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Re per una notte | Martin Scorsese, Robert De Niro e i quarant’anni di un film senza tempo

Da Jerry Lewis alla prima islandese, dall’ipotesi di un remake al Joker di Phillips: dietro le quinte del film

Re per una notte
Robert De Niro in Re per una notte

ROMA – «Ho sempre pensato che il senso del film fosse solo la battuta di una battuta: non mi inserisci nello show? Non mi lasci esibire? Allora ti rapisco e vedrai come mi metterai nello show!» disse scherzosamente Martin Scorsese a proposito di Re per una notte (The King of Comedy) e che in effetti suona come la sua perfetta logline, solo che è molto più di questo. Un’opera difficile e spiazzante che nel raccontare del decadente sogno (comico) americano di un Rupert Pupkin (Robert De Niro) bizzarro, passivo-aggressivo alienato, vede Scorsese realizzare la più feroce delle critiche allo show-biz, al mondo della televisione e all’epica personale di ognuno del farcela sempre, comunque, ad ogni costo, resa nella forma di un’allegoria audace, in bilico tra sogno e realtà, o per meglio dire: «Del venire a patti con la delusione per il fatto che la realtà sia sempre diversa dal sogno».

Re per una notte fu presentato negli Stati Uniti il 18 febbraio 1983
Re per una notte fu presentato negli Stati Uniti il 18 febbraio 1983

Specie nel climax in cui Re per una notte raggiunge l’apogeo rendendo il confine onirico sempre più sfumato – per il pubblico come per le sorti della narrazione – in modo da rendere «La fantasia più reale della realtà» lasciando infine decidere al singolo spettatore delle sorti di Pupkin. È soprattutto un’opera ironica e giocosa Re per una notte. Perché lungo i suoi 109 minuti Scorsese costruisce una narrazione che sembra quasi prendersi gioco dello spettatore raccontandoci del suo antieroe come di un allucinato che sogna a occhi aperti, di un guitto che vive di cartonati in casa dei suoi idoli, di autografi di comici come fossero trofei, di uno che sceglie deliberatamente di far squadra con una squilibrata come Masha (Sandra Bernhard) e che – pur potendo riuscire seguendo l’abituale filiera – sceglie di fare per conto suo sovvertendone violentemente le regole.

I titoli di testa di Re per una notte
I titoli di testa di Re per una notte

L’ironia dove sta? Che nonostante tutto il numero comico di Pupkin funziona! Funziona per ritmo, costruzione, tematiche, perfino nel respiro, nel saper aspettare gli applausi e goderseli fino all’ultimo. Ed è proprio qui che sta la genialità di un Re per una notte (lo trovate su CHILI) dalla tremenda modernità filmica: lascia lo spettatore con il dubbio se Pupkin sia effettivamente un vincente allucinato o un perdente di talento incompreso dal sistema. La risposta? Temiamo proprio di non saperla oggi come ieri, quarant’anni dopo quel 18 febbraio 1983 che lo vide distribuito da 20th Century Fox in terra statunitense, ma non in anteprima. Che ci crediate o meno, la prima mondiale dell’opera di Scorsese si tenne il 18 dicembre 1982 in Islanda dove fu pubblicizzato dai quotidiani del tempo come: «Il film di Natale 1982: Un evento unico nella storia del cinema in Islanda». Facciamo un passo indietro.

Robert De Niro è Rupert Pupkin

Perché gli anni ottanta di Scorsese furono parecchio turbolenti. L’esperienza di Toro scatenato avrebbe rappresentato il saluto di commiato a Hollywood e alle grosse produzioni per dedicarsi alla realizzazione di documentari. C’era però un’idea che solleticava la sua creatività. Sentiva di dover realizzare quel L’ultima tentazione di Cristo in modo da chiudere in grandissimo stile, magari smuovendo le coscienze e gli animi religiosi di molti credenti. Al centro del progetto – manco a dirlo – De Niro che dalla sua però sentiva che il prossimo lavoro del loro sodalizio sarebbe dovuta essere una commedia, o per meglio dire, una commedia nera. Nello specifico si parlava di uno script di Paul D. Zimmerman del lontano 1960 dal titolo The King of Comedy di cui acquistò i diritti nel 1974: il viaggio di Re per una notte inizia proprio da qui.

