudo tutti i problemi di chi lo applaudiva. Malasanità (Il medico della mutua), mafia (Il mafioso), corruzione, la pochezza dell’alta cultura (Vacanze intelligenti). Nessuno sarà risparmiato, non è più tempo di porsi il problema di far ridere.

Alberto Sordi
Sordi e Monica Vitti in Polvere di stelle

Sua grande compagna di viaggio, Monica Vitti. Attrice perfetta, donna forte, sempre un passo avanti a tutti, un duello continuo per Albertone. Per oltre vent’anni, spesso come marito e moglie, lavorano insieme, fianco a fianco. Polvere di stelle – citato proprio a noi di Hot Corn qui da Micaela Ramazzotti tra i suoi film preferiti – sarà il loro più grande successo. Protagonista e regista, Sordi darà vita ad una commedia nostalgica, omaggio a un mondo perduto: il suo. Ed infine il suo figlioccio ed erede, Carlo Verdone, per una coppia unita dall’arte e da un affetto paterno che lo condurrà in un viaggio (troppo forte) con un figlio d’arte. Ed è sulle note di Polvere di stelle di Piero Piccioni che l’omaggio all’italiano del secolo di Corallo cala il sipario. Un pezzo di Italia, fatta di vizi e virtù che alla fine ci lascia davanti ad uno specchio: Alberto Sordi eravamo (anche) noi.

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