MILANO – «Fascisti! Siete il ritratto della decadenza». Le sfuriate politiche di Barbra Streisand, il fascino elegante di Robert Redford, Manhattan e un’epoca che non esiste più (rivista soprattutto in questi giorni). Come eravamo a prima vista apparterrebbe di diritto al lungo e fortunato filone delle commedie sentimentali anni Settanta, ma qui c’è una differenza sostanziale: la contestualizzazione politica, a tratti persino predominante sul melò della vicenda. Lo scontro politico tra due culture appare evidente sin dalle prime scene del film: Katie Morosky (Barbra Streisand) è impegnata nella Lega Comunisti dei Giovani, mentre Hubbel Gardiner (Robert Redford) è il ritratto del belloccio dal volto pulito, qualunquista e reazionario.
Siamo nella seconda metà degli anni Trenta, poi arriveremo agli anni del Maccartismo – gli anni delle influenze comuniste, della lotta alle streghe e di un clima di sospetto generalizzato – fino all’epilogo nei primi anni Sessanta. Il conflitto ideologico e sociale che la coppia sarà costretta ad affrontare per tutto il corso della (travagliata relazione) è anche la contrapposizione privata fra il Redford portavoce degli ideali classici americani e l’ebrea Katie, che invece ha scelto di dedicare la propria vita alla militanza intransigente.
Rivisto quarantasei anni dopo (Italia uscì il 6 marzo 1974), Come eravamo risulta ancora impeccabile nel raccontare il dramma di una coppia erosa dall’incomunicabilità: Hubbel e Katie si amano di amore travolgente, pura passione, ma le distanze diventeranno troppe, incolmabili. Finiranno per incrinare il rapporto, che poi si ricompatterà, per poi prendere strade nuovamente differenti, tra la nostalgia di uno sguardo e il trascorrere del tempo. Katie stravolge la sua natura per Hubbel, si stira i capelli, si veste elegante per le feste borghesi, ma non riesce a confinare la sua indole battagliera: «Ma tu non molli mai», le dice Hubbel nella scena finale. Mai. Perché Katie è nata per stare in prima linea.
Pare che Redford – in un primo momento – avesse rifiutato di far parte del cast, sentiva il personaggio troppo stupido, troppo «bello e senza cervello». La Streisand, per contrasto, qui ostenta uno stile di recitazione caricato, fascinosa pasionaria d’altri tempi. Il risultato? Una delle coppie più spontanee del cinema americano, capace di infiammare le platee – fu un grande successo al botteghino quando uscì – ma anche di appassionare anche chi vive di cinema d’autore, e non solo di genere. E, rivisto oggi, Come eravamo è, ancor prima che un film sull’amore, un’opera sulle molte anime di un’America. E chissà cosa avrebbe detto oggi la Katie della Streisand dell’America di Donald Trump.
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Qui il tema della colonna sonora, cantato dalla Streisand:
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