I camei di Martin Scorsese e Tony Randall in una scena di Re per una notte
I camei di Martin Scorsese e Tony Randall

Lo script di Zimmerman, a dire il vero, solleticò l’interesse di molti grandi cineasti in quel periodo, come Michael Cimino che gli preferì il folle ma ambizioso I cancelli del cielo (di cui potete leggere qui), Miloš Forman che invece scelse di dedicarsi a Ragtime, o Bob Fosse che fra tutti fu quello che si avvicinò maggiormente alle soglie di una concreta pre-produzione immaginando Rupert Pupkin e Jerry Langford con le fattezze, rispettivamente, di Andy Kaufman – la cui vita celebrerà degnamente nel grandioso Man of the Moon – e Sammy Davis Jr. L’unica certezza era Sandra Bernhard come la caotica Masha poi confermata da Scorsese. Quasi alle soglie degli annunci ufficiali Fosse decise di rinunciare a Re per una notte per dirigere l’infelice Star 80. Infine Scorsese che, su intuizione di De Niro, iniziò a pensare seriamente all’idea di un altro film prima de L’ultima tentazione di Cristo.

Jerry Lewis è Jerry Langford in una scena di Re per una notte
Jerry Lewis è Jerry Langford

Solo che Scorsese non voleva più starci a Hollywood e a Los Angeles. La notizia arrivò alle orecchie dell’executive Arnon Milchan della Embassy International Pictures (poi Regency Enterprises) che gli garantì un budget da ben 19 milioni di dollari (incasserà appena 2 milioni e mezzo, fu un flop clamoroso), la promessa di zero interferenze dalla costa ovest e la possibilità di girare Re per una notte a New York. Per la parte del bizzarro Pupkin De Niro fece ricerche applicando un’insolita inversione di ruolo. Iniziò a dare la caccia agli stessi cacciatori di autografi che lo stalkeravano ossessivamente da anni finendo con il tempestarli di domande, o per usare le parole di Scorsese: «Questo tizio lo aspettava con la moglie, una timida donna di periferia piuttosto imbarazzata dalla situazione. Voleva portare Bob a cena a casa loro, a due ore di macchina da New York».

In realtà la prima ufficiale di Re per una notte è datata 18 dicembre 1982, in Islanda
In realtà la prima ufficiale di Re per una notte è datata 18 dicembre 1982, in Islanda

L’aneddoto di Scorsese proseguì poi scendendo nei dettagli: «Bob lo convinse a rimanere a Manhattan per poi chiedergli: Perché mi perseguiti? Cosa vuoi da me? Il tizio gli rispose: Per cenare con te, magari bere qualcosa, chiacchierare, mia madre ti vorrebbe conoscere». Inoltre studiò numerosi stand-up comedians dell’epoca tra cui Richard Belzer, del resto era quello l’irto terreno artistico da cui Zimmerman aveva tratto ispirazione, nello specifico da un numero del comico David Susskind su dei cacciatori di autografi, dal The Dick Cavett Show e da un articolo di Esquire su un fanatico seguace del The Tonight Show with Johnny Carson. E a proposito, fu proprio Carson l’originale Jerry Langford nei piani di Scorsese, e sarebbe stato anche della partita se non fosse che non aveva mai recitato in vita sua. Rifiutò la parte. Al suo posto Jerry Lewis che rese Re per una notte indimenticabile.

Il paradosso di Re per una notte: Pupkin è un vincente allucinato o un perdente di talento?
Il paradosso di Re per una notte: Pupkin è un vincente allucinato o un perdente di talento?

