MILANO – Dieci anni dopo il bellissimo esordio firmato con Dieci inverni, Valerio Mieli nel lontano 2018 ritornò al cinema con Ricordi? e anche quella volta fu per raccontare una storia d’amore, utilizzando però uno stile, uno sguardo, un approccio completamente differenti. Quel secondo lungometraggio era – e rimane – obliquo, sghembo, asimmetrico, frastagliato di ellissi e contrasti e sembrava guardare al cinema di maestri come Andrej Tarkovskij (vedi Lo specchio) e Terrence Malick (To The Wonder). La confidenza con cui il regista riesce nel film a esplorare le zone d’ombra emotive di due ragazzi alle prese con l’amore, però, è la stessa dell’opera precedente. Lui è Luca Marinelli, anni luce prima di M – Il figlio del secolo, un professore universitario ombroso e malinconico. Lei, Linda Caridi (vista anche in Supersex l’anno scorso) che è l’esatto opposto, docente del liceo solare e ottimista che vuole guardarsi indietro il meno possibile.

Il loro legame sentimentale è un puzzle da comporre utilizzando frammenti di memoria, con immagini suggestive e allegoriche che fluttuano nel corso del tempo e che assumono altri significati mentre appaiono davanti ai nostri occhi. «Rispetto a Dieci inverni, in Ricordi? emergono temi più universali: il tempo, la memoria, il cambiamento. Passato, presente e futuro si confondono», ci spiegò Mieli in un’intervista poco dopo l’uscita del film (che ritrovate qui). «Il mio primo film era sicuramente un’indagine dall’esterno, e sembrava che lo spettatore si dovesse come affacciare da alcune finestre per vedere a che punto della storia erano i due protagonisti. Questo film, invece, immerge all’interno della storia e ha richiesto uno stile di regia diverso proprio per trasmettere la soggettiva dell’emozione…».

L’impossibilità di vivere nella stessa maniera il rapporto di coppia, nonostante l’illusoria coincidenza del momentaneo sentimento, quelle irrazionali alchimie che alimentano gli interrogativi e le briciole che seguono una rottura sembrano essere l’origine del punto di domanda presente nel titolo. Punto di domanda che – dopo la visione della pellicola – non risulta più un originale vezzo, ma acquisisce un significato necessario su cui riflettere. Il film, fotografato da Daria D’Antonio che sarebbe poi finita al fianco di Paolo Sorrentino su È stata la mano di Dio e Parthenope, venne presentato alla Mostra di Venezia, alle Giornate degli autori nel settembre del 2018, prima di smarrirsi in sala e poi fortunatamente ritrovarsi in streaming, su RaiPlay, AppleTV+ e Prime Video.

Ma rivisto ancora oggi, anni dopo, è sempre la stessa forma del punto di domanda, curva e rientrante, quella più vicina a poter rappresentare la mappa interiore, fatta di strade impervie e percorsi tortuosi, di molteplici emozioni che talvolta si esprimono nei confronti di una persona, e che irragionevolmente coesistono. E così Ricordi? – opera sempre celebrata troppo poco, mentre Mieli non ha fatto più nulla – riesce nell’impresa di tradurre questa intera gamma di stati d’animo in immagini, e conferma lo straordinario talento, sensibile e visionario, di un autore di cui il nostro cinema ha bisogno per offrire una struggente alternativa agli infiniti manuali d’amore oppure alle tante regole per farla (o farlo) innamorare. Riscopritelo.
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