La sua fu una performance misurata, intensa, capace di stare accanto a un De Niro in grande spolvero pur potendolo tranquillamente eclissare nella maggior parte delle occasioni in cui divisero la scena, specie negli scambi dialogici onirici che di Re per una notte sono la marcia in più. Di questo si accorse pure De Niro che, quando seppe della sua partecipazione al film, scrisse una lettera a Scorsese esprimendo tutto il suo dissenso mascherato da preoccupazione circa la potenziale cifra comica che, a suo dire, sarebbe potuta risultare fuori tono rispetto al registro filmico scelto. Chissà che non fosse il Metodo a parlare. Che ci crediate o meno, poco prima dell’inizio delle riprese, De Niro rifiutò un invito a cena di Lewis perché temeva che come Pupkin: «Sarebbe stato pronto ad ucciderlo se se ne fosse presentata la possibilità».

Il The Jerry Langford Show ispirato al The Tonight Show with Johnny Carson

Eppure, nonostante il risultato finale, Lewis fu parecchio scontento dell’esperienza sul set, in particolare dello stile registico di Scorsese caratterizzato da continue attese tra una presenza sul set e l’altra che lo resero inoperoso per ore se non giorni. L’apice si raggiunse quando, dopo un’intervista su People a poche settimane dalla distribuzione in sala, Lewis denunciò Scorsese e De Niro per dei trucchi scorretti di recitazione metodologica: al fine di aumentargli l’impeto, nelle pause erano soliti insultarlo con una serie di epiteti antisemiti. Nemmeno per Scorsese, a dire il vero, la lavorazione fu una passeggiata. Reduce dagli impegni ravvicinati de New York, New York, L’ultimo valzer e Toro scatenato, i ritmi frenetici sul set di Re per una notte – 20 settimane, ogni giorno, tutti i giorni, dalle quattro alle sette del pomeriggio in piena New York – gli fecero buscare una brutta polmonite da stress.

Sandra Bernhard è Masha in una scena di Re per una notte
Sandra Bernhard è Masha

Fu in ogni caso un’esperienza inquietante e prosciugante in termini emotivi, in parte per il materiale amaro e imbarazzante dello script di Zinnerman, in parte per la cattiva ricezione di pubblico nonostante la presenza in concorso a Cannes 36 – la edizione in cui fu presentato fuori concorso Wargames – Giochi di guerra di John Badham per intenderci – ma Re per una notte rappresenterà una pausa del binomio Scorsese-De Niro che andrà a ricomporsi non prima di Quei bravi ragazzi del 1990. Nel mezzo c’è l’incubo notturno del sorprendente e meraviglioso Fuori orario del 1985 (di cui potete leggere qui), il dimenticato Il colore dei soldi del 1986 (sequel del mai troppo celebrato Lo spaccone di Robert Rossen del 1961) e il tanto rincorso L’ultima tentazione di Cristo del 1988 che dello Scorsese anni ottanta rappresentano l’eclettismo creativo e la linfa vitale.

Re per una notte: la battuta d'arresto del sodalizio De Niro/Scorsese
Re per una notte: la battuta d’arresto del sodalizio De Niro/Scorsese

Prima di tutto però ci fu Re per una notte il cui retaggio quarantennale dalla modernità senza tempo fece interrogare la Bernhard circa la possibilità di un remake dorato con Jack Black come novello Rupert Pupkin, ipotesi che lei nel 2013 escluse del tutto: «Non fraintendetemi, lo amo, è favoloso, ma non credo possa funzionare» – per poi proseguire – «È troppo tardi ormai per rifarlo anche se difficile esserne del tutto certo». Ci vide bene nell’incertezza di giudizio. Perché effettivamente è stato realizzato negli ultimi anni un remake di Re per una notte, solo che più che un remake è da intendersi come una rilettura, una suggestione dichiarata che ne ha ricalibrato l’essenza filmica in un impianto narrativo rievocativo. Di cosa stiamo parlando?Di Joker di Todd Phillips naturalmente. Ma quella, si sa, è un’altra storia del nostro amato cinema…

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Qui sotto potete vedere un suggestivo dietro le quinte del film: 

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